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MARZO 2018

LAVORO ITALIANO

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Antonio Foccillo

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di Roma n.° 402 del 16.11.1984

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FEBBRAIO 2018

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SOMMARIO

Il Fatto
- La forza delle nostre idee - di A. Foccillo
- Intervista a Carmelo Barbagallo Segretario generale UIL. Nuovo sistema contrattuale e nuove relazioni industriali. - di A. Passaro

Sindacale
- Accordo Cgil, Cisl, Uil e Confindustria: progetto comune e condiviso per lo sviluppo del Paese - di T. Bocchi
- “La solitudine del riformista” - di P. Bombardieri
- Rsu: valore aggiunto per la UIL RUA e per tutta la UIL - di S. Ostrica
- Pronti alla sfida delle RSU attraverso una campagna di informazione capillare a tutti i lavoratori, in ogni luogo di lavoro, sulle Preintese del CCNL Funzioni Locali e Sanità - M. Librandi
- La proposta dei sindacati edili contro il dumping contrattuale nei cantieri edili - di V. Panzarella
- L’appuntamento per il rinnovo delle Rsu - di N. Turco
- Democrazia è partecipazione - di P. Turi

8 Marzo
- L’uguaglianza dei cittadini sia effettivamente realizzata e rispettata nella sua totalità - di L. Pulcini
- L(’)otto marzo. - di A. Menelao
- Mettere le politiche di genere sempre all’ordine del giorno di qualunque politica sindacale - di F. Baiocchi
- Perché la medicina di genere è assolutamente necessaria - di L. Piersanti
- Al centro le persone - di M. Ruzza
- Alle donne viene chiesto un sacrificio enorme - di R. Sette
- La violenza nel nuovo medioevo - di G. Carnimeo
- Per un 8 marzo di proposte concrete - di C. Grisanzio
- Tutelare la dignità della donna - di V. Andriano
- Occupazione femminile, si fa presto a scrivere: “mai così tante donne al lavoro” - di A. Carritiello
- Povertà e disuguaglianza - di C. Lazzarini
- Parità di genere, violenza, scuola e lavoro - di C. Mazzucchelli
- Una sintesi delle novità introdotte dal contratto della scuola sulle violenze e le molestie di genere - di F. Ortolano
- Un modo diverso di fare salute - di L. Trotta
- Fare la sindacalista oggi - di P. A. Vecchiarino
- Vademecum - del Coordinamento pari opportunità e politiche di genere e diritti - UIL Piemonte
- Madri e Suore: due aspetti di vocazioni femminili tradite! - di M. Varone
- Le donne, la libertà, l’autonomia, il ruolo - di G. Mazzé
- Promuovere diffondere la cultura delle parità e del mainstreaming nelle politiche di genere - di L. Bellacosa
- Le Donne di Napoli - di V. Buonomo
- Il lavoro unica via d’uscita per un riscatto sociale - di A. Comi
- Staffetta per la vita, passa il testimone… passa il messaggio - di V. Preziosi
- In Italia lo sport non è un’attività per donne: storie di ordinaria discriminazione - di L. Senesi
- “Cercasi click che blocchi le discriminazioni” - di S. Vitale
- Costruire una cittadinanza sindacale verso una cultura dei diritti umani pensata come strumento di crescita, libertà e parità condivisa - di M. Gruarin

 

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EDITORIALE

La forza delle nostre idee

di Antonio Foccillo

Il 17, 18 e 19 aprile i lavoratori delle nostre Pubbliche amministrazioni voteranno le loro nuove rappresentanze sindacali unitarie nei rispettivi luoghi di lavoro. L’appuntamento elettorale che abbiamo di fronte segna un traguardo importante. Celebriamo, infatti, i 20 anni dalle prime votazioni delle RSU nel pubblico impiego. Un momento di grande democrazia in cui si è sempre riscontrata una grandissima partecipazione da parte dei lavoratori, tale da non esser mai scesa al di sotto dell’85% degli aventi diritto. Questa bella affluenza ha comportato poi un ottimo riscontro per il sindacato confederale, che si è attestato sempre attorno al 75%. La Uil, in particolare, ha avuto in ogni elezione un aumento delle liste presentate, dimostrando la crescente volontà dei lavoratori di candidarsi con la nostra organizzazione, ma soprattutto ha avuto una escalation di consensi. Un dato, quest’ultimo, che non solo ci deve riempire di orgoglio ma deve spronarci a superarci e crescere ancora una volta. Oggi, però, per difendere questo nostro momento di partecipazione ci dovrà essere un impegno ancor maggiore perché la demagogia e il corporativismo potrebbero anche sui luoghi di lavoro replicare quello che è avvenuto nelle recenti elezioni politiche, pesando negativamente sulle passate ottime performance della nostra organizzazione.

