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NOVEMBRE 2014

LAVORO ITALIANO

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Antonio Foccillo

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SOMMARIO

Il Fatto
Le battaglie sindacali possono essere ancora vincenti - di A. Foccillo

Sindacale
Carmelo Barbagallo è il nuovo Segretario generale della Uil
XVI Congresso Uil. La UIL è grande perché ha saputo rinnovare senza rinnegare mai il proprio passato - Intervento Conclusivo di Carmelo Barbagallo, Segretario generale della Uil
Relazione di Luigi Angeletti al XVI congresso Uil
Renzi ascolti le nostre ragioni. Lavoro nero, la prossima manifestazione a Expo 2015 - di S. Mantegazza
Il Sindacato deve ripartire dal suo dovere primario: essere accanto alle lavoratrici e ai lavoratori e rappresentare insieme i bisogni del Paese - di A. Civica
Buon lavoro a Barbagallo - di R. Palombella
La partecipazione dei lavoratori ai processi aziendali delle imprese pubbliche e private - di P. A. Massa

Economia
La politica e le tasse nascoste del Governo Renzi - di G. Paletta

Attualità
L’incubo Ebola: Un killer che mette in ginocchio mezza Africa e potrebbe bussare anche alle porte d’Europa - di P. Nenci

Società
Tor Sapienze d’Italia: “la guerra dei penultimi contro gli ultimi”. Segnali inquietanti di insofferenza sociale - di G. Casucci

Agorà
Giuseppe Maino fondatore della Uil Trentina. Leader sindacale riformista, al servizio dei lavoratori e della democrazia - di G. Pisasale

Il Corsivo
Da Parigi a Roma con orrore - di Prometeo Tusco

Inserto
Lavoro. Voglia di riscatto. Il congresso: per riesaminare, discutere, decidere - di P. Nenci

Separatore

EDITORIALE

Le battaglie sindacali possono essere ancora vincenti

di Antonio Foccillo

Si è concluso il 16° congresso della Uil. Un congresso molto importante, non solo per il cambio del segretario generale, con il passaggio di testimone da Luigi Angeletti a Carmelo Barbagallo, ma anche per il tenore dei suoi contenuti che hanno riportato la nostra organizzazione al centro del dibattito sindacale con un adeguato spazio anche nei mass media.

Una parte della discussione si è incentrata sui temi dell’attualità, e non poteva essere diversamente, viste le questioni molto importanti che si agitano nell’agone politico. Su queste il congresso ha presentato, non il rifiuto alle scelte del governo, ma una serie di proposte che se si dovesse aprire un confronto potrebbero essere utili per migliorare la riforma del mercato del lavoro, la riforma della pubblica amministrazione, e la legge di stabilità. Abbiamo rivendicato un aumento del potere di acquisto di salari e pensioni, attraverso i rinnovi dei contratti, una diversa tassazione ed il ripristino delle indicizzazioni delle pensioni al fine di rilanciare i consumi e di conseguenza migliorare le condizioni economiche con una maggiore domanda interna.

La gran parte della discussione si è incentrata su come rilanciare un nuovo programma di sviluppo per recuperare una maggiore occupazione e soprattutto buona occupazione.

Ma non sono mancati anche i temi strategici che sono partiti dalla analisi dell’evoluzione della crisi economica dovuta a fattori interni e, soprattutto a fattori esterni, per individuare un nuovo modello di sviluppo, cambiando anche le rigidità europee, sia dei trattati e sia dell’anacronistico vincolo del 3%.

Le battaglie sindacali - è emerso nel dibattito congressuale - possono essere ancora vincenti e soprattutto coinvolgenti, se si continua a guardare la società, i cittadini, i lavoratori, i giovani in una nuova ottica di partecipazione e non comparse passive di scelte fatte da altri soggetti.

Non possiamo ripetere gli errori del passato, in cui le tradizioni, le sacralità, le ritualità si ripetevano in continuazione, come un rito religioso che non muta nei secoli. Abbiamo bisogno certamente di ricordare la nostra storia e la nostra idea di sindacato, ma abbiamo bisogno anche di cambiamento continuo, di ricerca costante, di evoluzione perenne, cercando di rappresentare le esigenze del nostro tempo.

Di fronte ad una attività unitaria che continua ad essere sempre più difficile dobbiamo comunque ricercare con più impegno le ragioni che rendono necessaria la prassi di unitarietà dell’azione sindacale. Il rapporto unitario con Cgil e Cisl rappresenta una condizione di riferimento per una strategia sindacale diretta ad essere rappresentativa dell’intero movimento dei lavoratori, pur tenendo conto della nostra diversità qualitativa e sapendo ciò che effettivamente siamo, cioè rappresentare, nell’unità, una parte dialettica e costruttiva, salvaguardando in ciò la nostra identità.

