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OTTOBRE 2009

LAVORO ITALIANO

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Antonio Foccillo

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SETTEMBRE 2009

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SOMMARIO

Editoriale
I sacerdoti dell’ovvio - di A. Foccillo
Intervista a Luigi Angeletti Segretario generale UIL. La riduzione delle tasse
sulla tredicesima è per il bene dei lavoratori e del Paese noi incalzeremo il governo
su questo - di A. Passaro

Sindacale
Il rapporto tra sindacato e politica - di D. Proietti
Positivi i rendimenti dei fondi pensione negoziali - di M. Abatecola
Stranieri residenti in Italia, la crisi economica non frena la crescita - di G. Casucci
L’uguaglianza di genere è per il sindacato un obiettivo strategico - di M. Mannino

Economia
E ci davano lezioni di economia - di G. Paletta
La manovra economica triennale attraverso l’analisi del testo del disegno
di legge finanziaria per il 2010 - di A. Ponti

Società
Il socialismo riformista e il nuovo Welfare - di L. Marasco

Agorà
Pirati? - di G. Salvarani
L’informazione che viaggia - Dalla free press ai giornali on line - di M. C. Mastroeni
Ritessere la laicità sfilacciata - di P. Nenci
Forum Nazionale dei Giovani: l’impegno della UIL Giovani nella Commissione
Lavoro, Sicurezza e Politiche Sociali - di G. Zuccarello
Il Ricordo Gino Giugni - di A. Foccillo
Giugni, il giurista, il socialista, il riformatore - di M. Ballistreri
Giuliano Vassalli - di G. Paletta

Il Corsivo
Colpi di sole e dintorni - di Prometeo Tusco

L’Elzeviro
Laicità: rafforza il pluralismo e da senso alla democrazia - di Fox

Cultura
Leggere è rileggere. Dino Buzzati: Un Amore - di G. Balella
L’artista come soggetto fiscale. Quando l’artista fa impresa (per il fisco) -
di N. A. Rossi
Lo spazio bianco di Francesca Comencini - di S. Orazi

Inserto
“Volevamo braccia, sono arrivati uomini”- di P. Nenci

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EDITORIALE

I sacerdoti dell’ovvio

Di Antonio Foccillo

Ci sono alcuni fatti successi in questi giorni che vanno analizzati per la loro contrapposizione e meritano una riflessione attenta per arrivare a capire in quale società viviamo e quale, invece, dovremmo tentare di costruire. Per anni sono state spese molte parole dai “sacerdoti” della globalizzazione che sostenevano che il futuro era roseo e pieno di felicità e benessere se si fossero fatte alcune “riforme” essenziali perché il sistema economico potesse esplicare tutte le sue potenzialità.

Un mercato del lavoro flessibile; un allontanamento dello Stato dall’economia con il conseguente piano di privatizzazioni ed esternalizzazioni delle varie aziende pubbliche nazionali e locali; lo smantellamento del welfare con un incessante intervento sulle pensioni; il ridimensionamento della sanità pubblica, della previdenza pubblica, della scuola pubblica e anche dell’Università, tutto questo avrebbe successivamente permesso, grazie alla libertà di intraprendere senza vincoli, l’avvio di sviluppo e di ricchezza per tutto il pianeta. In tal modo si affermava il primato dell’economia e delle sue regole.

Orbene è davanti agli occhi di tutti quale immane disastro ha prodotto questa ideologia, non solo per l’economia mondiale, ma anche per le persone che, alla fine, si sono trovate sempre più povere, sole e prive di diritti e garanzie. Morale della favola: aumento della precarietà non solo lavorativa, ma anche sociale ed economica, con la conseguente crescita dell’emarginazione sociale e la rottura della coesione.

Questa concezione liberista aveva anche come presupposto l’abbandono del modello di socialdemocrazia europea, che aveva fatto vivere al nostro continente un periodo molto lungo di pace, stabilità, ricchezza e benessere diffuso proprio adottando il principio della coesione sociale e della salvaguardia dei diritti della persona. Il nostro Paese, ovviamente, non è stato indenne da questo sconquasso.