E allora perché chiedere il voto per la Uil?

- Perché la nostra è una grande organizzazione fatta di donne e di uomini con la faccia e le mani pulite, che non chiedono privilegi ma perseguono la correttezza e l’equità nelle decisioni per dare pari opportunità a tutti;

- perché la UIL non ha nemici da combattere ideologicamente ma solo interlocutori con cui confrontarsi; perché non rifiuta i tavoli anzi li rivendica e si alza solo quando si raggiunge un risultato;

- perché è libera, non ha padrini né padroni; perché rispetta le opinioni di tutti e pretende che tutti si possano esprimere liberamente;

- perché ha un gruppo dirigente coeso che in tutti i settori e contesti si è sempre dimostrato una squadra compatta che ha raggiunto risultati importanti sia sulle pensioni sia sui contratti del pubblico impiego e sia con il recente accordo con la Confindustria sulle nuove relazioni sindacali.

E ancora: perché votare Uil?

- Perché ti riconosce come donna e uomo libero;

- perché non ti impone dogmi di qualsivoglia sorta né accetta inconfutabili verità da nessuno;

- perché la tua militanza sarà sempre tesa a ragionare con la tua testa senza condizionamenti e senza imposizioni né su cosa pensare né su cosa dire;

- perché non a caso è un’organizzazione laica che, nel suo patrimonio genetico, confessa il dubbio che porta a mettere in discussione anche le proprie certezze;

- perché è un’organizzazione pluralista;

- perché, nata dalla cultura laica e socialista, non ha mai chiesto ai suoi iscritti di aderire a nessun partito né ha chiesto loro per chi votano, perché ognuno è libero di pensare e di farsi rappresentare da chi ritiene;

- perché è un’organizzazione aperta a cui nelle nostre liste hanno aderito tantissime donne e tantissimi giovani, alcuni dei quali anche senza tessera e che successivamente si sono iscritti alla Uil.

La novità sta nel fatto che, dopo dieci anni di stasi della contrattazione e delle relazioni sindacali, si andrà alle urne con un nuovo contratto. Sembra scontato o poca cosa ma non lo è perché dietro a quest’esito c’è stato un lungo e intenso lavoro del sindacato confederale e delle singole federazioni.