Noi siamo sempre stati e continueremo ad essere un sindacato libero e riformista, difensore dei diritti di tutti e soprattutto dei più deboli e delle minoranze; un sindacato inclusivo che combatte i tentativi egemonici e salvaguarda i diritti del pluralismo, i diritti della libertà di espressione, i diritti della piena partecipazione. Proprio per questo il congresso ha riaffermato la certezza del diritto di esserci, di potersi esprimere nonostante e contro la volontà di ridurre la dialettica politico-sociale espressa da tanti denigratori della funzione sindacale. Abbiamo riconfermato la nostra scelta di sindacato laico e riformista, volgiamo rappresentare le nostre convinzioni, le nostre tesi. Vogliamo continuare a rappresentare un modo del lavoro che è cambiato e che deve avare il suo diritto di espressione che si è guadagnato in tanti momenti passati, anche di difficoltà politica.

Noi non vogliamo affermare una nuova egemonia, ma il diritto all’espressione di tutti, per questo siamo impegnati nel modificare il modello sindacale, le sue rappresentanze e le sue strutture nella società, ma anche nei luoghi di lavoro. Per questo un tema concatenato resta la nostra capacità di rappresentare una nuova politica sindacale ed una nuova strategia. Definire la natura di una strategia riformista, per la Uil, quale nostra specificità politica significa innanzi tutto determinare uno spazio ideale rinnovato, tale da diventare motivo di aggregazione, di progettualità e di intenzioni, facendo così della nostra organizzazione un soggetto sociale referente di una costellazione di azioni e propositività che si orientano all’interno di una medesima area culturale e politica. In questo senso il rapporto fra Stato e cittadino costituisce un elemento rispetto al quale il nostro ruolo può assumere una funzione rilevante.

Mi riferisco al fatto che un motivo di perequazione sociale discende dall’espressione che lo Stato da alle proprie scelte, quale responsabile di politiche della salute sociale. Rispetto a ciò il nostro intento strategico dovrà essere quello di impegnarci per una grande riforma dello stato sociale, tale da modificare strutturalmente, e non solo congiunturalmente, i principi secondo cui è organizzata la politica del governo nelle assistenze e nelle tutele offerte al cittadino. Non si tratta, dunque, di rimediare, esclusivamente alle disfunzioni particolari o alle singole ineguaglianze, ma piuttosto di rivendicare una rifondazione complessiva della filosofia dello stato sociale.

Non certo, come è avvenuto con gli ultimi governi, con l’intento di ridurre il perimetro dello Stato per introdurre un liberismo di mercato, ma per costruire, invece, adeguate ed eque condizioni di operatività dello Stato nei confronti delle reali necessità di assistenze e di garanzia sociale.

Quindi una grande riforma, per la Uil, richiede non solo di riparametrare i valori di bisogno e di aspettativa sociale, ma anche di intervenire nel funzionamento delle stesse strutture di erogazione delle assistenze apportandovi criteri come la modernizzazione, la professionalità, la tempestività e la qualità del servizio offerto. Ma il vero cuore di questo progetto politico non è semplicemente quello di indurre lo Stato a creare una diversa struttura dei servizi migliori e più efficienti. Ancora una volta invece ci dobbiamo rivolgere allo scenario del cambiamento della società. Vale a dire lo stato sociale non rappresenta altro che la dimensione sociale che fa di un uomo un cittadino.

Allora, proprio riferendoci alla trasformazione dei bisogni, della cultura e delle aspettative il nostro impegno per una riforma dello stato sociale rappresenta essenzialmente il nostro impegno per il cittadino. Lo stato sociale che dobbiamo avere come prospettiva per il nostro compito riformista prima di essere il solo funzionamento dei servizi, degli uffici del fisco, etc, è il rapporto che esiste tra il cittadino e le proprie condizioni di libertà, di espressione, di crescita e di autorealizzazione.

Queste condizioni allora non si riducono solo alla quantità dei benefit, quali gli assegni familiari, né l’esenzione dei tichets che pure sono importanti, ma sono prioritariamente le condizioni che lo Stato consente ai cittadini di realizzarsi in quanto uomini. Cose che nell’attuale politica del governo non si vedono, preso come è a continuare le vecchie politiche di austerity, che propongono tagli lineari che distruggono e non costruiscono prospettive di cambiamento.

In questi anni abbiamo vissuto una regressione politica e culturale molto forte in materia di diritti, una distanza grandissima tra ceto politico e società. Negli Anni Settanta ci fu una grande affermazione dei diritti civili, oggi siamo in un’altra dimensione. Allora la legislazione italiana su alcuni punti era la più avanzata d’Europa. Ora siamo non solo fanalino di coda, ma ultimi anche culturalmente.

