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APRILE 2009

LAVORO ITALIANO

Direttore Responsabile
Antonio Foccillo

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di Roma n.° 402 del 16.11.1984

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MARZO 2009

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SOMMARIO

Il Fatto
È ancora possibile essere ottimisti - di A. Foccillo
Intervista a Luigi Angeletti Segretario generale Uil. 1° Maggio all’Aquila - di A. Passaro

Sindacale
Il rinnovo dei Ccnl del settore alimentare e della cooperazione - di S. Mantegazza
Forum: La crisi nelle varie realtà regionali - di G. Cortese, W. Galbusera, G. Colamarco
Verso un'economa di piano: il ruolo del sindacato - di S. Di Luciano
La Formazione funziona se la gestiscono imprese e lavoratori - Daniela De Sanctis
In aumento scioperi e sanzioni nei servizi pubblici - di P. Nenci
Il Welfare State Scandinavo - di P. Maselli
Le novità in materia di sciopero - di A. Russo

Economia
La crisi economica - di A. Carpentieri
L'Europa la crisi finanziaria e la rivolta dei ricchi - di G. Paletta
Umberto D. - di A. Ponti

Società
Campagna: “Non aver paura, apriti agli altri, apriti ai diritti” - di G. Casucci

Il Libro
La Uil di Italo Viglianesi - di P.N.

Agorà
Un tema per tutti i gusti - di M. C. Mastroeni
Zone franche per la legalità - di S. Pasqualetto
Si vede la pagliuzza ma non la trave! - di G. Salvarani
I tempi dell’occupazione giovanile - di G. Zuccarello

Cultura
Leggere è rileggere - Thomas De Quincey: Confessioni di un oppiomane - di G. Balella
L’oggetto del contendere - di L. Gemini
E’ possibile oggi illustrare “La Divina Commedia” di Dante - Le opere di Vanni Rinaldi - di N. A. Rossi

Inserto
Levatrice è stata la guerra fredda - di P. Nenci

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IL FATTO

E’ ancora possibile essere ottimisti!

Di Antonio Foccillo

Due fatti hanno contrassegnato questo periodo: uno drammatico, quello del terremoto, e uno meno, ma che ha segnato lo stato delle relazioni industriali di questo paese, l’accordo con la Confindustria del 15 aprile 2009.

