In piena crisi politica uno spiraglio di luce per precari e inoccupati
LUGLIO 2019
Attualità
In piena crisi politica uno spiraglio di luce per precari e inoccupati
di   A. Fortuna

 

Per chi scrive, questi sono i giorni di una crisi improvvisa, per i tempi, ma che di certo, per la disomogeneità di intenti palesata in questi mesi, non sorprende, ma non è questo il punto che vorrei affrontare in questa sede. Anche se è innegabile che il superamento di questo momento di forte instabilità istituzionale rimane un elemento fondamentale da cui ripartire per tirare le fila in tema di rilancio della piena funzionalità delle nostre Pubbliche Amministrazioni e, ancor meglio, dei nostri servizi pubblici. Sì perché questo passa, come ovvio, anche dalla copertura delle tante vacanze organiche che caratterizzano drammaticamente i tanti uffici e servizi che poi inevitabilmente si riversano sui cittadini e, più in generale, sull’idea stessa di ciò che è “il pubblico”. Partirei proprio da qui perché nella Pubblica amministrazione un lavoratore su dieci è precario. Così si può efficacemente riassumere il recente studio della Ragioneria generale dello Stato. Le tabelle messe a punto da Rgs parlano chiaro: se il numero di quanti hanno un posto fisso scende, toccando nel 2017 i minimi da almeno dieci anni, quanti sono ingaggiati con un rapporto di lavoro flessibile risultano, invece, in crescita. I dipendenti pubblici sono 3,3 milioni ma l’11,2% di loro, circa 340 mila unità, non è stabile. Cifra quest’ultima in aumento dell’8,8% nel giro di un anno. L’allarme risuona soprattutto per la scuola, dove si attende la stabilizzazione di 55 mila persone, e per la sanità, che stando sempre ai dati citati, non ha mai avuto così tanti precari (oltre 45 mila nel 2017).

 

Questo di suo ha sollecitato le attenzioni della Commissione UE, che, infatti, a fine luglio, ha aperto sul punto una procedura d’infrazione contro l’Italia e questo, forse, potrebbe spiegare l’accelerata sul provvedimento di cui tra poco delineeremo i particolari. Da parte nostra, la UIL ha sollevato la questione da tanti anni ormai e lavorato intensamente per arrivare a quella che, con l’accordo del 30 novembre 2016, ha segnato la via, messa nero su bianco poi a livello normativo, per trovare una prima soluzione al precariato storico e diffuso nel pubblico impiego italiano e stabilizzare così tanti lavoratori. Insomma abbiamo rotto le catene di un trend decennale che ha aumentato vertiginosamente l’età media dei lavoratori delle nostre pubbliche amministrazioni e che, con il blocco del turn over, è rimasto indifferente alle quiescenze che fisiologicamente si sono susseguite negli anni. Con quell’accordo abbiamo, in sostanza, stretto le maglie al ricorso alle forme di collaborazione a tempo, divenute di fatto la via ordinaria di accesso agli enti. Del resto, l’insistente ricorso alla flessibilità ha risposto anche all’esigenza di porre rimedio alle scoperture organiche che mano a mano negli anni hanno gravato su tutte le istituzioni, sfociando in alcuni casi anche in conseguenti ed evidenti disservizi. E quindi, pur rendendo più stringenti i requisiti che legittimano la flessibilità dei rapporti di lavoro alle dipendenze dalla nostra P.A. e aprendo la strada alla stabilizzazione dei tanti precari, questo non poteva ritenersi sufficiente se non accompagnato da un piano straordinario di assunzioni che riportasse piena forza alla normale funzionalità amministrativa.

 

Punto su cui, però, c’è ancora tanto da lavorare. Le risultanze di RGS, tuttavia, ci dipingono una situazione che, quanto meno al 2017 e alla vigilia odierna di un esodo che sembra destinato a svuotare gli uffici pubblici a partire già da quest’anno, è tutt’altro che rassicurante. Ricordo, infatti, che saranno 250 mila le uscite stimate per il 2019 e si parla di mezzo milione per i prossimi anni. Da agosto anche per gli statali è partita “Quota 100” e dai dati in possesso dell’Inps i pensionamenti anticipati a decorrere da questo mese si attesterebbero a 11 mila (9 mila già evase più altre 2 mila circa). A settembre poi si apriranno le porte anche per gli insegnanti e per il personale ATA. Solo però a fine anno (il 15 novembre per precisione) – purtroppo e nonostante le nostre numerose e insistenti rimostranze sull’illogicità della scelta presa nella scorsa legge di bilancio- il turnover si sbloccherà con la possibilità di rimpiazzare tutte le uscite dell’anno precedente con nuovi ingressi anche nelle amministrazioni centrali. Questo, tuttavia, come più e più volte noi della UIL abbiamo ribadito, non può bastare ed è imprescindibile un «piano straordinario di assunzioni » che corra ai ripari e metta al sicuro la corretta, equa e continua erogazione dei servizi da rendere alla cittadinanza. Da subito - e per questo è importante avere al più presto un interlocutore con cui rapportarsi - è necessaria, infatti, una verifica sulla corrispondenza tra servizi da offrire e garantire e l’adeguato personale impiegato a tal fine nella pubblica amministrazione, cosa che in dieci anni di blocco del turn over è stata chiaramente compromessa, come lo si evince dai dati richiamati. A questo si aggiunge, poi, il fronte degli oltre 3 mila vincitori di concorsi pubblici che aspettano di essere assunti, come emerge dal portale del Ministero dedicato al monitoraggio delle graduatorie. È solo una questione di tempi ovviamente ma i provvedimenti tardano ancora ad arrivare. Diverso il discorso invece per gli idonei. In questi casi la presa in servizio non è un diritto ma solo una possibilità. In lizza ce ne sono addirittura 86 mila. Il problema qui è che a fine settembre prossimo scadono le graduatorie 2010-2014.

