POLITICHE ATTIVE  - Guglielmo Loy
Loy: Serve una terapia d’urto
Un piano strutturale di investimento per rafforzare la rete dei servizi pubblici
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05/05/2017  | Occupazione.  

 

 

E’ fondamentale e non più rinviabile il lancio delle politiche attive del lavoro nel nostro Paese, in un rinnovato spirito di leale cooperazione istituzionale che assegni un ruolo strategico sia alle amministrazioni centrali sia alle amministrazioni regionali.

 

Non v’è dubbio, infatti, che la gestione sinergica di tali servizi riveste un'importanza fondamentale, ma è anche necessario rafforzare i servizi per l’impiego pubblici  che devono avere la centralità necessaria.

 

Da questo punto di vista serve un forte investimento, dal momento che, i centri per l’impiego sono poco più di 500 dove operano oltre 8 mila addetti

(poco più del 10% del numero degli operatori in Germania), tra i quali moltissimi a termine e, cosa ancor più preoccupante, con un rapporto di 1 operatore ogni 340 disoccupati.

 

Questi operatori vengono supportati da ulteriori mille e duecento addetti di ANPAL Servizi di cui oltre 800 sono precari.

 

Ad oggi per il semplice funzionamento della rete dei  servizi per l’impiego, tra operatori e costi di gestione, sono stanziati,  con risorse ordinarie solo 400 milioni di euro l’anno di cui: 220 milioni di euro quale contributo dello Stato alle spese di funzionamento dei centri per l’impiego, gestiti da Province e Regioni; 85 milioni di euro è il contributo delle stesse Regioni, sempre per il funzionamento dei centri per l’impiego; 85 milioni  di euro è il contributo del Ministero del Lavoro alla neonata Agenzia Nazionale (ANPAL); 10 milioni di euro di contributo statale per le spese di funzionamento di ANPAL Servizi (ex Italia Lavoro).

 

Quindi non è più rinviabile una terapia d’urto per far funzionare la “seconda gamba” del Jobs Act: anche per la progressiva riduzione degli ammortizzatori sociali - a partire dalla Cassa integrazione e dalla eliminazione della “indennità di mobilità” - efficaci ed efficienti politiche di ricollocazione non possono più basarsi solo sull’utilizzo di Fondi europei.

 

Ecco perché è sempre più urgente un piano strutturale di investimento per rafforzare l’intera rete che opera per la concreta realizzazione delle politiche attive per l’occupazione che lo stesso Governo, ad oggi e senza risorse aggiuntive, ha caricato di ulteriori compiti e funzioni (come ad esempio l’assegno di ricollocazione , Garanzia Giovani,  inclusione attiva e lotta alla povertà).

 

Serve quindi un finanziamento aggiuntivo di almeno 160 milioni di euro l’anno, sia per stabilizzare i precari dei centri per l’impiego (43 milioni di euro), sia per assumerne almeno altri 1.600, come da tempo promesso dal Governo (67 milioni di euro) sia, inoltre, per stabilizzare i lavoratori e lavoratrici di ANPAL Servizi ed Inapp (ex Isfol) (50 milioni di euro).

 

 

Roma, 5 Maggio 2017