Oggi, pur fra mille contraddizioni, qualcosa si muove. Il ministro Tremonti, pur essendo un ministro di un governo di centro destra, si è dimostrato attento ai pericoli della politica di “neoliberismo“ ed, ha, in più di un’occasione, alzato il livello di guardia e di attenzione con libri, interventi e denunce.

L’unico appunto che gli si può fare è proprio quello che in quanto responsabile dell’economia dovrebbe passare dalle parole ai fatti. Poiché il suo ruolo non può essere finalizzato solo alla denuncia, ma anche a mettere in atto politiche che realmente rispondano alle sue dichiarazioni.

Per il resto bisogna analizzare le sue parole con molta attenzione e soprattutto quando critica il comportamento del sistema finanziario e invoca regole per il mercato; quando dichiara che bisogna rompere con la metodologia della flessibilità e puntare ad un posto stabile, poiché è il solo che può dare alle persone la possibilità di programmare una solida prospettiva di vita.

Dobbiamo rilevare che a questa sua ultima esternazione sono subito seguite repliche dal suo stesso schieramento politico, che confutavano la sua idea, bollata di vecchiume novecentesco ormai inadeguato, mentre il futuro sarebbe quello di accentuare ancora di più la flessibilità estendendola anche ai lavoratori a tempo indeterminato.

Si può facilmente obiettare che una volta la funzione della “Politica” era quella di tentare di allargare il benessere dando le opportune garanzie a quelli che avevano meno e, pertanto, l’obiettivo tendenziale era di portare tutti più in alto, mentre oggi prevalgono tesi contrarie cioè finalizzate a livellare tutti più in basso.

Ne scaturisce spontanea una domanda: è possibile che a pagare debbano essere sempre gli ultimi, cioè quelli che in questi anni hanno subito condizioni di vita sempre peggiori e aggressioni nelle loro certezze e prerogative quasi come se vivessero in condizioni di privilegio perenne? Forse sono stati loro “con le loro speculazioni” a creare il disastro economico? A quando un ripensamento? Lo stesso schieramento di centro sinistra, che ha cavalcato la politica economica “neoliberista”, ha risposto in modo scomposto e quasi infastidito alla considerazione fatta da Tremonti, quasi che non fosse ancora chiaro che proprio l’allontanamento dalla sua “mission” originaria sia stata alla base della sua sconfitta?

Credo che bisognerebbe riflettere con più attenzione su quello che, in questi anni, si è deteriorato nella nostra società. Parallelamente alla dichiarazione di Tremonti sugli stessi giornali si leggeva che a Napoli un bambino di 6 anni, Elvis junior, moriva a causa di esalazioni da un braciere e la madre versava in condizioni gravissime. Tutto questo perché era stata staccata, in casa loro, la corrente elettrica e le due persone non avevano altro per riscaldarsi che un braciere.

Certo, le disgrazie possono succedere tutti i giorni, ma quello che preoccupa è che il livello di cinismo imperante nella nostra società è arrivato ad un punto tale da farci guardare da un’altra parte di fronte a queste tragedie. Una tragedia come questa viene considerata neppure degna della prima pagina.

Ma questo dimostra come è caduto in basso il principio della coesione. In uno stato civile bisognerebbe affrontare questi problemi di salvaguardia delle persone con un sistema di solidarietà tale da evitare queste disgrazie.

Ma questa morte è anche la dimostrazione di come alcuni servizi sociali, garantiti in passato dallo Stato o dagli enti locali, oggi, sulla base della logica del profitto, siano stati sostituiti con servizi sempre più cari e sempre meno utili alla popolazione.

Nella nostra società si pone il problema sempre più evidente di analizzare le possibilità di offrire condizioni di vita e di lavoro meno drammatiche per tutti. Infatti, anche nel campo del lavoro ad una disoccupazione crescente; ad una mancanza di lavoro che rischia di allontanare un’intera generazione dal lavoro o dal lavoro fisso si aggiunge, come uno stillicidio, la catena dei morti sul lavoro.

