UIL: Lavoro Italiano | Novità nel sito
Il nostro indirizzo e tutte le informazioni per contattarci
Google

In questo numero

In questo numero
FEBBRAIO 2015

LAVORO ITALIANO

Direttore Responsabile
Antonio Foccillo

Direzione e Amministrazione
Via Lucullo, 6 - 00187 Roma
Telefono 06.47.53.1
Fax 06.47.53.208
e-mail lavoroitaliano@uil.it

Sede Legale
Via dei Monti Parioli, 6
00197 Roma

Ufficio Abbonamenti
06.47.53.386

Edizioni Lavoro Italiano
Autorizzazione del Tribunale
di Roma n.° 402 del 16.11.1984

Il numero scorso

In questo numero
GENNAIO 2015

Altri numeri disponibili

SOMMARIO

Il Fatto
Un grande momento di democrazia e partecipazione - di A. Foccillo
Il 2015 deve essere l’anno dei contratti, nel pubblico come nel privato. Intervista a Carmelo Barbagallo, Segretario generale UIL - di A. Passaro

Sindacale
Elezione delle Rsu nel pubblico impiego: vi dico, in anticipo, come andrà a finire - di P. Bombardieri
Il TFR in busta paga fa alzare il reddito ISEE, con un effetto “domino” sul sistema agevolato delle tasse e tariffe locali - a cura della UIL Servizio Politiche Economiche e Territoriali
La UIL FPL non si è mai arresa di fronte all’arroganza di chi ci governa - di G. Torluccio
“Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” - di B. Attili
Il rinnovo delle RSU è una tappa decisiva del nostro cammino - di A. Civica
Protagonisti nelle scelte - di P. Turi
Avanti in Fiat - di R. Palombella
La Uilm Lucana è…. - di C. Vaccaro e M. Lomio
Una Giovane Candidata alle RSU - di I. Rinaldi

Attualità
Il Grande Fardello - di G. M. Fara

Economia
Lo strumento predatorio del debito pubblico - di G. Paletta
L’economia nelle relazioni congressuali dei segretari generali: Viglianesi - Firenze 9/12 febbraio 1958 - di P. Saija

Società
Immigrazione ultima frontiera del fanatismo? - di B. Casucci

La Recensione
Chi rappresenta chi - di P. Nenci

Il Ricordo
Per non dimenticarlo. In ricordo di Gianni Salvarani - di C. Fiordaliso

Inserto
Risorgimento Italia - di P. Nenci

Separatore

EDITORIALE

Un grande momento di democrazia e partecipazione

di Antonio Foccillo

Il 3, 4 e 5 marzo si vota nel pubblico impiego per le rappresentanze sindacali unitarie. Vanno ai voti circa 3.000.000 di lavoratori che eleggeranno i loro rappresentanti e questo evento è un momento importante per il movimento sindacale italiano perché ne misurerà il grado di rappresentatività in un momento in cui la politica è precipitata al minimo di credibilità, come testimonia la bassissima percentuale dei cittadini che sono andati a votare in Emilia Romagna ed in Calabria.

Questo grande momento di democrazia che vedrà la partecipazione dei lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego, dovrà avere una percentuale alta di votanti ed un voto forte per il sindacato confederale. La situazione in cui si va al voto è estremamente preoccupante: le difficoltà dell’economia, la disoccupazione sempre più vasta, l’aumento della povertà, la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni e il blocco contrattuale che nel pubblico impiego si protrae dal 2009 sono, nell’insieme, motivo di forte preoccupazione per il sindacato e le sue strategie di azione. Oltretutto il momento è difficile anche per le prospettive internazionali, infatti, il mondo democratico deve fare i conti con la minaccia globale di terrore preannunziata da parte dei fondamentalisti criminali dell’ISIS. Non voglio ripetere concetti già espressi delle difficoltà di governare questo terrorismo solo attraverso la forza e quindi prevedendo come strutturale la guerra al terrorismo, voglio, invece, evidenziare come questo fenomeno deleterio debba essere analizzato con le logiche di pensiero occidentale ma con l’ottica giusta di una lotta ferma, condotta con gli strumenti più adatti, iniziando dal dialogo con i Paesi Arabi moderati, perché siano loro a debellarlo.

