RAPPORTO UIL: “NO PIL? NO JOB”  - Guglielmo Loy
Nel 2013 la crisi ha colpito 13 mln di persone
Loy: “cambiare verso” significa più lavoro e inclusione sociale
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16/07/2014  Occupazione.  

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali e del Lavoro della UIL

RAPPORTO “NO PIL? NO JOB”

 

ECCO IL “CRATERE” CREATO DOPO 6 ANNI DI CRISI :

 

1 PERSONA SU 3 IN ETA’ LAVORATIVA E’ IN SOFFERENZA E DIFFICOLTA’ OCCUPAZIONALE

 

SONO QUASI 13 MILIONI LE PERSONE CHE NEL 2013 HANNO RISCONTRATO DIFFICOLTA’ LAVORATIVE  CON UN AUMENTO DEL 42,6% RISPETTO AL 2008 (3,9 MILIONI DI PERSONE IN PIU’)

 

DALL’INIZIO DELLA CRISI PERSO 1 MILIONE DI POSTI DI LAVORO DI CUI OLTRE 567 MILA SONO OCCUPAZIONE DIPENDENTE

 

 

MA NEL 2013 COME E DOVE SI E’ MANIFESTATA LA SOFFERENZA OCCUPAZIONALE?

 

SULLA BASE DI 9 PARAMETRI LA UIL HA CALCOLATO L’INDICE DELLA SOFFERENZA OCCUPAZIONALE: E’ STATO IL MEZZOGIORNO A PAGARE MAGGIORMENTE IL DAZIO (NEL 2013, SI E’ REGISTRATO UN INDICE DI SOFFERENZA DI 31,6 PUNTI PERCENTUALI SUPERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE)

 

SONO 9 LE REGIONI E 46 LE PROVINCE DOVE NELLO SCORSO ANNO SI E’ RISCONTRATO UN INDICE DI SOFFERENZA OCCUPAZIONALE SUPERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE

 

LOY (UIL): “CAMBIARE VERSO” SIGNIFICA PIU’ LAVORO E INCLUSIONE SOCIALE

 

 

IL CRATERE DELL’OCCUPAZIONE (2008-2013)

 

1 persona su 3 in età lavorativa, nel 2013, ha conosciuto forme di sofferenza e insicurezza occupazionale. Si tratta di quasi 13 milionidi donne e uomini, in aumento del 42,6% rispetto al 2008 (3,9 milioni di persone in più) che hanno un lavoro instabile, che hanno subito una riduzione di orario, che sono alla ricerca di un posto di lavoro, che sono stati sospesi dal lavoro o “peggio” hanno perso il posto a causa della crisi.

 

Nello specifico, nel solo 2013, 4,2 milioni di persone hanno vissuto l’esperienza degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, ASPI e mini ASPI), con un aumento del 57% rispetto al 2008 (1,5 milioni di persone in più); 3,1 milioni di persone sono alla ricerca attiva di un posto di lavoro, in aumento dell’83,8% rispetto al 2008 (1,4 milioni di persone in più); 1,8 milioni sono le persone che, rassegnate, un lavoro neanche lo cercano. È aumentato, inoltre, il ricorso al part-time involontario (70,1% in più), con circa 500 mila persone coinvolte; 2,2 milioni di persone hanno un lavoro a termine; infine oltre 1 milione di persone ha un contratto di lavoro non subordinato (collaborazioni, buoni lavoro, tirocini), ma che in realtà nasconde rapporti di lavoro dipendente. A questi andrebbero aggiunti ulteriori 400 mila persone che, pur lavorando con partita IVA, svolgono di fatto lavoro subordinato.

 

Nell’insieme di questi 6 anni di crisi, è sparito 1 milione di posti di lavoro, di cui più della metà riguarda l’occupazione dipendente; il tasso di disoccupazione passa dal 6,7% del 2008 al 12,2% nel 2013, quello giovanile dal 21,3% del 2008 al 40% nel 2013 (quasi raddoppiato).

 

La sofferenza, tuttavia, non si misura soltanto con la quantità ma, anche, con la qualità del lavoro e delle retribuzioni. Anche il reddito medio da lavoro dipendente e assimilato segna il passo in questo periodo, ed è un ulteriore parametro indicativo dello stato di salute del nostro sistema produttivo.

 

Si è passati dagli oltre 21,1 milioni di contribuenti del 2008 ai 20,8 milioni del 2013; il reddito medio imponibile è passato dai 19.640 euro del 2008 ai 20.282 euro del 2013, crescendo molto al di sotto dell’indice dei prezzi al consumo.

 

Questi sono alcuni dati del Rapporto curato dal Servizio Politiche Territoriali e del Lavoro della UIL “NO PIL? NO JOB”, che mostra come e con quale intensità la crisi abbia creato un “cratere” nel nostro tessuto sociale e produttivo, mettendo a confronto i dati del 2008 e del 2013 relativi al mercato del lavoro, agli ammortizzatori sociali e al reddito dei lavoratori dipendenti e assimilati.

 

Nello studio integrale (allegato alla presente sintesi) è, ovviamente, riportato l’andamento complessivo e completo di ciascuno dei sei anni analizzati...