A volte basterebbero poche lire per garantire la sicurezza dei lavoratori. Ma, la logica del profitto a tutti i costi prevale! Poi sarebbe interessante discutere anche della genialità padana del sindaco di Alessandria che chiede un’assicurazione fideiussoria per l’uso di piazza della Lega Lombarda al sindacato che in questa piazza voleva esercitare la sua funzione di protesta. Questa che viene presentata come una trovata è invece la dimostrazione di come si vuole ridimensionare il sindacato e le sue armi pacifiche, ma fa inoltre pensare che dietro a questa richiesta vi sia anche una vena di “razzismo, verso i lavoratori quasi che fossero pronti a rompere e a sporcare piazze, come energumeni disattenti all’arredo cittadino.

Pertanto dal sindacato, che rappresenta ancora uno dei pochi strumenti di democrazia e partecipazione, deve venire una nuova iniziativa che metta al centro della discussione politica, economica e sociale la persona, le sue aspettative, i suoi diritti e la sua dignità di lavoratore e cittadino. Dobbiamo rilanciare la nostra proposta per ricostruire in questo Paese valori e solidarietà, coesione e certezze.

Dobbiamo riprendere la nostra battaglia per riprecisare i contenuti di una società più giusta e più equa dove si salvaguardi la persona e i diritti di cittadinanza in tutti i suoi aspetti: dal diritto al lavoro, alla vita; dalla sicurezza sociale e personale; dal ripristino del potere di acquisto ad un fisco che recuperi la sua funzione di ridistribuzione della ricchezza e della solidarietà. Sono principi considerati dai più “conservatori” e “vecchi”, ma proprio in quanto tali la loro efficacia è stata ampiamente sperimentata e sono quelli che hanno dato al Paese anni di benessere e garanzie, considerando ogni individuo non un suddito ma un cittadino a pieno titolo.

La Uil con la sua storia di organizzazione laica, riformista, pluralista e tollerante può essere il soggetto in grado di assumersi questo compito, ovviamente riaffermando anche il diritto per il cittadino e per il lavoratore di essere protagonista delle scelte, partecipando e scegliendo i suoi rappresentanti nel parlamento, nella politica e nel sociale.

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La riduzione delle tasse sulla tredicesima è per il bene dei lavoratori e del Paese noi incalzeremo il governo su questo. Intervista a Luigi Angeletti, Segretario generale Uil

di Antonio Passaro

Angeletti, per la prima volta nella storia della categoria il contratto dei metalmeccanici è stato rinnovato prima della sua scadenza. Un rinnovo importante che vede accrescere il salario delle tute blu che, però, non è stato firmato dalla Fiom.

Si tratta di un contratto decisamente importante, rinnovato prima della sua scadenza e con ottimi risultati dal punto di vista economico. La mancata firma della Fiom, tuttavia, non è una novità. Negli ultimi dieci anni, infatti, su quattro rinnovi contrattuali, la Fiom ne ha sottoscritto solo uno. Ma fortunatamente i salari dei lavoratori di questa categoria sono cresciuti proprio grazie alle intese che recano la sigla di Uil e Cisl.

Ma la polemica tra Fim e Uilm, da un lato, e la Fiom, dall’altro, continua. Ora la critica da parte della Cgil riguarda la manifestazione di Cisl, Uil, Fim e Uilm che si svolgerà a Bergamo il prossimo 6 Ottobre: la considerano una “novità”. Qual è la tua opinione?

Una manifestazione di Fim e Uilm insieme ai Segretari generali di Cisl e Uil non rappresenta affatto una novità: è già accaduto in occasione del rinnovo contrattuale di categoria del 2003. Ciò che, invece, costituisce una novità è la manifestazione che la Fiom vuole organizzare contro gli altri due sindacati. Assistiamo così alla parabola di un sindacato che, ormai, confonde Fim e Uilm con la controparte naturale. Un fatto, questo, che si commenta da solo.

A tuo avviso, così facendo la Cgil rischia di ostacolare i rinnovi contrattuali?

In altre categorie, come l’agroalimentare e le TLC, i rinnovi contrattuali hanno visto la presenza anche della Cgil. La questione dei rapporti tra le tre organizzazioni sindacali dovrebbe essere risolta nelle singole realtà categoriali. Il dato di fatto, sino ad oggi, è che, con o senza la Cgil, i rinnovi contrattuali si stanno facendo bene e rapidamente, a testimonianza della validità ed efficacia del nuovo modello.