La fine delle ideologie ha portato solo alla prevalenza assoluta del mercato e di fronte a questo mondo ‘a una sola dimensione’ il contrappeso è unicamente quello che viene dalla forza dei diritti che non possono essere sacrificati senza avere ricadute sul terreno economico. Se torniamo a misurare i diritti non sulla libertà e sull’uguaglianza, ma sul censo e in base al denaro, noi torniamo – nella migliore delle ipotesi - alla democrazia censitaria e, così facendo, andremmo anche contro una tendenza globale. La difficoltà di accompagnare integrazione economica e democrazia evidenzia come questa coesistenza rappresenti la vera sfida che dobbiamo fronteggiare ed è quanto stiamo affrontando attualmente in Italia con l’avvento dei governi non eletti.

Un Governo è credibile se instaura una relazione di fiducia, onesta e sincera con i suoi cittadini, è in grado di far fronte ai bisogni plurimi della collettività; è capace di stimolare uno spirito di collaborazione fra i suoi pubblici uffici, è in grado di instaurare un dialogo costruttivo e formativo con tutte le categorie sociali. Inoltre, siccome la credibilità di un governo cambia quotidianamente, in ragione della conferma della coerenza o meno fra quanto i cittadini percepiscono e osservano e i programmi politici dichiarati, sarebbe auspicabile un sistema informativo limpido, trasparente ed efficace che permetta una informazione obiettiva ed efficiente.

Molti filosofi, politologi, sociologi, economisti, si domandano se qui in Occidente, siamo alla fine del modello democratico. In effetti vi sono allarmanti sintomi che preconizzano questo timore: la scarsa partecipazione alla vita pubblica e politica dei cittadini; il rientro al privato ed una crescente sfiducia nella classe politica; una tendenziale e percepita perdita di quei valori che accomunano una società; la perdita finanche delle regole pacifiche della convivenza sociale e di una educazione politica che induceva i consociati a sentirsi parte di una nazione, corpo di una società.

E poi, non ultimo, la crisi dell’economia che fatica a trovare il suo regime in una società in cui il lavoro umano è un’attività sempre meno indispensabile. Per questo lo slogan del congresso è stato: lavoro voglia di riscatto.

Le regole classiche della democrazia, per noi, sono quelle che esigono il dialogo, la consultazione, l’accordo dentro e con le minoranze, il riconoscimento e la tutela effettiva dei diritti umani, che spettano a ogni essere umano, indipendentemente dalla nazionalità e dalla cittadinanza. Ma decisivo sarà per la sopravvivenza della democrazia l’equilibrio tra culture universalistiche e culture particolari.

Separatore

Carmelo Barbagallo è il nuovo
Segretario generale della Uil

Il consiglio confederale della Uil, al termine del XVI Congresso nazionale, ha eletto, all’unanimità Carmelo Barbagallo alla carica di Segretario generale della Uil. Dopo 14 anni, dunque, Barbagallo succede ad Angeletti alla guida della Confederazione.

BIOGRAFIA

Carmelo Barbagallo ha iniziato a lavorare all’età di 8 anni.

Dopo 5 anni di lavoro minorile, 1 anno di lavoro nero e 3 mesi di apprendistato, finalmente viene assunto con contratto regolare in una concessionaria d’auto. Comincia così un periodo lungo quindici anni in cui, cambiando più volte mestiere, acquisisce una grande esperienza del mondo del lavoro e dei difficili e conflittuali rapporti tra padrone e operaio.

Da un negozio di barbiere a un pastificio, da una cooperativa ittica a un magazzino di smistamento postale, Barbagallo approda, infine, alla Fiat di Termini Imerese, la cittadina siciliana che gli ha dato i natali. Quello stabilimento diventa per lui, operaio specializzato, la fucina in cui si forgia all’attività sindacale. Lì inizia il suo percorso che, da delegato, lo porterà sino alla carica di Segretario generale della UIL Sicilia.

Esercita questo ruolo con grande senso di responsabilità e le sue battaglie civili, in difesa della legalità, lo rendono un bersaglio della mafia. In particolare, dopo parole di verità pronunciate in occasione dei funerali del suo amico sindacalista della UIL, Domenico Geraci, assassinato a Caccamo nel 1998, viene fatto segno di gravissimi atti intimidatori: già in precedenza, peraltro, un colpo di fucile era esploso nella sua abitazione lasciandolo miracolosamente incolume.

Il suo carisma e le sue indubbie capacità fanno coagulare intorno a lui il diffuso consenso di tutta la UIL. E così, nel giugno del 2000, con Angeletti Segretario generale, Barbagallo viene eletto in segreteria confederale nazionale con delega all’organizzazione. In questa veste, a partire dalla Conferenza nazionale di Bellaria del 2012, ha ideato, progettato e avviato la riforma organizzativa della UIL, la cui completa attuazione è destinata a generare la nascita di un più snello ed efficiente “Sindacato a rete”.

A gennaio del 2014, il Consiglio confederale lo elegge Segretario generale aggiunto.

Dotato di un’innata ironia, scherza sui suoi 67 anni e chiosa: “Io non sono anziano, ho solo iniziato prima”.

Sposato, ha 2 figli e 2 nipoti che adora e a cui dedica tutto il suo poco tempo libero

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