Veniamo al tema. Di fronte ad un governo che – disconoscendo le forze sociali - ha sostanzialmente chiuso ogni confronto con le Organizzazioni sindacali, il voto dei lavoratori darà al sindacato la forza di imporre risposte utili e concrete collaborazioni per riaprire il dialogo interrotto che, ricordiamo, è lo strumento alla base della condivisione e della partecipazione sindacale e, quindi, del consolidamento di una realtà stabile nel gioco democratico, capace di affrontare qualsiasi riforma purché sia nell’ottica di dare a tutti i cittadini risposte concrete ai loro problemi primari. A margine ricordiamo che l’art. 46 della Costituzione «ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende». Ricordiamo anche che nel nostro sistema di relazioni industriali il principio partecipativo si esplica nei contratti collettivi e nelle relative discipline che garantiscono al sindacato diritti di informazione e consultazione. L’interruzione della contrattazione e relativi diritti sindacali rappresenta un’offesa alla democrazia come voluta dalla costituzione.

Il sindacato confederale, nonostante tutto, continua ad affrontare i temi che riguardano l’intera comunità: da quello della rappresentanza politica e sociale, i cui connotati sono quelli della piena partecipazione, del pluralismo del pensiero e del diritto alla contrattazione, per costruire una società più giusta e più equa e più rappresentativa di tutte le realtà. Inoltre non rinuncia a rivendicare spazi istituzionali di partecipazione dell’intera società, per ridare ai cittadini la consapevolezza che la politica può essere mediazione fra interessi e non il prevalere di uno su tutti. Il sindacato italiano ha una lunga tradizione, una storia significativa, di lotta al terrorismo, di conquiste sociali, di tutele, di dialogo e difesa delle Istituzioni che hanno reso civile questo paese. è bene ribadirlo. Il sindacato è uno dei pochi luoghi dove ancora gli uomini e le donne possono parlare, senza mediazioni e barrire virtuali, ma dal vivo, anche scontrandosi verbalmente e crescendo collettivamente. Di fronte a questa situazione in cui il governo rifiuta il dialogo, il sindacato deve attualizzare la sua strategia rivendicativa e sociale, ricercando nella società anche aggregazioni diverse, senza mai rinunciare alla sua storia di forza di progresso e giustizia sociale.

Deve far crescere nuove forme di dialogo e partecipazione. Per questo è importante il grado di consenso che, con il voto i lavoratori, daranno al sindacato confederale. Bisogna ribadire con forza che la Pubblica amministrazione con i suoi servizi è un bene per la collettività, anche e soprattutto in un momento di difficoltà economica. Perché la democrazia confermi la concordia civile, la solidarietà, la coesione e la giustizia sociale, valori tutti costituzionali, è necessario che i diritti politici dell’uomo come cittadino, siano accompagnati e sostanziati dai diritti sociali dell’uomo come lavoratore e cittadino. Per il sindacato e per la UIL, concettualmente di ispirazione laica e riformista, lo stato sociale, quindi la pubblica amministrazione, rappresenta la dimensione sociale che fa di un individuo un cittadino.

Vi è un attacco sistematico e sempre più violento da parte del governo nei confronti dei pubblici dipendenti, infatti, ancora una volta si prende a pretesto un fatto come quello dei vigili di Roma per scatenare l’ennesima offesa parolaia e normativa nei confronti dei pubblici dipendenti. Nel caso specifico, lo stesso ministro Madia ha sostenuto che i vigili assenti hanno formalmente rispettato le regole ed ha sostenuto l’esigenza di una normativa che colpisca anche chi nel rispetto delle regole produce un danno. Ma se si rispetta formalmente una legge e si procura un danno non è forse la legge sbagliata? Questa norma del procurare un danno rispettando formalmente una legge, però, dovrebbe valere per tutti. Non fa, forse, un danno alla collettività un governo che non investe nell’amministrazione pubblica e che, con i continui tagli, non consente di produrre servizi adeguati alla richiesta dei cittadini? In questo caso il legislatore pur rispettando la legge che lui stesso ha promulgato fa un danno alla collettività, lo stesso dicasi per un governo che non rinnova i contratti dei dipendenti pubblici dal 2010.