Non possiamo dimenticare come siamo arrivati a questo traguardo e quanto il peso della UIL sia stato decisivo nel raggiungere un obiettivo che solo due anni fa era inconcepibile. Ebbene a chi dirà che abbiamo ottenuto “poco”, a chi dirà che si è trattato di una “mancia elettorale” dobbiamo replicare che la nostra organizzazione, al posto di mirabolanti e fantasiose richieste, ha messo in campo la sua natura di sindacato del “fare” mirando a raggiungere obiettivi realistici che fossero in grado di ripristinare la tutela dei salari e sbloccare quella triste situazione di empasse della democrazia sui luoghi di lavoro che solo il confronto tra parte datoriale e dipendenti può garantire. Abbiamo fatto tutto questo da sindacato riformista quale siamo. E più importante ancora è che abbiamo realizzato quello che abbiamo sostenuto, dimostrando a chi voleva imboccare la via del decisionismo e dell’autoreferenzialità come quello fosse un sentiero che nulla di buono portava al Paese e ai suoi lavoratori. Abbiamo, infatti, riabilitato il ruolo del sindacato nella programmazione delle politiche economiche dopo anni dove eravamo stati buttati all’angolo. Abbiamo ribaltato gradualmente le aspirazioni di una politica che voleva fare a meno dell’intermediazione sindacale e superare la contrattazione. Volevamo invertire la rotta di politiche neoliberiste che con l’accetta hanno tagliato senza criterio risorse, strutture, servizi e organici di una Pubblica Amministrazione considerata mera spesa improduttiva. Volevamo contrastare quella continua campagna di odio contro i dipendenti pubblici e rivalutarne invece la loro fondamentale funzione sociale. Tutto questo ha preso forma con l’accordo del 30 novembre 2016 prima, con le modifiche al Testo Unico del pubblico impiego poi, e oggi con i rinnovi dei contratti. Senza quell’accordo, voluto soprattutto dalla Uil, il sindacato confederale non avrebbe visto aprirsi davanti a lui la strada per i rinnovi. Certamente non sono stati quei sindacati, i quali oggi blaterano che i contratti non vanno bene, a svolgere una funzione attiva! Anzi hanno aspettato i risultati dei confederali per poi dire che si poteva fare meglio. E allora perché non lo hanno fatto? Forse perché non c’era altra strada che quella percorsa da noi! Tralasciando le critiche, quello che voglio sottolineare è che questo percorso non è arrivato al capolinea, anzi! Ora saranno i lavoratori, sui luoghi di lavoro, i protagonisti, proprio perché abbiamo riconsegnato dignità e funzioni al modello di partecipazione e condivisione democratica in cui crediamo: dalla contrattazione nazionale a quella di secondo livello; dalle forme di partecipazione alle scelte datoriali al rinnovato ruolo delle RSU che la Brunetta aveva svuotato di competenze. Proprio per questo intravedo nelle vicine elezioni lo stesso spirito di rinnovamento che nel 1998 consegnò ai lavoratori questo importante strumento di democrazia partecipativa. Lo leggo nella rinascita del significato e delle funzioni delle RSU dopo anni di forzata inerzia. La UIL è all’idea di partecipazione che ha sempre rivolto lo sguardo, convinta di dover contrastare le decisioni prese dall’alto, l’unilateralità e il mancato confronto che in nessun sistema hanno mai portato il bene di quella singola realtà. Abbiamo rovesciato, infatti, gradualmente e faticosamente questo sistema. Il percorso è stato in salita, una salita lunga e con una bella pendenza, d’altronde il primo Renzi riservava toni tutt’altro che lusinghieri alle organizzazioni sindacali. Altro che mance elettorali! Infatti abbiamo dovuto far fronte a una controparte restia a incontrarci e abbiamo dovuto saper cogliere ogni suo minimo arretramento per guadagnare metri. Non era più possibile aspettare ma prima era necessario sovvertire le logiche della legge Brunetta, pertanto abbiamo insistito con il Governo per tornare finalmente ad essere ascoltati e lo abbiamo fatto al punto di arrivare poi alla firma dell’accordo del 30 novembre 2016. Non dobbiamo nascondere che in quel contesto il ruolo della UIL fu fondamentale per ottenere un impegno a cui qualsiasi Esecutivo insediato dopo il 4 dicembre avrebbe dovuto vincolarsi. Si trattava, infatti, di un accordo che, seppur politico, aveva carattere istituzionale in quanto siglato da un ministro della Repubblica a nome e per conto del Governo. Tutto ciò ha permesso che quei contenuti venissero tradotti nel nuovo Testo Unico del Pubblico Impiego e dopo nei contratti. Il ruolo della UIL è stato decisivo non solo nell’ottenere le migliori condizioni possibili dalla controparte ma anche nel convincere e mediare con le altre due organizzazioni confederali. Il nostro impegno non si è limitato alle dichiarazioni ma si è tradotto nei testi, nell’accordo prima e nel Testo Unico dopo. Lo abbiamo fatto impegnando il Governo a mettere nero su bianco la possibilità per il contratto collettivo nazionale di poter derogare, nelle materie di propria competenza, le leggi passate, presenti e future. La contrattazione, così, ha riacquisito credibilità e ruolo all’interno della disciplina delle materie inerenti il rapporto di lavoro, che le erano state sottratte dalla legge. Molti tendono a sminuire o a passare sotto silenzio la portata di questa novella ma proprio pensando a tutte quelle norme che avevano surrogato i contratti, poterle cancellare, riconsegnando alle parti del tavolo la competenza a regolamentarle, rappresenta il vero salto di qualità rispetto allo status normativo previgente. E noi, forti di questa norma, siamo stati in grado nel contratto di smantellare le norme più ostiche della legge 107 e della Brunetta che, imposte dall’alto e unilateralmente, tutto hanno fatto tranne che il bene dei lavoratori. In questi anni di mancato rapporto fra le amministrazioni e le rappresentanze sindacali, le cose non hanno fatto altro che peggiorare. Mi sento di dire, infatti, che il merito di questi contratti è proprio l’aver ripristinato la parità tra parti che finalmente tornano trattanti su molte materie inerenti l’organizzazione del lavoro e dialoganti sulle scelte istituzionali che ricadono su quel rapporto di lavoro, rendendo i lavoratori partecipi a quei processi. È da qui che passa il futuro della nostra P.A. e dal ruolo che svolgeranno i rappresentanti sindacali che verranno eletti in questa tornata. Ci sono tutte le condizioni per ridare vitalità e diritti ad ambienti di lavoro che hanno sofferto carichi e condizioni figlie della crisi e dell’austerità. Proprio in termini di diritti, questa stagione contrattuale ha portato tante novità, soprattutto una serie di norme che potremmo definire di “civiltà” come quelle sulle ferie solidali, sulle unioni civili, sulle molestie sessuali, sulle assenze per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici e sulla salvaguardia dello stipendio per chi deve affrontare lunghi periodi di cura per le malattie oncologiche. Novità che non si fermano solo alle materie contrattuali. L’accordo prevede, infatti, anche la soluzione al fenomeno dell’abuso della flessibilità avviando la stabilizzazione di quei lavoratori e, contestualmente, l’apertura, dopo anni, delle porte della P.A. con l’indizione di nuovi bandi di concorso sbloccando il turn over.

