Un nuovo Risorgimento sulla base dei valori della Resistenza
APRILE 2019
Intervista a Carmelo Barbagallo
Un nuovo Risorgimento sulla base dei valori della Resistenza
di   Antonio Passaro

 

Segretario, nel mese di aprile il Governo ha varato il Def. Non sembra che in quel documento trovino adeguato spazio le rivendicazioni di Cgil, Cisl, Uil. Cosa fare per sottolineare le richieste sindacali?

Noi vogliamo confrontarci con il Governo per chiedere che nel Def siano postate le risorse necessarie alla riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti e pensionati, all’adeguamento per le pensioni, alla realizzazione delle infrastrutture, al rinnovo dei contratti dei dipendenti del pubblico impiego. Non ci sono le risorse? Si intervenga sull’evasione fiscale, ce n’è tanta da recuperare. Peraltro per la ripresa economica del nostro Paese, è chiaro ormai che bisogna restituire potere d’acquisto ai lavoratori dipendenti e ai pensionati: lo sostiene persino Confindustria. Se tutto questo non ci sarà, proseguiremo la nostra mobilitazione.

 

Cosa dovrebbe fare il Governo per evitare questa mobilitazione?

Lo ribadisco: se vogliono evitare che si arrivi a un eccesso di mobilitazione, con conseguenti ulteriori danni per il Paese, il Governo ci deve convocare per un confronto. Noi non vogliamo dichiarare guerra a nessuno; abbiamo semplicemente presentato una piattaforma e, sulla base del nostro progetto, vorremmo discutere con il Governo per uscire dalla crisi.

 

Intanto, però, c’è già un lungo elenco di iniziative di categoria programmate per i prossimi due mesi…

Certo, perché ogni singolo settore vuole mettere in evidenza le specifiche necessità e le proprie proposte per uscire dalla crisi. Le Confederazioni condividono e sostengono questo percorso che va dal pubblico impiego ai metalmeccanici, dai pensionati al settore agroalimentare, fino alla grande manifestazione per il Sud che si terrà il 22 giugno a Reggio Calabria. Noi chiediamo provvedimenti che puntino allo sviluppo del Paese perché sino a quando il Pil non supererà il 2% non avremo le risorse per pagare il debito né per rilanciare l’economia. E in questo quadro, lo ribadisco, non è chiaro quali siano gli obiettivi del Def. Cosa intendono fare sul capitolo delle tasse? Pensano davvero che si possano eliminare le detrazioni? Noi vorremmo discutere di questi argomenti con il Governo per una vera ed efficace riforma fiscale. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: bisogna innanzitutto ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti, i cui salari sono più bassi della media europea mentre il costo del lavoro è più alto, e ai pensionati, che pagano il doppio delle tasse versate mediamente dai pensionati in Europa. Servono, inoltre, risorse per rinnovare i contratti nel pubblico impiego, per adeguare le pensioni e per rilanciare l’economia, così da evitare che i giovani vadano via dal nostro Paese.

 

Intanto le categorie della scuola hanno firmato un’intesa con il Governo che dovrebbe spianare la strada al rinnovo del contratto di quel settore. E così lo sciopero già proclamato è stato revocato. Soddisfatto?

Ancora una volta la forza del dialogo e della contrattazione vince su tutto. L’intesa per la scuola, raggiunta tra il Governo e i Sindacati di categoria, ai quali va il nostro riconoscimento per l’impegno profuso, spiana la strada a risultati importanti per i lavoratori del settore. Viene riconosciuto il valore unitario, nazionale e pubblico della scuola e si pongono le premesse sia per rinnovare i contratti in modo dignitoso sia per salvaguardare i precari. Ora, bisognerà lavorare, da un lato, per mettere in pratica l’intesa raggiunta e, dall’altra, per ottenere lo stesso risultato anche per gli altri comparti del pubblico impiego.

 

E poi ci sono categorie come la sanità privata che attendono il rinnovo del contratto da 12 anni…

È una vergogna: i lavoratori della sanità privata sono da troppi anni senza contratto. Datori di lavoro che si rifiutano di contrattare non sono certo da portare ad esempio. Le controparti devono sempre incontrarsi con il Sindacato per rinnovare i contratti. Io, poi, sono convinto che dovremo batterci per ottenere un contratto unico nel comparto della sanità.

 

Cgil, Cisl e Uil e Confindustria hanno firmato l’Appello per l’Europa, rivolto ai cittadini e ai politici, per una crescita economica sostenibile e per la giustizia sociale. Come si possono sintetizzare i contenuti di questa intesa?

