Mentre, da un lato, il 42% degli italiani con redditi fino a 15 mila euro rinuncia a curarsi per ragioni economiche e, dall'altro, le professioni sanitarie subiscono il dumping contrattuale e in conseguenza di ciò medici e infermieri abbandonano il servizio pubblico per scappare all'estero, ancora una volta, il ministro Schillaci, per abbattere le liste d'attesa, prova a estrarre dal suo cilindro un provvedimento per i privati che sa tanto di mancia elettorale.
L'ipotesi che sta prendendo corpo non è la soluzione al problema. Dare la possibilità alle aziende sanitarie di poter "comprare" l'attività libero professionale (l'intramoenia) dai medici, che al termine del proprio turno potranno essere ingaggiati direttamente da un altro ospedale, non è il correttivo atteso per risolvere il problema dello smaltimento delle liste d'attesa.
Il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di riforme e interventi strutturali come la completa eliminazione del blocco della spesa sul personale, l'avvio di un piano di assunzioni straordinario, un'ottimizzazione dei turni del personale medico e di comparto, che è allo stremo, e non la monetizzazione di quelli svolti al di fuori dei già carichi turni di lavoro.
Peraltro, alcune scelte, come quella di ridurre le cosiddette ricette in eccedenza, rischiano di compromettere la salute dei cittadini.
Non si cerchino scorciatoie per spianare la strada ai privati ma, piuttosto, si investa su un Servizio sanitario nazionale pubblico e universale.
Roma, 29 aprile 2024