Anche in questo caso il ruolo della UIL è stato fondamentale per aver rivendicato e preteso con forza una stabilizzazione quanto più ampia possibile. Difatti le continue e precise osservazioni della nostra squadra hanno permesso di allentare le maglie di quei requisiti che inizialmente erano troppo stringenti e, di conseguenza, allargare la platea degli addetti coinvolti da queste procedure, dei quali alcuni, senza il nostro intervento, sarebbero rimasti ingiustamente esclusi sulla scorta della prima formulazione della norma. Questi sono solo alcuni dei risultati che la UIL, con la sue proposte, competenze e capacità di sintesi ha portato a casa. Ma attenzione! I meriti della nostra organizzazione sono tangibili anche sotto il profilo economico, nonostante i tanti detrattori dicano: “è poco”! Non lo è perché è stato il miglior risultato possibile che potessimo strappare all’uscente Governo, in una congiuntura economica che comunque risente ancora di quella crisi che portò al blocco della contrattazione. In questo frangente si è alimentata una campagna di demagogia che per sua natura, arriva più facilmente alle persone ma noi, come UIL, dobbiamo andar oltre slogan urlati e parlare con quelle persone. Dico questo perché un altro punto a favore dei contratti che abbiamo sottoscritto è l’aver ottenuto l’inglobamento dell’indennità di vacanza contrattuale nel tabellare e questo non era mai accaduto. Come l’aver garantito le indennità preesistenti legate all’organizzazione del lavoro e promosso di nuove. E questi sono solo alcuni degli esempi del nostro “lavoro ai fianchi” di una compagine governativa che si apriva timidamente al sindacato dopo anni di autoreferenzialità, scelte unilaterali e insofferenza nei confronti delle rappresentanze dei lavoratori. Non accettavamo più le continue gogne mediatiche cui erano sottoposti i pubblici dipendenti che rappresentiamo. Ci siamo sempre opposti a chi faceva di tutta l’erba un fascio, a chi dimenticava che la maggior parte di quei lavoratori hanno continuato a rendere il loro servizio alla comunità con precisione e facendo fronte ai continui tagli di spesa, in termini di strutture e di carenze di organico. Quanti avrebbero scommesso che da “fannulloni” sarebbero diventati “motore della Pubblica amministrazione” come ha stabilito l’accordo del 30 novembre. Questo cambio di rotta è merito nostro, della nostra tenacia, della nostra competenza, della nostra capacità di dialogo e di mediazione con qualsiasi interlocutore e soprattutto della nostra coesione di squadra, che ha sempre avuto un solo sentire nelle varie fasi che poi lo hanno codificato fino ai contratti. Non è stato certamente merito di chi si è sempre e solo fermato a criticare la controparte e gli stessi sindacati confederali. Certo è ovvio che quanto si è perso negli anni di blocco non può dirsi risanato. Questo però non ha fatto venir meno in noi la consapevolezza che fosse impossibile fare diversamente e che chiedere la luna non avrebbe fruttato nulla nelle tasche dei lavoratori, d’altronde la stessa famosa pronuncia della Corte Costituzionale pur sancendo l’illegittimità del blocco ne fece salvi gli effetti pregressi. Insomma gli argomenti sulla cui base darci fiducia ci sono e sono tanti e sono proprio questi che ci contraddistinguono come sindacato che propone idee per risolvere i problemi dei lavoratori, che non si ferma a sterili proteste ma che porta a casa i frutti della sua passione e del suo costante impegno per il benessere di tutti i lavoratori. Ecco perché votare UIL e perché non lasciarsi vanamente affascinare dal seducente canto di sirene che però nei fatti si traducono in soli proclami. Gli stessi proclami che a nulla avrebbero portato se non ci fosse stato invece il senso responsabilità del sindacato confederale e delle sue federazioni.