Con la firma della riforma del modello contrattuale i vecchi pilastri su cui si fondavano le relazioni industriali sono venuti meno, dando spazio ad una profonda trasformazione nei rapporti tra le confederazioni sindacali. Una trasformazione che però non impedisce il rinnovo dei contratti di lavoro.

La riforma del sistema contrattuale ha segnato un autentico spartiacque nel sistema delle relazioni industriali del nostro Paese. È mutata la stessa Costituzione materiale su cui si fondano il Sindacato e i rapporti intersindacali. Le trasformazioni non hanno però intaccato minimamente il nostro lavoro che è quello di far aumentare le retribuzioni ed il potere d’acquisto dei lavoratori italiani. La riforma, che assolve a questo compito, ha già trovato la sua applicazione in occasione di importanti rinnovi di categoria. I lavoratori metalmeccanici, quelli del settore agroalimentare e delle telecomunicazioni hanno visto accrescere i propri salari grazie alle intese sottoscritte proprio nelle ultime settimane.

Da sempre hai sostenuto che le due leve su cui agire per far crescere i salari reali e ridistribuire la ricchezza, sono quella contrattuale e quella fiscale. Sul primo fronte, grazie alla riforma del modello contrattuale, si è finalmente raggiunto un primo traguardo.

Una delle due leve su cui agire per far crescere i salari è proprio quella contrattuale. Con questa riforma sono state finalmente gettate le basi per spezzare la perversa spirale “bassa produttività-bassi salari” che ha spinto verso il fondo l’economia nazionale. Il sistema contrattuale che abbiamo costruito ha in se’ tutti gli elementi per determinare l’auspicato positivo cambiamento. E la Uil darà continuità a questo modello.

L’altra è quella fiscale…

Certo. C’è un’altra leva su cui si deve agire per generare una più giusta ed efficace redistribuzione della ricchezza: la leva fiscale. Oggi, la media degli imprenditori - per non parlare di altre categorie - dichiara redditi inferiori a quelli dei lavoratori dipendenti. Questo non è solamente iniquo ma anche inefficace da un punto di vista economico. La Uil chiede dunque che si riducano le tasse solo ai lavoratori dipendenti. In particolare, la Uil continua a rivendicare la detassazione della tredicesima. Sarebbe una decisione che metterebbe, subito, a disposizione dei lavoratori risorse economiche e che consentirebbe un’immediata ripresa dei consumi.

Venendo appunto all’attualità della situazione economica italiana, più voci governative auspicano e propongono una soluzione per ridare impulso e vitalità all’intera economia nazionale. Si parla, infatti, in queste ultime settimane di una riduzione dell’Irap. Cosa ne pensi?

È vero, si parla tanto di riduzione dell’Irap. Ma io credo che, in queste condizioni, è assolutamente necessario che siano prima ridotte le tasse sulla tredicesima. Se ciò non accadesse, si incrinerebbero seriamente i rapporti tra la nostra Organizzazione ed il governo. All’Esecutivo riconosciamo di aver accolte le nostre richieste in materia di ammortizzatori sociali che hanno consentito di attenuare le gravi conseguenze occupazionali della crisi finanziaria ed economica. Su questa strada bisogna proseguire, evitando che chiudano le fabbriche e facendo si’ che i lavoratori restino legati al proprio posto di lavoro piuttosto che essere estromessi dal processo produttivo. Ora però bisogna mettere in campo anche quest’altra scelta sul fronte fiscale. E poichè la riduzione delle tasse sulla tredicesima è per il bene dei lavoratori e del Paese noi incalzeremo il governo su questo punto. Sono queste le battaglie che la Uil metterà in campo nelle prossime settimane. Battaglie coerenti e credibili che rendono forte la nostra Organizzazione il cui impegno, fatto di proposte e di iniziative sindacali, è rivolto, contestualmente, alla tutela dei lavoratori e alla crescita del Paese.

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