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MARZO 2008

LAVORO ITALIANO

Direttore Responsabile
Antonio Foccillo

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di Roma n.° 402 del 16.11.1984

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FEBBRAIO2008

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SOMMARIO

Editoriale
La Uil nei sui cinquantotto anni! – di A. Foccillo
Intervista a Luigi Angeletti
La riforma della contrattazione per incrementare i salari e favorire i consumi- di A. Passaro

Sindacale
8 Marzo 2008 Festa della Donna – di N. Nisi
Diversificare si può! - di P. Carcassi
La riforma del modello contrattuale: motivazioni e obiettivi -di P. Pirani
Proposto un contratto unico per FS E TPL: Verso nuovi assetti contrattuali nei settori dei trasporti - di G. Caronia
La prima protesta virtuale della storia – di P. Nenci
Considerazioni sulla riforma della contrattazione - di G. Paletta

Economia
Caos calmo - di A. Ponti
CLASS ACTION: L'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori è finalmente legge - di M. Sacchettoni

Attualità
C’era una volta... - di G. Salvarani

Agorà
L’Italia si appresta ad eleggere la nuova “classe dirigente” - di S. Pasqualetto
La coca è una droga? - di A. Carpentieri
Il precario laureato - di F. Morello
Analisi di due anni di “Ministero dei Giovani” - di A. Nori
Le ragioni di una crisi - di E. Piluso

Cultura
Leggere è rileggere: IVAN TURGENEV - di G. Balella
Documentari, cinegiornali all’ombra dei Festival – di L. Gemini

Inserto
Il complesso quadro della società italiana disegnato da Rapporto Italia 2008 dell’Eurispes - di P. Nenci

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EDITORIALE

La Uil nei suoi cinquantotto anni!

Di Antonio Foccillo

Proprio mentre la UIL si accingeva a celebrare il suo cinquantottesimo anniversario a Molfetta altri cinque lavoratori perdevano la vita nell’ennesimo incidente sul lavoro. Questi ultimi mesi hanno drammaticamente imposto la questione del lavoro al centro dell’attenzione. Il lavoro deve riprendere quota nella società italiana e la UIL, con i suoi valori e la sua tradizione, ha da tempo dichiarato questa necessità. Ma la società italiana sembra interessarsi alla questione lavoro solo saltuariamente.

La strage alla Thyssen Krupp di Torino fece scalpore, si parlò della necessità di terminare con questa vergogna e invece, dopo una lunga serie di incidenti mortali, a nord come a sud, ecco Molfetta. Il lavoro è da tempo sotto scacco. L’evoluzione postindustriale delle società occidentali, inserita nel contesto di un capitalismo globalizzante, ha ridotto sensibilmente i diritti del lavoro. Un processo complesso e controverso, che ha dato luogo ad interpretazioni a volte strumentali ma che innegabilmente ha prodotto, su scala mondiale, una diversificata e complessiva svalutazione del fattore lavoro. Il lavoro, invece, resta la vera risorsa del nostro paese. Un paese esposto ai rischi di una crisi mondiale, in cui le materie prime, di cui siamo sforniti, promettono di costare sempre di più e quindi di mettere a dura prova ancora di più il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati. Un modello di società che si basa essenzialmente sul libero mercato lascia intravedere solo questa possibilità. La UIL nacque e si dichiarò immediatamente organizzazione disposta alla lotta per i diritti dei lavoratori e contro l’offensiva combinata del capitalismo e del comunismo. Erano gli anni della guerra fredda e la minaccia antidemocratica era reale. Oggi resta solo la minaccia di un capitalismo globalizzato, altrettanto antidemocratico poiché interpretato nella maniera più selvaggia immaginabile, senza regole e senza vincoli. Anche da questi processi, inevitabilmente, deriva l’incremento impressionante di incidenti mortali sul lavoro. Il disprezzo delle regole, il disprezzo del lavoro, non fanno pensare alla sicurezza come qualcosa di necessario, ma come un costo da ridurre, anzi, da eliminare. La UIL è cambiata così come è cambiato il mondo, ma i valori restano sempre quelli. Noi siamo l’organizzazione laica, che vuole difendere i diritti del lavoro in una società democratica, dove ci sono regole e dove nessuno è esente dal rispettarle. La svalutazione del fattore lavoro, invece, ha prodotto come risultato una disattenzione verso i lavoratori e i loro diritti. Lo possiamo vedere in materia di sicurezza, ma anche se consideriamo come l’introduzione delle flessibilità, evocata come la soluzione per modernizzare il mercato del lavoro e rilanciare lo sviluppo, ha finito per rivelarsi come lo strumento per introdurre la precarietà, senza nessuno sviluppo, anzi! Il nostro paese è in crisi, da tempo. E’ in crisi proprio perché vive una fase di impoverimento vero e proprio, che nei canoni dell’economia neoliberista, favorisce una parte della popolazione, ma sfavorisce inevitabilmente la maggioranza di essa. E’ la famosa crisi delle classi medie. Un paese con la classe media in crisi si avvia al declino. E’ un paese senza futuro, un paese per pochi, un paese che esclude. Per questo non servono più le strutture pubbliche, non servono più la partecipazione democratica e la passione politica. Non servono più perché la maggioranza dei cittadini ha perso i diritti di cittadinanza, è diventato un peso per l’economia, rappresentato dalla spesa pubblica, il demone da combattere in nome dei conti in regola.