Partiamo dal primo. Il terremoto in Abruzzo ha, ancora una volta, avviato la solita retorica mediatica con dispendio di mezzi come avviene sempre in queste occasioni. Si sono accese le luci dei riflettori ed i mass media con enfasi hanno descritto ed amplificato le mille disgrazie personali sempre, però, con una mancanza di discrezione e a volte con interviste che squalificano chi le fa, a persone che in quel momento sono fragili e non hanno la lucidità per rispondere. Ma, alla fine, la domanda che ci si deve porre è se questa è informazione o è solo un modo per tenere alto l’audience? La risposta credo è ovvia. Altra ritualità che si ripete è la passerella dei politici e dei rappresentanti del governo che vanno a dare conforto ed a dichiarare le loro promesse che, il più delle volte, non si realizzeranno e chi le fa lo sa bene. Tutti gridano: presto e subito! Ma poi si spengono i riflettori e le persone restano abbandonate a se stesse. Quello che mi ha colpito, in questo drammatico frangente e che vorrei mettere in risalto, è l’estrema dignità di un popolo, quello abruzzese che, anche in un momento di dolore e disperazione, ha saputo reagire con molta forza e coraggio. Non si sono ripetute scene di micro e macrodrammi come in altre occasioni, ma anche coloro che sono stati colpiti da profonde disgrazie personali, cioè di chi ha perso famiglia, casa, auto ha reagito con forza, affrontando la disgrazia e imponendosi la volontà di ricominciare. Quello abruzzese è un popolo laborioso, anche un po’ chiuso, ma fatto di gente coriacea e forte come gli alberi della loro terra. Si piegano agli eventi, ma non si spezzano. Questa forza di tante persone è una dimostrazione che il nostro Paese non è alla deriva come sempre si scrive o si descrive, ma può contare su tanti uomini e donne che anche di fronte alle avversità non chiede carità o assistenzialismo, ma solo di essere messo in condizione di ricominciare a lavorare per ricreare futuro, speranza e ricchezza per sé e per il Paese. L’altro fatto importante da sottolineare è la grande generosità degli italiani, che, come sempre, hanno fatto la corsa a raccogliere aiuti da destinare alla popolazione in difficoltà. Anche questo è un dato significativo del carattere degli italiani che nel momento di bisogno sono pronti a fare la loro parte e ciò dimostra che esiste ancora nel popolo quel senso di solidarietà e coesione che è fondamentale in una comunità. Detto questo, però, come non sottolineare che vi è una parte del paese, che in questi anni ha lavorato solo per arricchirsi personalmente, senza minimamente rispettare le regole e pagando tangenti per soddisfare la propria sede di guadagno? Come si può non pensare a come sono stati costruiti alcuni palazzi ed addirittura quelli pubblici che poi si sono sbriciolati come neve al sole? Questa è l’altra faccia della medaglia della nostra Italia e della contrapposizione di filosofie fra chi pensa a lavorare e chi pensa ad arricchirsi. Anche da questa tragedia viene fuori la necessità che le forze di rappresentanza collettiva devono cercare, con forza di perseguire, abbandonando la logica perversa di un’economia senza regole e della finziarizzazione della stessa che ha prodotto tanti danni, obiettivi di coesione, di partecipazione, di emancipazione e soprattutto di ripristino di valori e ideali per uscire dall’inaridimento e dall’apatia. E’ questo il senso della manifestazione del 1° maggio di quest’anno all’Aquila. In un recente articolo, Eugenio Scalfari, ha sostenuto delle cose che possono essere condivise: “Si dice che ormai non c’è più differenza tra destra e sinistra, Si inventano nuove classificazioni, per esempio quella tra progressisti, moderati, conservatori. Discorsi inutili e abbastanza noiosi. Scolastici, lontani dalla realtà. Il tema di oggi è il rapporto tra i grandi ideali della modernità: libertà, uguaglianza, fraternità. L’ho scritto altre volte: l’età moderna è nata da questo trittico di principi e ha dato segnali di decadenza tutte le volte che quel trittico si è indebolito nelle coscienze e nella politica. Il tema di oggi è quello di ridurre le disuguaglianze senza mettere a rischio la libertà. Questo distingue la sinistra dalla destra. Bisogna tradurlo in atti politici. Bisogna superare l’indifferenza e l’apatia. Bisogna resistere per costruire il futuro.” L’altro evento è stata la sottoscrizione dell’accordo sulle nuove regole contrattuali con la Confindustria. Si è ripetuto il copione dei precedenti. E’ pur vero che non poteva essere così visto che questo concludeva l’iter, ma si pensava che almeno qualche ripensamento ci sarebbe pur stato, vista la presenza al tavolo fino alla fine della Cgil. Abbiamo già visto in precedenza i riflessi che si possono determinare per questa non scelta della Cgil. Si può così commentare: errare è umano, perseverare è diabolico. Cosa succederà nella fase della preparazione delle piattaforme e nelle eventuali trattative? Come si può sperare che datori di lavoro e Uil e Cisl possano cambiare idea?

Il rischio dell’atteggiamento di rifiuto a trovare una forma di accordo sui contenuti, come fino ad oggi, ha fatto la Cgil rischia di imboccare una via di non ritorno. L’atteggiamento che un sindacato deve tenere in una trattativa, se non condivide una posizione o il merito di un contenuto e non fa prevalere l’aspetto ideologico, è quello di sforzarsi di trovare, con pazienza, le modifiche opportune. Altrimenti si indebolisce l’opera di mediazione propria del ruolo stesso di negoziatore, senza la quale esso viene meno alla sua funzione. Il continuare a dire no sempre, a prescindere, non fa che allontanare l’obiettivo di concludere e raggiungere l’obiettivo che ci si era prefissato all’inizio della trattativa. Il lavoro di un sindacato è questo. Non bloccarsi mai. Discutere, confrontarsi, trovare soluzioni, fare proposte e quando vede il buio, perché sembra che non vi siano soluzioni, ricominciare con pazienza da capo fino a trovare la definitiva mediazione.