A chi è candidato tra le nostre fila e a chi si recherà al voto il 17, 18 e 19 aprile dobbiamo trasmettere questi valori che fanno parte della storia laica e riformista della UIL e porre l’accento sull’importanza che le RSU rivestiranno sui posti di lavoro, tornando ad essere luogo di garanzia per i lavoratori che rappresentano. Lo faranno grazie al nuovo, e soprattutto vero, modello di partecipazione che abbiamo previsto nei contratti nazionali nei singoli comparti e nelle diverse specificità, restituendogli strumenti e materie per svolgere la propria funzione. Un ruolo e una responsabilità in cui non saranno soli, ma nel cui esercizio avranno al loro fianco una squadra compatta, preparata, determinata e sempre dalla parte dei lavoratori come ha dimostrato di essere la UIL. Ruolo e responsabilità ancor più importanti in un momento di incertezza politica e valoriale come quello che stiamo vivendo. Dalle urne sono arrivati segnali preoccupanti per chi come noi crede nei valori laici, socialisti e riformisti, per chi come noi crede nella difesa delle istituzioni e della democrazia partecipata. Per questo ancor di più oggi vi è bisogno di sindacato, uno dei pochi strumenti, se non l’unico, di collegamento con le persone e di partecipazione attiva.

Il sindacato serve soprattutto per riproporre questa cultura. La UIL è in grado di farlo! Questa è la forza della UIL. Lo è a livello confederale, lo è con le sue singole categorie, lo è e lo sarà sui luoghi di lavoro!

Il 17, 18 e 19 aprile sono convinto che ancora una volta i lavoratori ci daranno ragione!

 

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L'INTERVISTA

Nuovo sistema contrattuale e nuove relazioni industriali. Intervista a Carmelo Barbagallo, Segretario generale Uil

di Antonio Passaro

Il 4 marzo gli italiani hanno scelto i loro rappresentanti in Parlamento. Il Movimento 5 Stelle, da un lato, e la Lega, dall’altro, sono le due forze politiche uscite vittoriose dalla competizione elettorale. Tuttavia, allo stato attuale, nessuna delle compagini in campo ha i numeri necessari a governare. Come si può sciogliere questo nodo?

Il voto di domenica ci consegna un quadro chiaro nei suoi esiti, ma indefinito nelle conseguenze di governo. Non sarà facile sciogliere questo nodo. Ci affidiamo ai compiti istituzionali e alla saggezza del Presidente della Repubblica. Noi, come sempre, dobbiamo continuare a fare i sindacalisti. Per parte nostra, dunque, all’Esecutivo che verrà, qualunque sarà il suo segno, chiederemo la riduzione sia delle tasse sul lavoro, a partire da quelle che gravano sui lavoratori, che sono i più tartassati d’Europa, sia delle tasse sui pensionati, che pagano il doppio della media europea. Vogliamo una riforma fiscale che sia in grado di redistribuire la ricchezza e di generare, così, una crescita strutturale dell’economia. Inoltre, rivendicheremo investimenti pubblici e privati per rimettere in moto l’economia del Paese e per creare così vera occupazione.

La forze politiche uscite vittoriose dalla competizione elettorale, in particolare la Lega, puntano alla cancellazione della legge Fornero. Cosa pensi di questa idea?