E ci si dimentica dell’evasione fiscale, salvo poi scoprire di tanto in tanto l’acqua calda, quella dei paradisi fiscali, magari nel cuore dell’Europa, sotto una coltre di neve fredda! La UIL, in questi anni, ha fatto tante battaglie, proprio sui diritti di cittadinanza, sul fisco, sui servizi pubblici. E’ questo il momento di ribadire il nostro impegno! Viviamo una campagna elettorale in cui i principali protagonisti, nei fatti, negano questa svalutazione del lavoro. Per diversi motivi e con diverse scelte sembrano dribblare il problema. Ma il problema esiste.

Forse si vuole evitare di metterlo in luce perché si sgretolerebbe, in questo modo. Il castello di carta che rappresenta la nostra società. Una società virtuale. Dove tutti credono di essere al centro del mondo, ma in realtà sono solo spettatori di un mondo che non li vede più partecipare attivamente nelle scelte. La UIL è stata la prima organizzazione sindacale a dichiarare il proprio europeismo, nel nostro DNA è presente la cultura di Spinelli. Ciò non toglie che sia necessario rivedere questa Europa. Si deve ridiscutere il modo in cui funziona, poiché questo attuale appare un modo poco democratico, che risponde appunto alle esigenze di una minoranza e vuole imporre le idee di pochi burocrati a tutto il continente. La politica ha fatto un passo indietro, si è nei fatti piegata agli interessi del capitalismo globalizzato e delle burocrazie europee.

Sono venute meno le idee alla politica, in particolare alla sinistra. Il sindacato è stato l’unico soggetto che ha continuato a parlare di lavoro, deve continuare a farlo e il suo discorso è quello che una sinistra moderna e priva di complessi può e deve assumere per portare avanti un progetto di un modello di società diverso. Una società includente, con regole certe e con diritti universali.

La UIL è cambiata, il mondo del lavoro è cambiato. In questi cinquantotto anni sono cresciute le donne, ma devono farlo ancora di più. Così come devono farlo i giovani che non possono essere le vittime sacrificali del precariato. E lo devono fare gli immigrati che non possono essere i nuovi schiavi, strumentalizzati peraltro politicamente quando si parla di pubblica sicurezza, mentre gli stessi soggetti li dimenticano quando rappresentano il motore di una economia sommersa che invece deve emergere e pagare le tasse. Tutti infatti dicono che bisogna pagare meno tasse, quando sono decenni che noi, la UIL affermiamo: “Io pago le tasse, e tu?”. Il punto è proprio e sempre questo. Il lavoro dipendente è infatti l’unico soggetto a pagare realmente le tasse.

In definitiva possiamo essere orgogliosi. In questi cinquantotto anni la UIL ha fatto battaglie ancora attuali, ha offerto al paese e al mondo del lavoro valori sempre vivi, ha fatto proposte che possono essere ancora utilizzate per combattere la crisi e rilanciare lo sviluppo, sempre in maniera democratica, costruttiva e partecipativa.

Il nostro anniversario vuole rilanciare, anche e soprattutto in questa campagna elettorale, il valore del lavoro nella nostra società, per una ripresa dell’acquisizione dei diritti, per la sicurezza e per lo sviluppo. Ma non con frasi di circostanza e atteggiamenti contraddittori, bensì con la coerenza che la nostra storia ci riconosce.

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La riforma della contrattazione per incrementare i salari e favorire i consumi. Intervista al Segretario Generale della Uil Luigi Angeletti

di Antonio Passaro

Angeletti, siamo in piena campagna elettorale. I temi della crescita e dei salari sembrano aver guadagnato spazio. I problemi restano. I dati macroeconomici sono sempre più sconfortanti a cominciare dal Pil che fa registrare rialzi da “prefisso telefonico”. Quali sono le prospettive?

E’ vero, il nostro Pil è a livelli infimi e temo che sarà difficile avere una crescita in tutti i campi, in tutti i settori e in tutte le aree del Paese. Toccherà dunque alla politica fare delle scelte che potrebbero anche essere dolorose. Noi continuiamo a ritenere che il problema della crescita sia prioritario e che una sua rapida soluzione possa passare anche attraverso un sostegno alla domanda interna. Bisogna alimentare i consumi immettendo nel sistema risorse a favore di quei soggetti che hanno una più alta propensione al consumo. Devono crescere i salari reali e le pensioni. La questione resta sempre la stessa.