“No, non credo’’ che, da parte della Cgil, ci sarà un ripensamento sul nuovo modello contrattuale. E’ la convinzione espressa dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, in occasione di un convegno sulle relazioni industriali, nel quale ha ribadito come, a suo parere, quello sui nuovi assetti contrattuali sia “un buon accordo, darà buoni frutti e ci farà uscire in modo più rapido dalla crisi’’. Quanto ai sindacati ha concluso: “quelli che hanno un futuro sono quelli partecipativi’’.

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1° Maggio all’Aquila. Intervista al Segretario Generale della Uil Luigi Angeletti.

di Antonio Passaro

Angeletti, all’inizio del mese di aprile, un terribile terremoto ha squassato la terra abruzzese. Molte vite spezzate, danni enormi, un tessuto economico e occupazionale da ricostruire. Il Sindacato si è subito mobilitato

Siamo tutti addolorati per la tragedia che ha colpito l’Abruzzo e vogliamo essere vicini alla popolazione di quella regione con la nostra disponibilità a collaborare per interventi di assistenza rapidi ed efficaci. Insieme a Cgil e Cisl abbiamo subito avviato una campagna per la raccolta fondi da destinare, tempestivamente ed efficacemente, a tutti coloro che hanno subito lutti e danni personali e materiali. Ci siamo anche attivati per consentire a chiunque lo desideri di destinare il corrispettivo di un’ora del proprio lavoro verso concreti progetti di assistenza.

E si è anche deciso di “spostare” il Primo Maggio proprio a L’Aquila

Sì, il Primo Maggio a L’Aquila sarà una manifestazione di solidarietà a cui Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di dar vita per esprimere, anche in questo modo, vicinanza concreta a quelle popolazioni colpite dal sisma. E’ del tutto evidente che sarà una manifestazione ben diversa, nel numero dei partecipanti e nelle modalità di svolgimento, da quelle che si sono realizzate in passato. Molti abruzzesi hanno perso i propri cari, le proprie cose ma anche il proprio lavoro e nella giornata del Primo Maggio non credo ci fosse altra soluzione che recarsi a L’Aquila per dare corpo alla solidarietà tra tutti i lavoratori, valore che quella ricorrenza evoca in tutti noi. Siamo certi che questa scelta sia compresa e condivisa anche dagli amici e compagni di Siracusa dove, inizialmente, si sarebbe dovuto svolgere il comizio nazionale di Cgil, Cisl e Uil.

Veniamo alle questioni sindacali in senso stretto. Lo scorso 15 aprile, è stato firmato con Confindustria l’accordo attuativo per la riforma del sistema contrattuale. Può iniziare una nuova fase delle relazioni industriali?

Non c’è dubbio: i  nuovi contratti si faranno solo secondo le nuove regole stabilite. Nel merito, come abbiamo più volte ribadito, l’intesa punta ad una crescita dei salari reali che, in questi ultimi anni, hanno subito le conseguenza di una pessima ed inefficace distribuzione dei redditi. Eliminando l’inflazione programmata e introducendo l’indice Ipca, la dinamica salariale non sarà più legata ad una decisione “politica” ma sarà il frutto di una valutazione economica oggettiva. Basterà questo aspetto a consentire, con il contratto nazionale, una crescita dei salari superiore a quella ottenuta sino ad oggi. Inoltre, il meccanismo di incentivazione fiscale determinerà una capilarizzazione della contrattazione di secondo livello. Si dovrebbe così iniziare a spezzare quella spirale “bassi salari- bassa produttività” che ha nociuto ai lavoratori, alle imprese e anche al sistema economico nel suo insieme.

E’ forse il caso di ribadire anche un altro concetto. C’è più d’uno che, a proposito di riforma del sistema contrattuale, continua a parlare di “accordo con il Governo”. Vogliamo fare chiarezza su questo punto?