“Per un Paese del lavoro che vorremmo, in un’Europa del lavoro che vorremmo”. Potrebbe essere questo lo slogan per sintetizzare i contenuti dell’Appello firmato con Confindustria. Le parti sociali propongono un progetto su cui fondare la nuova Europa, perché quella disegnata dai Padri fondatori non si è realizzata. A tal proposito, noi siamo convinti che se non si fanno investimenti pubblici e privati, se non si creano le condizioni per il lavoro e per le politiche sociali, l’Europa non funzionerà.

 

Un tema alla ribalta della cronaca continua a essere quello del cosiddetto salario minimo. Ci sono delle proposte di legge in campo e c’è la prospettiva di un confronto con il Governo. Vuoi ricordare la posizione della Uil su questo capitolo?

Noi riteniamo che questa sia una materia da lasciare alla contrattazione tra le parti sociali che già stabilisce quali sono i minimi salariali, definiti per l’appunto da ogni singolo contratto, applicati nel nostro Paese. Basterebbe estendere questi minimi erga omnes così da poterli applicare anche a quei lavoratori che non hanno tale garanzia.

 

Anche innovazione e impresa 4.0 sono argomenti che suscitano proposte e dibattito. In questo quadro si è parlato anche di riduzione dell’orario di lavoro. Che ne pensi?

È da tempo che sosteniamo la necessità di ridurre l’orario di lavoro per far fronte agli effetti dell’innovazione e dell’impresa 4.0 sugli assetti occupazionali. Così come sono anni che puntiamo alla redistribuzione degli incrementi di produttività, da ottenere con il benessere lavorativo. Riteniamo, tuttavia, che questa strada debba essere percorsa, prioritariamente, facendo leva sulla contrattazione. Le parti sociali devono farsi carico di questo impegno, i Governi devono mettere a disposizione gli strumenti della fiscalità per sostenere questa strategia

 

L’impegno della Uil continua a essere ripagato dai brillanti risultati conseguiti sul terreno della rappresentanza. Nelle elezioni per il rinnovo delle Rsu all’Ilva di Taranto, ad esempio, la Uilm ha fatto registrare un vero e proprio record. Come giudichi questa vittoria?

Ancora una volta, da ben 26 anni a questa parte, la Uilm si conferma prima Organizzazione all’Ilva di Taranto, il più grande stabilimento italiano e il più grande impianto siderurgico europeo. Il risultato è davvero eccezionale, non solo per la sua continuità, ma anche perché maturato in un contesto di particolare difficoltà, successivo all’accordo che ha sancito il passaggio di proprietà alla Mittal e in costanza di un’irrisolta problematica ambientale su cui richiamiamo azienda e Istituzioni a intervenire in via definitiva. Peraltro, questo successo si colloca nell’ambito di un andamento positivo che le liste della Uil stanno facendo registrare un po’ in tutti i luoghi di lavoro e che conferma quanto rilevato anche da soggetti terzi, e cioè che la nostra Organizzazione gode di ottima salute.

 

Anche nel settore pubblico, infatti, la Uil ha ottenuto, di recente, un altro grande successo…

È proprio così. Nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio superiore del Ministero dei Beni culturali, la Uilpa è risultata la prima Organizzazione e uno dei suoi candidati ha ottenuto il maggior numero di consensi. È un successo di cui andiamo orgogliosi perché premia l’impegno di una categoria intera in una realtà, come quella del pubblico impiego, caratterizzata da grandi difficoltà, a cominciare dal mancato rinnovo dei contratti. Questo esito positivo ci rafforza, dunque, anche in vista del confronto che chiediamo al Governo di aprire al più presto per puntare a un risultato economico in grado di valorizzare il lavoro pubblico.

 

Un’ultima domanda. Anche quest’anno sei stato in piazza a Milano per il 25 aprile. È un momento delicato in cui riemergono alcune manifestazioni ed espressioniinneggianti al fascismo. Perché accadono questi episodi?

Non basta celebrare, ma bisogna impegnarsi affinché quello che è successo in passato non si ripeta più: non siamo ancora immuni da questo rischio. Ecco perché come ha detto il Capo dello Stato, ci vuole un nuovo Risorgimento sulla base dei valori della Resistenza. Bisogna costruire, insieme ai giovani, una nuova democrazia, nel nostro Paese e in Europa, che sia permeata di questa cultura. Se ancora oggi, infatti, ci sono rigurgiti neo fascisti da parte di soggetti che non hanno conosciuto nulla di quel periodo, probabilmente ciò accade perché la scuola e la cultura non sono riuscite a evidenziare le negatività del Ventennio. Bisogna vigilare e diffondere i valori della democrazia e del lavoro. La libertà non deve mai essere disgiunta dal lavoro e dalla capacità di essere indipendente economicamente. 

 

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