Ed anche la ricetta resta la stessa. Meno tasse solo sui salari e sulle pensioni?

Sì è così. Una riduzione generalizzata delle tasse renderebbe tutti felici. Ma oggi questa scelta non ce la possiamo permettere. Ecco perché, per qualche anno, servono politiche fiscali selettive a partire dalla riduzione delle tasse sul lavoro. E poi servono riforme.

Quali, per esempio?

Si parla tanto di rendere più efficiente la Pubblica amministrazione, proponendo soluzioni a sproposito che mortificherebbero solo i lavoratori. Noi invece pensiamo che occorra una grande alleanza per ridurre i costi e gli sprechi della Pubblica amministrazione incrementandone la produttività. Questo è possibile e una scelta del genere determinerebbe un beneficio anche in termini di crescita del Pil.

Ma, a proposito di riforme, sarebbe necessaria anche quella del sistema contrattuale. Anche su questo fronte però non ci sono ancora risultati. E qui le responsabilità sono tutte in casa sindacale e confindustriale. Non credi?

Sarebbe difficile sostenere il contrario. Noi partiamo dal presupposto che negli ultimi sette anni sono aumentati prezzi e tariffe mentre i salari sono rimasti al palo. Dunque modificare il sistema contrattuale è per noi una rivendicazione. Il modello attuale era stato costruito in un altro contesto storico e macroeconomico e aveva altri obiettivi. Ha conseguito gli scopi che si prefiggeva ma, oggi, non funziona più e finisce solo per programmare una riduzione dei salari: realtà che, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti.

Ma la trattativa non decolla e la Uil ha rinunciato al rituale delle “inutili cene”. Cosa è successo?

Lo ribadisco: per noi la riforma del sistema contrattuale è necessaria per consentire ai lavoratori di avere più soldi. Abbiamo anche redatto un documento unitario, scritto da rappresentanti di tutti e tre i sindacati, ma la Cgil, di fatto, lo ha rimesso in discussione. Le perplessità della Cgil pongono un problema. O c’è un chiarimento su una posizione comune o si fa finta di fare una trattativa e si perde solo del tempo. E, poiche su questa strada non si arriverà mai ad una soluzione, noi non siamo intenzionati a percorrerla. Anche dall’altra parte del tavolo, però, non mi pare che siano immuni da responsabilità.

Ed infatti, su questo fronte della riforma del sistema contrattuale, siamo fermi a quattro anni fa. Ma, a proposito di Confindustria, cambiando argomento, c’è una novità: Emma Marcegaglia è stata designata alla presidenza dell’associazione datoriale di Viale dell’Astronomia. Cosa pensi di questa scelta?

Ad Emma Marcegaglia va il mio augurio personale e della Uil tutta. E’ una persona che conosce bene la Confindustria e il Sindacato. Sarà certamente all’altezza del compito: hanno fatto la scelta giusta.

Parlando di una donna, sovviene la data dell’8 marzo. Quest’anno si è celebrato il centenario di questa festa e Cgil Cisl e Uil hanno organizzato una grande manifestazione….

Io continuo a credere che non basta festeggiare la donna una volta l’anno. Le donne in alcune circostanze hanno ancora una retribuzione inferiore a quella degli uomini, svolgono lavori meno qualificati e, talvolta, si sentono ancora chiedere se hanno figli o se hanno intenzione di farli. Dobbiamo poter cambiare tutto questo.

Passiamo ad un altro capitolo: quello relativo all’Alitalia. Nel momento in cui scriviamo, dopo l’offerta di Air France, il Sindacato è stato messo di fronte ad un bivio. Che fare?

Il Governo ha gestito la vicenda Alitalia nel peggiore dei modi e anche con scarsa trasparenza, mettendo il Sindacato, a trattativa conclusa, con le spalle al muro: “bere” o rendersi responsabile del fallimento. Noi non abbiamo nessuna intenzione di recitare la parte degli sciocchi. Tratteremo con Air France per modificare la sua proposta e alla fine dovrà essere essa ad accettare o a rinunciare.

In conclusione, cosa pensi della proposta di Berlusconi circa il possibile interessamento di una cordata italiana?

La presa di posizione di Berlusconi è di grande rilevanza politica: se si concretizzasse una proposta alternativa ci sarebbe la dimostrazione, nei fatti, che anche in Italia esistono degli imprenditori. E comunque, per quanto ci riguarda, l’eventuale accordo, qualunque fosse e con chiunque lo si firmasse, dovrà essere sottoposto ad un referendum tra tutti i lavoratori.

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