 

È importante prorogarle al più presto e quindi anche questo deve essere chiaramente un punto all’agenda del confronto col Governo che verrà e che sembra in questi giorni stia prendendo forma. Eppure, nonostante la crisi, più che fortunatamente direi, qualcosa si muove! È giunta la notizia della pubblicazione di un DPCM, siglato dai Ministri della P.A., Giulia Bongiorno, e dell’Economia, Giovanni Tria, che apre le porte a 5 mila nuove assunzioni nel pubblico impiego, in una serie di enti tra cui alcuni ministeri, l’Avvocatura generale dello Stato, le agenzie fiscali, la Lega italiana lotta ai tumori e altri. Ora si dovrà attendere la registrazione della Corte dei Conti. Si tratta di un provvedimento complesso, oltre alle autorizzazioni ad assumere, si potranno bandire nuovi concorsi, spostare personale con la mobilità, scorrere le graduatorie, portare a full time dipendenti part time. È l’esordio dei canali preferenziali indicati nel decreto c.d. Concretezza per velocizzare gli ingressi, tra cui la c.d. “Scia” delle assunzioni. Si farà leva a tal fine sulle risorse accumulate negli anni precedenti ma anche su quelle che fanno capo al 2019. In totale le entrate si attesteranno sulle circa 5.020 unità, tra queste vanno considerate le vere e proprie autorizzazioni ad assumere, nuovi concorsi, mobilità, comandi e scorrimento delle vecchie graduatorie. Andando a vedere i numeri, il tutto si traduce in un mega concorso per il reclutamento di 800 unità al ministero dell’Interno, cui si aggiungono 130 prefetti e altre 877 immissioni tra selezioni nuove e già espletate. Guardando ai ministeri, spicca anche via Venti Settembre con 411 “immatricolazioni”,

 

*Fonte Il Messaggero, Ministeri, via a 5 mila assunzioni: per i dirigenti stipendi fino a 178mila euro, Michele Di Branco, 28 agosto 2019

 

sommando vincitori e idonei. Un concorso è previsto pure per il ministero dell’Istruzione, che tra vecchie liste e trasformazioni vedrà stabilizzazioni per centinaia. Decine poi le assunzioni che toccheranno i ministeri del Lavoro, dello Sviluppo economico e della Giustizia. Nel dettaglio, il DPCM ne prevede, rispettivamente, 23, 70 e 88 unità. E ancora 76 persone al dicastero dell’Agricoltura, agli Esteri 112, al ministero dell’Ambiente 25 e 19 per la Protezione civile. Non resta esclusa la presidenza del Consiglio dei ministri con 107 posti. Massicci anche gli ingressi decisi per le agenzie fiscali, sia per le Dogane con 628 posizioni, che per le Entrate con 347. Tra i bandi autorizzati uno dei più pesanti interessa l’Automobil Club d’Italia: 280 tra funzionari, dirigenti, assistenti e tecnici. Abbiamo poi ancora 111 dipendenti alla Corte dei conti 111 dipendenti, 308 all’Inail, 54 per l’Enac e altri enti 38. È prevista, inoltre, la stabilizzazione a tempo indeterminato presso l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, l’Agenzia per l’Italia Digitale e l’ACI. Queste previsioni si inseriscono nel quadro di quelle fissate dall’ultima manovra finanziaria, che ha stabilito lo sblocco totale del turnover a partire dal 15 novembre 2019. Senonché, di fronte allo scenario risultante dagli anni di blocco del turn over e dalle fuoriuscite di quota 100 che verranno, tutto questo non può dirsi sicuramente sufficiente, anche se bisogna dire che questo decreto succede ad altri che recentemente hanno dato l’ok ad altre numerose assunzioni e quindi non può che rappresentare comunque un ottimo passo in avanti. Diverso il discorso per comuni e ospedali, dove si può già assumere ma la decentralizzazione può notevolmente pesare rallentando il turnover.

 

Ebbene, qualche buona notizia, nonostante tutto, arriva ma non possiamo assolutamente abbassare l’asticella perché è importante ridare dignità a tutte le nostre Pubbliche Amministrazioni. In primo luogo consegnando loro la dovuta capacità in termini di risorse umane che possano adeguatamente garantire a tutti i servizi pubblici e, in secondo luogo, ma non da meno, rispettando la fisiologica triennalità dei rinnovi contrattuali per colmare un vuoto economico che l’ultimo rinnovo ha solo sbloccato ma che ovviamente non ha potuto pretendere di riempire a fronte di dieci anni di stasi della dinamica retributiva dei pubblici dipendenti. Stabilizzazioni, assunzioni e rinnovo dei contratti rappresentano la via maestra per un rilancio convinto della Pubblica Amministrazione, che non può sicuramente passare, lo ribadiamo con forza, da controlli fantascientifici delle presenze in servizio. L’efficienza dei nostri lavoratori non richiede questo ma necessita l’affiancamento quotidiano con il numero adeguato di colleghi, il non gravarli con turni massacranti, il riconoscere la loro dignità professionale garantendo la stabilità del rapporto e il corrispondente e dovuto incremento salariale nel tempo. Nel frattempo, in bocca al lupo a tutti i concorsisti! 

 

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