Noi pensiamo che si faccia danno alla collettività se non si valorizza la professionalità di chi lavora nel pubblico e se non si applicano anche al dipendente della P.a i provvedimenti favorevoli agli altri lavoratori. Nel caso dei vigili, poi, vi è stato un intervento unilaterale della controparte e penalizzante sul contratto integrativo di quei lavoratori. Non è questo il rispetto reciproco che si deve nelle corrette relazioni. Per una vera riforma della P.a. bisogna cambiare registro e cominciare ad affermare ì doveri ma riconoscere anche i diritti. La Uil forte della sua storia si presenta con la sua cultura del dialogo e del confronto che ha contrassegnato la sua vita e di recupero di quei valori che hanno fatto civile e democratico il nostro Paese.

La sua laicità, la sua libertà di azione e di pensiero, la sua cultura laica sono un riferimento, secondo noi, per ridare ideali e motivazioni ed anche credibilità alla società, perché solo chi non accetta dogmi, quali che siano, è in grado di rappresentare, ma anche di far partecipare attivamente ognuno, con la sua coscienza e con il suo cervello, alla vita politica, economica e sociale.

La Uil, prima degli altri si è aperta al futuro, sia in termini ideologici, sia pragmatici e quindi non potrà mai essere accusata di conservatorismo, populismo o demagogia che dir si voglia. E’ un’organizzazione laica e tollerante che ha scelto il pluralismo, della non demonizzazione del pensiero altrui, anzi si è battuta per affermare il diritto di ognuno di poter esprimere le proprie idee. E’ stata determinante nei processi di innovazione e modifica delle stantie posizioni conservatrici del sindacato. La UIL è nata per contrastare egemonie, dogmi e ideologie. Ha scelto la strada dell’indipendenza e dell’unità, sempre nella convinzione di essere in grado di competere con gli altri sulla base delle proprie idee e della propria capacità interlocutoria. La storia della Uil e le su idee possono consentirle di proporsi ancora come fattore di cambiamento e innovazione.

Proprio nella Pubblica Amministrazione la Uil continuerà a rivendicare una riforma che sia a favore dei cittadini, investendo risorse, valorizzando le professionalità, dando dignità ai lavoratori pubblici e rinnovando i contratti. La pubblica amministrazione ha bisogno di riforme che cambino e semplifichino le procedure; ha bisogno di nuova occupazione e stabilità per le migliaia di lavoratori precari che da anni lavorano senza nessuna prospettiva; ha bisogno di valorizzare chi ci lavora; ha bisogno di investimenti; ha bisogno di efficienza, modificando l’impostazione dell’attuale organizzazione del lavoro; ha bisogno di rinnovare i contratti; ha bisogno di avere gli stessi obblighi contrattuali, economici e normativi dei lavoratori privati.

Si deve aprire una nuova stagione di relazioni in modo che autonomamente, lavoratori, sindacati ed amministrazioni possano insieme definire le condizioni e gli strumenti per migliorare i servizi, delegificando i processi che hanno ingabbiato sia le relazioni che la contrattazione. I lavoratori per prima vogliono una pubblica amministrazione efficiente e con loro la Uil che si batterà come ha fatto in questi anni difficili per cambiare in meglio le cose.

Noi della Uil vogliamo una P.A. che sia un valore aggiunto per l’intero sistema semplificando le procedure e delegificando molti provvedimenti, che si avvii un processo di miglioramento professionale attraverso la formazione è una ricostruzione delle carriere, eliminando tutte le forme di consulenza, e valorizzando le tante professionalità esistenti nella P.a.

La Uil, infine, chiederà che si ripristini la contrattazione, per questo ha avanzato una proposta di riforma del salario che al primo posto metta i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, ricercando i finanziamenti tagliando gli sprechi ed il malaffare. Inoltre chiede che la contrattazione di secondo livello ritorni ad essere reale utilizzando anche i risparmi di gestione.

