Immigrazione  - Ivana VERONESE
Le politiche migratorie italiane stanno erodendo lo Stato di Diritto
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09/01/2020  | Immigrazione.  

 

Tunisia, Algeria, Marocco, Senegal e Ghana criminalizzano l’omosessualità ma sono considerati “Paesi di origine sicuri”

 

(https://www.huffingtonpost.it/) 08/01/2020 - Che cosa hanno in comune Tunisia, Algeria, Marocco, Senegal e Ghana? Facile, criminalizzano l’omosessualità fino a un massimo di 5 anni di reclusione in Senegal e sono considerati “Paesi di origine sicuri” – insieme a Albania, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Ucraina (13 in totale) – dal decreto ministeriale del 4 ottobre 2019 a firma Di Maio, Lamorgese e Bonafede.

 

Ad aggravare la situazione, c’è anche il fatto che, come previsto dalla normativa su cui si basa il decreto ministeriale (art. 2-bis del d.lgs. 25 del 28/01/08), le schede su questi Paesi elaborate dagli uffici dello stesso Ministero per gli Affari Esteri raccomandano l’esclusione delle persone LGBTI e di altre categorie o gruppi di persone che, pur provenendo da quelle nazioni, in realtà vengono perseguitate, ma il decreto ignora queste raccomandazioni senza dare spiegazioni.

 

Liste di Paesi sicuri sono presenti in altri 12 Stati membri dell’UE e persino la Commissione Europea ha una sua lista. Una questione problematica rispetto all’articolo 3 della Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, per cui:

 

“Gli Stati Contraenti applicano le disposizioni della presente Convenzione ai rifugiati senza discriminazioni quanto alla razza, alla religione o al paese d’origine”.

 

Ma l’Italia inserisce nella sua lista anche Paesi esclusi dagli altri Stati membri dell’UE. Un esempio? La Tunisia, l’Algeria e il Marocco non inseriti nelle liste della Francia, che mantiene molti interessi, una capillare rete consolare e informativa e un ruolo predominante nei legami politici, economici e culturali con questi Paesi. Questo decreto solleva vari dubbi di legittimità costituzionale. Il già citato d.lgs. 25/08 viola la riserva di legge in materia di stranieri e di diritto di asilo prevista dall’articolo 10 della Costituzione. Se in Germania, il Bundestag ha approvato la lista dei Paesi di origine sicuri e tutti i suoi aggiornamenti, in Italia, il Parlamento non è stato in alcun modo interessato e l’aggiornamento dell’elenco dei Paesi di origine sicuri può essere disposto con decreto del Ministro degli Affari Esteri.

 

Inoltre, secondo ASGI, individua criteri troppo generici per stilare la lista dei Paesi di origine sicuri e indica fonti di informazione in modo troppo vago e senza alcun vincolo per l’operato del governo. Altro aspetto inquietante è che il decreto ministeriale si rifà nelle premesse a due atti che non sembrano essere pubblici (la nota n. 22723 del 3 aprile 2019 del Ministero dell’interno e l’appunto n. 167189 del 1° ottobre 2019 del Ministero degli affari esteri).

 

Quali sono gli effetti di questo decreto? Per le persone richiedenti asilo provenienti da un “Paese di origine sicuro” si applicherà una procedura accelerata, per cui:

 

- è onere del richiedente provare in tempi brevissimi i “gravi motivi” per ritenere che quel Paese non è sicuro;

 

- il diniego alla domanda potrà limitarsi ad affermare che lo stato di provenienza fa parte della lista stilata nel decreto ministeriale, una motivazione stereotipata che rede più difficile sindacare la decisione della Commissioni territoriali; 

 

- i termini ordinari di impugnazione dinanzi alla Autorità giudiziaria passano dagli ordinari 30 giorni a 15 giorni;

 

- l’eventuale presentazione del ricorso giurisdizionale al tribunale contro la decisione del rigetto per manifesta infondatezza non sospende l’efficacia esecutiva del provvedimento impugnato, con la conseguenza che al primo diniego potrebbe già scattare l’espulsione.

 

Pertanto, non vi sarà alcun effetto sui rimpatri (che, ricordiamolo, avvengono solo in presenza di accordi di riammissione), nonostante quanto sbandierato dai ministri firmatari, ma vi verificherà “una sostanziale e drastica diminuzione delle garanzie giuridiche dei richiedenti asilo, lo scoraggiamento della presentazione delle domande, una riduzione degli esiti positivi delle stesse  e il tentativo di scoraggiamento dei connessi ricorsi giurisdizionali”, come rivelato da ASGI.

 

Insomma, siamo di fronte a un altro tassello di quella lenta e costante erosione del nostro Stato di diritto dovuta alle politiche migratorie dei governi di tutti i colori delle politiche migratorie dello scorso decennio, che ha visto un’impennata a partire dal governo Conte 1.

 

Tra le prime a suonare l’allarme sono state Certi DirittiIl Grande Colibrì, il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute e Renzo e Lucio, che hanno lanciato un appello sottoscritto da 51 associazioni poi diventato un’interrogazione presentata dal deputato radicale di Più Europa Riccardo Magi.

 

Ne riprendo la richiesta, veramente minima, che questo decreto “venga sospeso in attesa di una indicazione normativa che verifichi e rispetti gli elementi e le informazioni in base ai quali valutare ogni Stato prima di considerarlo “sicuro” a tutela del diritto di asilo così come indicato dalla nostra Costituzione”.