Mobbing & Stalking  - Alessandra MENELAO
Alessandra Menelao: l'esperta sul mobbing e stalking
Intervista al portale internet Intervista.it
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03/05/2016  | Mobbing&Stalking.  

 

di  Alessandra Hropich

 

Roma, 2 maggio - Con grande interesse e curiosità, spinta dalla voglia di saperne di più sul fenomeno della violenza di cui tutti possiamo essere vittime, mi sono rivolta - per tutti noi - alla Dottoressa Alessandra Menelao, responsabile nazionale dei centri di ascolto contro il mobbing e lo stalking.

 

Domanda: Una Psicologa, ce lo aspettiamo, così pure il fatto di trovare una donna a capo di questo delicato settore.  Possiamo dire che noi donne siamo più attente al fenomeno delle violenze?

 

Risposta: La sensibilità femminile esiste,  forse, abbiamo, noi donne,  un' attenzione maggiore degli uomini. Ma non è sempre così tassativo. Semmai, il messaggio vuol essere il fatto che una donna si interessi di un' altra donna. Ogni donna sa che, potenzialmente, potrebbe nel corso della sua vita, subire violenza, chiunque può diventare una vittima di qualcuno.

 

Domanda: La violenza, si parla molto di quella subìta dalle donne, gli uomini ne sono immuni?

 

Risposta: Gli uomini subiscono anche loro violenza ad opera delle donne. Un 36, 62% rappresenta gli uomini che subiscono violenze, di cui, un 1% riguarda lo stalking, il 25% il mobbing, la restante parte riguarda il malessere organizzativo, ovvero, problemi di vario tipo che si trovano ad avere gli uomini. Qui ci capita di ascoltare di tutto.

 

Domanda: Scusi Dottoressa, se parliamo solo di un 1% di stalking subito dagli uomini, allora il problema è minimo per loro?

 

Risposta: No, no! Gli uomini hanno difficoltà a denunciare quando subiscono atti persecutori da parte delle donne.

 

Domanda: Se ho capito bene, gli uomini si vergognano di raccontare di essere diventati loro delle vittime? 

 

Risposta: Esatto. Gli uomini arrivano da noi in condizioni gravi. L'uomo capisce molto più tardi di noi donne di essere vittima. Noi donne lo capiamo molto prima.

 

Domanda: Allora, quando arriva da voi un uomo vittima di violenze?

 

Risposta: Solo quando si ritrova in uno stato psicologico grave. Un uomo deve stare davvero molto male per capire ed accettare di ricorrere a noi.

 

Domanda: Esiste un ceto sociale per la violenza?  

 

Risposta: Esiste una maggiore o minore sottigliezza,  a certi livelli, la violenza si esprime con modi più complicati. Ma  la violenza esiste ad ogni livello.

 

Domanda: Perché oggi tanta violenza? 

 

Risposta: Per il fatto che le donne lavorino, siano istruite, abbiano il diritto di voto, tutto ciò rappresenta un fenomeno recente.  Sono solo settanta anni che abbiamo il diritto di voto, da pochissimi decenni possiamo raggiungere determinati livelli professionali.

 

Per gli uomini, noi siamo ancora le donne di casa, loro non hanno accettato la nostra evoluzione. 

 

Domanda: Cosa vuole dire?

 

Risposta: I cambiamenti culturali sono velocissimi ma non vanno di pari passo con la psicologia degli uomini. L' uomo pensa di avere potere sulla donna che, in tal modo, riduce a donna oggetto.

 

Domanda: Cosa può, indurre gli uomini a pensare alla donna oggetto? 

 

Risposta: Le pubblicità sessiste non aiutano le donne, anzi possono creare idee di donne che possono essere violentate.

 

Domanda: C' è qualcosa che è imputabile alle donne, in questo clima generale di violenza? 

 

Risposta: Le donne, leggendo le favole da bambine, pensano che gli uomini cambino. L' uomo aggressivo non cambia. Il primo schiaffo può degenerare in una violenza ben più grave. Ma la sindrome della crocerossina porta a soprassedere, è l'atteggiamento più sbagliato in assoluto per una donna.

 

Domanda: Fino ad ora, ci ha parlato di violenza nelle coppie, nel lavoro invece? 

 

Risposta: La crisi economica ha esacerbato i rapporti di lavoro. I datori di lavoro si comportano come i piccoli proprietari terrieri e i lavoratori sono messi alla stregua dei servi a cui si può fare tutto. Questo crea violenza e mobbing. Non ci aiutano le politiche recenti come il job act e il fenomeno dei lavoratori videosorvegliati e demansionati.

 

Domanda: Qual' è il suo sogno? 

 

Risposta: Riuscire a mettere una fine alla violenza verso i più deboli: i bambini, gli anziani. Io mi batto come Organizzazione sindacale affinché il Governo metta in atto politiche di prevenzione.

 

Domanda: Quindi, non siete soddisfatti di quanto fatto dal Governo? 

 

Risposta: No,  non siamo soddisfatti. Non si fa una politica di prevenzione nelle scuole. Non viene preso sul serio il problema della violenza.  Manca la legge quadro sul mobbing e siamo gli unici, noi Italiani,  a non averla.

 

Domanda: Cosa vorrebbe fare nello specifico?

 

Risposta: Sogno di costruire delle politiche contro la violenza che vedano in campo tutti gli attori sociali. Ognuno deve fare la sua parte: Il Governo,  le parti sociali, le Organizzazioni.

 

Domanda: Dottoressa,  per concludere, cosa, nel suo ambito, la renderebbe felice?

 

Risposta:  Mi piacerebbe che i più rappresentativi si sedessero ad un tavolo per costruire delle politiche di intervento, protezione e prevenzione.  La Convenzione di Istanbul ce lo chiede ma l' Italia non sente.

 

Domanda: Quindi, la sua felicità è legata al raggiungimento di un qualche Vostro risultato?

 

Risposta: Mi renderebbe felice una legge quadro sul mobbing.