Vorrei, intanto, ricordare, semmai ce ne fosse bisogno, che in due step successivi, grazie alla forza e alla determinazione dell’azione sindacale, siamo riusciti a ridurre le iniquità della legge Fornero puntando sulla flessibilità in uscita. Ci sono volute due finanziarie e circa dieci miliardi per ottenere questo importantissimo risultato. Ebbene, per arrivare alla completa cancellazione della legge Fornero servirebbero altri 70 miliardi: se il prossimo Governo li avrà a disposizione, siamo pronti a dare una mano per risolvere il problema.

Per il mondo del lavoro e per il Sindacato, questo mese sarà ricordato per un altro evento: lo scorso 9 marzo è stato firmato tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria l’accordo relativo ai contenuti e agli indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva. L’intesa modifica quella del 2009 (all’epoca la Cgil non firmò) e si inserisce nell’alveo dello storico Protocollo del 1993. Insomma, dopo tanti anni, finalmente abbiamo una riforma unitaria del sistema contrattuale. Qual è il tuo giudizio?

La gestione dell’intesa è stata davvero faticosa. Alla fine, la nostra determinazione alla definizione di un percorso unitario ha generato un buon risultato. Nuovo sistema contrattuale e nuove relazioni industriali saranno improntate alla partecipazione, all’autonomia delle categorie, alla crescita del potere d’acquisto e allo sviluppo. Siamo certi che, in una fase così delicata e incerta, abbiamo reso un buon servizio ai lavoratori e al Paese: l’economia è in leggera ripresa e con questo accordo dobbiamo favorirne il decollo. Abbiamo discusso a lungo e quando si formerà un nuovo Governo, le ragioni dell’autonomia delle parti sociali saranno ben chiare. Noi abbiamo sempre sostenuto che sulle questioni relative al mondo del lavoro, al massimo ci possono essere leggi a sostegno, ma non sostitutive del ruolo delle parti sociali. Bisogna far crescere i salari per la ripresa economica del Paese e, insieme, anche la produttività che può aumentare grazie al benessere lavorativo. Formazione, innovazione e partecipazione sono decisivi per agganciare il treno dell’impresa 4.0. Sarà possibile perseguire questi obiettivi anche grazie al nuovo accordo.

I recenti dati Istat sull’occupazione hanno evidenziato qualche segno di miglioramento. Qual è il tuo giudizio?

Questi dati possono essere accolti con soddisfazione, ma con altrettanta cautela. Siamo solo agli inizi di una ripresa che deve ancora essere consolidata e, soprattutto, diffusa. In particolare, nel nostro Mezzogiorno permane una situazione di enorme difficoltà che va affrontata e risolta per dare prospettive ai giovani di quella realtà e per il rilancio di tutto il Paese, a partire dal Mezzogiorno. Insomma, bene, ma guai ad accontentarsi.

A seguito dei recenti rinnovi dei contratti collettivi nazionali per i lavoratori del pubblico impiego, ci sarà la possibilità di tornare a contrattare le condizioni di lavoro anche a livello locale e aziendale. Dunque, le Rsu dei comparti pubblici, che fino a poco fa, non avevano più alcun compito, saranno nuovamente al centro dell’azione sindacale. Le elezioni per il rinnovo delle Rsu nel pubblico impiego, che si svolgeranno ad aprile, costituiscono pertanto uno snodo fondamentale. È così?

Non c’è alcun dubbio. E per spiegare il perché faccio una premessa. Dopo nove anni in cui i diritti contrattuali dei lavoratori del pubblico impiego sono stati negati, generando un’enorme ingiustizia e un depauperamento economico complessivo, finalmente, grazie alle battaglie sindacali e all’impegno dei lavoratori, si è tornati alla normalità contrattuale. Tuttavia, il recente rinnovo del contratto nazionale è solo un primo passo, che riapre enormi spazi e ripristina importanti tutele, ma che chiede, ora, un’azione di continuità. Valorizzare il lavoro e restituire dignità ai lavoratori del pubblico impiego, è possibile se si dà ancora più forza al Sindacato confederale, attraverso un ampio consenso espresso nel segreto dell’urna. Le elezioni per il rinnovo delle Rsu, dunque, costituiscono l’occasione, per ciascun singolo lavoratore, non solo per esprimere liberamente i propri rappresentanti, ma anche per rafforzare le proprie rivendicazioni come conseguenza di una massiccia partecipazione al voto. Questa è l’arma migliore per riconquistare, insieme, diritti, tutele e prospettive, un esercizio di democrazia che, peraltro, legittima ogni volontà di miglioramento e sviluppo. Andare a votare il 17, 18 e 19 aprile in tutti gli uffici pubblici, dunque, non è solo un diritto, ma anche un’opportunità. Tutta la Pubblica Amministrazione deve percepire e misurare l’enorme capacità di mobilitazione che i lavoratori del settore sono in grado di esprimere. Andiamo a votare, tutti, per affermare il valore del lavoro e per essere protagonisti del nostro domani. Sono certo che le liste della Uil otterranno un grande risultato.