Come si dice sui nostri manifesti, siamo determinati a continuare la nostra battaglia, siamo concreti con le nostre proposte, siamo per l’innovazione, e siamo coerenti con la nostra storia.

Quindi lavoratori e lavoratrici il 3,4 e 5 marzo votate e votate la UIL

Separatore

Il 2015 deve essere l’anno dei contratti, nel pubblico come nel privato. Intervista a Carmelo Barbagallo, Segretario generale Uil

di di Antonio Passaro

Il 3,4 e 5 marzo si voterà per le elezioni delle RSU nel pubblico impiego. Un appuntamento decisamente importante per testare il consenso del sindacato confederale tra i lavoratori. Come si è preparata la UIL a questo evento?

La tornata elettorale per il rinnovo delle Rsu del 3, 4 e 5 marzo ha visto impegnata la UIL in uno sforzo organizzativo e in un’azione sindacale che certamente la faranno crescere. Il numero delle liste presentate è aumentato in tutte le categorie coinvolte. E questo è un segno della vitalità di tutta l’Organizzazione, ma è anche una solida premessa su cui fondare le nostre speranze di successo per una UIL più forte al servizio delle lavoratrici e dei lavoratori, dei giovani e delle giovani, delle pensionate e dei pensionati.

Si avverte l’esigenza di una riforma che avvii un processo di modernizzazione della Pubblica amministrazione. Cosa fare perché il Sindacato sia protagonista di questa svolta?

Le elezioni per il rinnovo delle Rsu nel pubblico impiego devono essere anche l’occasione per iniziare a riformare la pubblica amministrazione. E per realizzare una riforma della P.A., dobbiamo fare un patto con i cittadini contro la burocrazia politica, dobbiamo ‘fare male’ alla burocrazia politica e non dare problemi alla cittadinanza e agli utenti. Se vogliamo evitare che i pochi fannulloni abbiano il sopravvento, dobbiamo noi diventare baluardo della legalità, altrimenti ci tolgono tutti i diritti conquistati in questi anni.

Di recente sei stato in visita al carcere di Catanzaro. È stata l’occasione per fare una verifica sullo stato degli Istituti di pena italiani, ma anche per valorizzare il lavoro di una categoria di lavoratori del pubblico impiego.

Si è così. Chi sostiene che i dipendenti pubblici sono fannulloni venisse al posto di questi lavoratori che operano sotto organico e, a volte, in ambienti disumani anche per i carcerati, una condizione sanzionata dalla stessa Unione europea. Di recente qualcuno di loro, appartenente a un sindacato autonomo, ha sbagliato lasciandosi andare a commenti inaccettabili e ingiustificabili sulla morte di un detenuto. Non si può, tuttavia, utilizzare questo episodio come alibi per colpevolizzare genericamente la categoria. Peraltro, questo corpo di polizia - insieme a tutti gli altri dipendenti pubblici - è penalizzato anche dal mancato rinnovo del contratto di lavoro.

Ecco il punto: resta il vulnus del mancato rinnovo dei contratti. Come si può sanare questa ferita?

Il primo obiettivo deve essere quello di fare i contratti nel pubblico impiego. Il peggior datore di lavoro, nel nostro Paese, è lo Stato: siamo già alla seconda tornata contrattuale senza rinnovo. Ma oltre al danno c’è anche la beffa: nonostante non si rinnovino i contratti e si siano persi 300mila posti nel pubblico impiego, la spesa pubblica è aumentata. Dov’è il trucco? Io ritengo che ci siano troppi consulenti e troppi enti inutili come, ad esempio, l’Autorità garante del diritto di sciopero che nel 2013 è costato 7 milioni e mezzo di euro. Bisogna fare una spending review vera, a cominciare dal taglio di queste realtà inutili e delle 32mila stazioni appaltanti che, proprio perché troppe, sono anche fonte di corruzione. E poi se la prendono con i lavoratori del pubblico impiego che, nel corso degli anni, sono stati ingiustamente demotivati.

