Dialogo possibile fra una lavoratrice di un call center ed il figlio di pochi
anni
MARZO 2019
Speciale 8 marzo
Dialogo possibile fra una lavoratrice di un call center ed il figlio di pochi anni
di   F. Balestri

 

SPECIALE 8 MARZO

La parola alle nostre donne

 

Un 8 marzo per incontrarci, per confrontarci, per riflettere sulla condizione della donna, nel mondo del lavoro e nella società, nel nostro paese ed in ogni contesto del mondo. L’abbiamo fatto anche quest’anno in numerose iniziative sindacali, unitarie o di sigla, con molti appuntamenti dove ci siamo trovate. Le esperienze sono diverse, anche le analisi e gli accenti sono spesso molto differenti, ma c’è un comune sentire: è necessario che la mobilitazione delle donne sia costante e quotidiana per affermare i pari diritti, la piena dignità, la costruzione di una società che assicuri pari opportunità e realizzi politiche di genere. Abbiamo allora deciso di aprire le pagine di questo mensile della Uil alle voci delle donne, chiedendo un contributo, alle amiche e compagne che, in occasione dell’ultimo congresso confederale, sono state chiamate a far parte del Consiglio Confederale Nazionale, in quando delegate di base. Vi invitiamo a scorrere questi loro contributi, per avere un’idea di come è vario, poliedrico e ricco il mondo delle donne impegnate nel sindacato.

 

Dialogo possibile fra una lavoratrice di un call center ed il figlio di pochi anni

 

Mio figlio l’altro giorno mi ha chiesto:

“Mamma, ma tu che lavoro fai?”

“Lavoro in un call center tesoro.”

“E cosa vuol dire?” Mi ha incalzata lui.

“Vuol dire che rispondo al telefono a persone che hanno un problema o che hanno bisogno di informazioni.”

“Ma ti trattano bene? Perché a volte quando torni a casa sei arrabbiata e poi mi sgridi per tutto”.

“Lo so piccino, purtroppo non è semplice rispondere in poco tempo a tante richieste. Da un lato ci sono i clienti con le loro esigenze e dall’altro i miei referenti che mi pressano. Tutto questo è molto stressante e a volte la mamma perde la pazienza, ma non può arrabbiarsi in ufficio, altrimenti non le rinnovano il contratto e poi sì che siamo nei guai!”

“Mmmm ho capito, ma perché non vieni quasi mai a prendermi o ad accompagnarmi all’asilo? Le altre mamme lo fanno.”

“Tesoro mio, facendo i turni spesso arrivo a casa che tu sei già a letto, oppure esco che tu ancora dormi. Però, tranquillo, vengo sempre a rimboccarti le coperte e a darti un bacio. Lo sai che facendo delle ore in più la mamma riesce ad avere i soldini che ci servono.”

“Uffi, ma il giorno di Natale festeggiamo tutti insieme, con i nonni e con papà?”

“Mi piacerebbe piccolo, devo vedere che turno mi assegneranno e lo sapremo solo la settimana prima di Natale. Non essere triste però, se la mamma dovesse lavorare quel giorno potrebbe comprarti il camion dei pompieri che ti piace tanto.”

“Va bene mamma, però io spero che tu non lavorerai!”

 

Può sembrare un dialogo surreale, ma in realtà è quello che una mamma lavoratrice di un call center affronta ogni giorno, fra turni impossibili, flessibilità esasperate, stipendi da fame, precarietà e la legittima voglia di stare con i propri cari.

 

 

* Rsu Uil – Settore Tlc

 

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