Anche nel settore privato si prosegue nelle elezioni per il rinnovo delle Rsu, in molte e diversificate realtà. L’ultimo risultato in ordine di tempo è quello fatto registrare alla Fca di Melfi: la Uil ha ottenuto un grande successo…

È vero, i metalmeccanici della Uil, per la terza volta consecutiva, si sono confermati prima Organizzazione sindacale alla Fca di Melfi. Le liste della Uilm, infatti, hanno ottenuto il 37% dei consensi espressi dai lavoratori dello stabilimento che si sono recati alle urne, facendo registrare rispetto alla precedente tornata elettorale un’ulteriore crescita del 3%. Considerata l’altissima affluenza al voto (il 95% degli aventi diritto), si tratta di un risultato strepitoso. Si conferma, peraltro, il complessivo trend di crescita della Uil. Evidentemente, i lavoratori stanno premiando l’impegno e le scelte di tutta l’Organizzazione e noi proseguiremo nella nostra azione sindacale, a livello di fabbrica, di categoria e di Confederazione.  

Cambiamo argomento. Ancora una volta, come ogni anno ormai, il 21 marzo è la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzata dall’Associazione di Don Ciotti, Libera. E come sempre, anche il Sindacato è sceso in piazza. Questa volta è stata scelta Foggia. A sfilare per le vie del capoluogo della Capitanata, insieme a migliaia e migliaia di persone, c’è stata anche una foltissima delegazione della Uil e tu, poi, dal palco, hai letto i nomi di alcune vittime delle mafie…

Sì, è stato un momento importante anche perché abbiamo ribadito che per noi questo appuntamento non deve essere solo la giornata del ricordo, ma anche dell’impegno. A questo proposito, è positivo e importante che sia stato approvato il nuovo codice antimafia, ma ora bisogna rendere operativi i nuovi strumenti e i decreti attuativi. In quelle terre, inoltre, c’è anche il problema del caporalato e dobbiamo fare di tutto affinché questa piaga venga estirpata. Tuttavia, non bastano solo le leggi: per sconfiggere le mafie, ci vuole una consolidata coscienza civile. Ecco perché bisogna ripartire dalle scuole per diffondere e far prevalere la cultura della legalità e antimafiosa.

Intanto, alcuni inquietanti episodi ci riportano tristemente indietro negli anni: scritte ingiuriose contro Marco Biagi e contro la scorta di Aldo Moro ripropongono un clima preoccupante. Tu hai parlato anche di apologia del terrorismo…

Le scritte comparse sui muri della Facoltà di economia di Modena sono un intollerabile oltraggio alla memoria di Marco Biagi, così come quelle tracciate sul monumento alle vittime di via Fani sono un oltraggio alla memoria di quei caduti nell’esercizio del loro dovere. Se il terrorismo è stato sconfitto, evidentemente l’odio insensato e criminale deve essere ancora sradicato. La Uil condanna con fermezza questi gravi episodi, invita tutti a non abbassare la guardia e rinnova la propria solidarietà ai familiari di tutte le vittime del terrorismo.

Un’ultima breve domanda. Dove si svolgerà, quest’anno, il Primo Maggio?

Abbiamo deciso di scegliere Prato. Il tema sarà quello della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Per questo motivo, deporremo anche una corona al monumento delle vittime sul lavoro che si trova a Carrara. Purtroppo, gli incidenti continuano a essere all’ordine del giorno, uno degli ultimi, tragico, ha coinvolto alcuni vigili del fuoco a Catania. La sicurezza sul lavoro deve diventare un impegno prioritario per tutti e non c’è occasione migliore di quella del Primo Maggio per rivendicare questo diritto fondamentale.

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