Anche nel settore privato devono essere rinnovati molti contratti, penso a quello dei bancari o dei chimici, ad esempio. È giunto il tempo di cambiare politica contrattuale?

Il 2015 deve essere l’anno dei contratti, nel pubblico come nel privato, affinché il lavoro sia valorizzato nell’interesse di tutti i cittadini. E noi, in questo anno, siamo pronti a fare i rinnovi sia nel pubblico sia nel privato anche con un nuovo modello contrattuale, che possiamo definire in corso d’opera, legato all’incremento del PIL. Peraltro, gli aumenti salariali servono per far riprendere l’economia in un Paese in cui il problema è rappresentato proprio dalla debolezza della domanda interna.

Niente contratti, ma anche niente investimenti, mentre il fronte europeo del rigore resta sempre saldo. Si può continuare così?

La politica sta dimostrando di essere incapace sia di spendere le risorse che l’Europa ci destina sia, conseguentemente, di fare investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture. L’austerità e il rigore ci stanno affossando e ci stanno facendo tornare indietro di 50 anni, mentre il Governo ci vuole togliere anche i diritti conquistati in questo stesso arco di tempo. E allora anche noi torneremo a fare ciò che facevamo 50 anni fa: lotte crescenti perché si rinnovino i contratti e si cambi questa disastrosa politica economica europea e nazionale.

Il Governo continua ad andare diritto per la sua strada senza tenere conto delle indicazioni che giungono da più parti. È così ha varato anche i decreti sul Jobs Act. Cosa si sarebbe dovuto fare?

Quello che il Governo ha fatto in materia di lavoro non va nella direzione giusta. Bisognava eliminare tutti i contratti di precarietà. Invece, sono rimasti quelli a tempo determinato a 36 mesi senza causale e si è estesa la possibilità di ricorrere ai voucher. Per quanto riguarda poi le collaborazioni fonti di precarietà, non è ancora chiaro se davvero spariranno o se ce le ritroveremo sotto altre forme. Inoltre, resta il fatto che si daranno decontribuzione e riduzione dell’Irap sino a 36 mesi senza che per le imprese ci siano vincoli o paletti sul fronte della stabilizzazione delle assunzioni. In sostanza, non si sarebbe dovuto perdere tutto questo tempo semplicemente per favorire i licenziamenti, compresi quelli collettivi, pensando che questa fosse la soluzione per l’economia del Paese. Il Governo sbaglia se ritiene di attivare la ripresa economica e l’occupazione con i decreti legge. Così non si cambia verso. Lo ribadisco: è necessario restituire potere d’acquisto ai lavoratori, rinnovando i contratti, e realizzare investimenti pubblici e privati. Queste sono le due strade da seguire.

Il tuo giudizio è stato molto duro. Pensi che le promesse non siano state mantenute?

Con questo provvedimento sul lavoro, il Governo non ha avuto rispetto dei giovani, che sono stati illusi dall’idea di presunte tutele crescenti mentre i contratti di precarietà non sono stati cancellati; non ha avuto rispetto dei lavoratori, a cui ha tolto diritti; non ha avuto rispetto del Parlamento, che aveva chiesto di non estendere la normativa ai licenziamenti collettivi. Questo Governo ha avuto rispetto solo della Merkel e degli imprenditori. Non si illudano, però, non ci rassegneremo: recupereremo con i contratti tutto ciò che ci è stato tolto con la legge. E faremo lotte crescenti e intelligenti, a partire dalle imprese che fanno profitti.

Un’ultima domanda. Hai proposto a Cgil e Cisl di organizzare il Primo Maggio a Lampedusa. Quali sono le ragioni di questa indicazione?

Noi riteniamo che questo sia l’anno giusto per celebrare il Primo Maggio a Lampedusa. Dobbiamo essere noi a sbarcare in quell’isola martoriata per dare solidarietà concreta ai cittadini e ai profughi. Nel nostro Mediterraneo c’è bisogno di cooperazione per evitare di esportare le guerre con i carri armati e di importare i terroristi con i barconi.

Valid XHTML 1.0 Transitional Valid CSS! [Valid RSS]