Quello sulla riforma del sistema contrattuale non è un accordo con il Governo. L’intesa, dopo una lunga trattativa che ha coinvolto le parti sociali interessate, è stata sottoscritta da Uil, Cisl e da tutte le Organizzazioni datoriali. Solo l’atto conclusivo dell’intera vicenda si è svolto a Palazzo Chigi e la firma da parte del Governo - apposta peraltro senza particolari entusiasmi - è stata una firma per adesione, in considerazione della qualifica di datore di lavoro del pubblico impiego. L’Esecutivo poi, sempre su nostra richiesta, si è impegnato a mettere in atto le agevolazioni fiscali che favoriranno la diffusione della contrattazione di secondo livello. Parlare dunque di “accordo con il Governo” può essere fuorviante.

Anche in questa circostanza la Cgil non ha firmato. Perché?

Bisognerebbe chiederlo a loro. Io dico solo che non potevamo più aspettare la Cgil: sarebbe stato un grave danno per i lavoratori e per il Sindacato. Quali saranno poi i rapporti tra i Sindacati confederali sarà solo il tempo a dirlo. Anche qui voglio semplicemente ricordare che contratti nazionali di categoria ne sono stati già sottoscritti più d’uno senza la Cgil che ha deciso di non firmarli: l’ultimo, meno di un anno fa, nel settore del commercio. Non mi pare che sia accaduto nulla di stravolgente; anzi, grazie a quei rinnovi, soni aumentati i salari di tutti i lavoratori di quella categoria, anche degli iscritti alla Cgil.

Cambiamo argomento e parliamo della crisi occupazionale. Nel corso di una conferenza stampa la Uil ha presentato alcune proposte. Puoi ricordarle sinteticamente?

Noi pensiamo che, in questa fase, occorra adottare soluzioni che tengano “legati” i lavoratori alle proprie aziende: ecco perché abbiamo proposto una moratoria dei licenziamenti. In particolare, pensiamo che bisogna incentivare questa moratoria prevedendo consistenti sconti contributivi a favore delle imprese che non licenzino. Si tratterebbe di istituire un bonus previdenziale da modulare soprattutto a vantaggio di coloro che rinnovano i contratti dei dipendenti con contratto a termine. E’ una formula più vantaggiosa rispetto a quella del bonus fiscale perché il pagamento dei contributi può essere modulato offrendo un vantaggio immediato alle imprese, mese per mese.

Peraltro una delle vostre proposte è già stata accettata e realizzata. Di cosa si tratta?

Sì, è passata un’interpretazione che consente un diverso sistema di calcolo per la fruizione della cassa integrazione ordinaria. In sostanza, mentre in passato era sufficiente essere collocato solo alcuni giorni in cassa integrazione, in una data settimana, per contabilizzare come fruita l’intera settimana, con questa nuova interpretazione, si sommeranno tutti i singoli giorni di cassa integrazione e si dividera’ la somma per 5 o per 6 - a seconda se si tratti di settimana corta o no - cosi’ da ottenere il numero preciso ed effettivo delle settimane di cassa integrazione fruite. In tal modo, questo importante ammortizzatore sociale può essere utilizzato per un periodo più lungo rispetto al passato. E in una fase così delicata avere a disposizione più cassa può essere decisivo per il futuro dei lavoratori.

Chiudiamo con un omaggio ad una grande italiana: in questo mese Rita Levi Montalcini ha compiuto 100 anni. Qual è il tuo augurio?

A Rita Levi Montalcini vanno gli auguri miei personali e della Uil: il suo centesimo compleanno ha accomunato tutti in un giorno di festa. La passione con cui ha svolto e svolge il suo lavoro è di esempio per tutti noi e deve esserlo, in particolare, per i giovani. In lei apprezziamo la capacità di dare concreta testimonianza ai valori di dedizione, di libertà e di laicità. Una grande donna, un’eccezionale scienziata che, forte della sua storia personale, oggi, sa indicarci la strada per il futuro della ricerca e del progresso.

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