Sempre più incertezza nei cieli italiani
FEBBRAIO 2019
Sindacale
Sempre più incertezza nei cieli italiani
di   Simone De Cesare

 

 

Dopo la lunga attesa per il piano di salvataggio per la ex-compagnia di bandiera Alitalia in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017 la situazione è…. “continuiamo ad aspettare!”. Nonostante le roboanti dichiarazioni che il Governo sin dalla sua formazione ha sempre esternato sul salvataggio della compagnia dopo quasi un anno dalle ultime elezioni politiche non capiamo ancora quale sia la direzione intrapresa. Lega da una parte e Cinque Stelle dall’altra nel Contratto di Governo da loro stipulato e siglato prima di entrare in carica hanno chiaramente dichiarato che Alitalia ed i suoi lavoratori non avrebbero avuto nulla da temere. La ricerca del partner che in quel periodo sembrava pressoché terminata data la presenza quasi solitaria in campo del colosso tedesco Lufthansa è stata rimessa in discussione. La posizione del precedente esecutivo che era quella di trovare una rapida soluzione per il “problema Alitalia” affidata alla gestione commissariale con chiaro mandato di venderla ristrutturata al miglior offerente è stata radicalmente modificata. Nonostante la riduzione dei costi e l’incremento dei ricavi che l’azienda gestita in maniera più oculata è riuscita a produrre, la perdita a fine anno è risultata di circa 300 milioni. Il lavoro svolto anche con il contributo ed i sacrifici di tutti i lavoratori che noi rappresentiamo in Azienda hanno dimostrato che l’Alitalia ha ancora un grande potenziale da sviluppare. 
 
Di questo la nostra organizzazione ne è sempre stata consapevole e si è battuta affinché la politica e soprattutto l’opinione pubblica capisse che il vero problema di Alitalia non era il costo del lavoro ne tantomeno i suoi dipendenti definiti e rappresentati da qualche giornale come palestrati sempre in vacanza con poca voglia di svolgere il proprio lavoro, ma da persone serie con una professionalità ed una accortezza, ognuno per il proprio settore di appartenenza tale da fare ancora la differenza. I problemi di quell’ Alitalia finita nuovamente con i conti in rosso erano da ricercare altrove. Tra Gennaio e Settembre i costi per leasing di flotta sono stati ridotti del 23% rispetto allo stesso periodo del 2017; rispetto al 2016 il costo dei leasing operativi è stato tagliato di 88 milioni. I costi dei fornitori sono scesi dell’8% per l’area manutenzione e del 5% per prodotti e servizi, rispetto al 2017. Inoltre alcune attività che venivano date in outsourcing diventando poi un ulteriore costo per l’Azienda come la manutenzione pesante degli aeromobili sono state internalizzate con l’intenzione di vendere questo prodotto di alta professionalità a terzi trasformando così altri costi in possibili ricavi. Abbiamo da sempre definito l’Alitalia un asset strategico per il nostro Paese per il turismo ed il trasporto merci. I dati statistici di un settore quello del trasporto aereo sono impressionanti, se da un lato i segni positivi davanti agli incrementi di passeggeri e merci son da più di 10 anni in costante crescita, dall’altro la deregolamentazione di questo settore ha visto crollare il numero dei lavoratori attivi all’interno dello stesso ed una paralisi della crescita dei salari dei lavoratori che operano dimostrando know how in tutte le professionalità. La concorrenza deve garantire lo stimolo affinchè non vi sia nessuno che usufruisca di aiutini particolari tali da spostare il risultato finale. Il riordino del settore è per noi prioritario e deve essere affiancato alla soluzione della vertenza Alitalia. Le regole per poter svolgere questo tipo di attività sono fondamentali. Non si può più accettare che la concorrenza avvenga appaltando lavori a ditte esterne spesso cooperative che applicano altri contratti di gran lunga inferiori a quello del settore di appartenenza generando quel famoso dumping. In questi anni abbiamo assistito ad una gara al ribasso del costo del lavoro come se questo fosse uno dei costi da eliminare anziché valorizzarlo ed incentivarlo investendo in esso.
 
La concorrenza sana va fatta sulla qualità del servizio offerto, sulla puntualità, sulla sicurezza, sulla puntualità e sulla formazione del proprio personale è li che se si è davvero bravi si fa la differenza. Il Governo quindi da una parte è sembrato quasi sostituirsi alle organizzazioni sindacali prendendo la titolarità di temi per i quali da anni la Uil e la UILtrasporti si sgolano senza che nessuno ascolti, lasciandoci in un primo momento perlomeno perplessi visto che dall’altra parte del tavolo c’era qualcuno che parlava la nostra stessa lingua e diceva di voler sistemare tutti quei temi rimasti irrisolti. Dopo quel primo incontro nel quale abbiamo ascoltato una lista lunga di buoni propositi tra i quali l’apertura di un tavolo permanente di confronto per essere costantemente aggiornati ed informati sull’andamento delle trattative Alitalia presso il Mise ed un altro tavolo dove affrontare la riforma del settore del trasporto aereo, la necessità di inserire una norma che come avviene già in altre realtà obblighi coloro che operano all’interno di questo settore di applicare come minimo il ccnl ed inoltre il rifinanziamento del fondo di categoria che in questi anni di innumerevoli crisi ha garantito ai tanti lavoratori che coinvolti dai fallimenti delle proprie aziende si sono ritrovati senza lavoro e senza soldi. Di tutto questo possiamo registrare solo un parziale rifinanziamento del fondo del trasporto aereo previsto solo per l’anno in corso e depotenziato del 50%. Del tavolo per il riordino del settore non è pervenuta traccia cosi del costante e a nostro giudizio costruttivo contatto per garantire il rilancio di Alitalia. In questi ultimi mesi abbiamo avuto solo due incontri con il ministro Di Maio a seguito di minacce di mobilitare il personale del settore  e di Alitalia visto che di giorno in giorno le testate giornalistiche riportavano nuove idee e possibili soluzioni in merito. Ad oggi il bilancio è che il governo ha coinvolto le Ferrovie dello Stato che hanno presentato l’offerta vincolante per Alitalia con la clausola di individuare un partner industriale tale da consentire di creare una sinergia ed un piano industriale da garantirne il successo finale. L’ad di FS Battisti ed il suo entourage si è messo in moto in tal senso, ma nonostante gli innumerevoli viaggi e contatti con i possibili pretendenti tra i quali cito Lufthansa, AirFrance, Delta, Swizzair ed Easyjet, con il passare dei giorni gli entusiasmi si sono un po’ raffreddati. Il prestito ponte che ha garantito fin qui la sopravvivenza dell’Azienda si sta lentamente consumando e la sua attuale restituzione è fissata per fine giugno. Nell’ultimo incontro tenutosi il 14 febbraio ci è stato nuovamente ribadito l’intenzione di rilanciare l’Alitalia di non volerla svendere e di mantenere i livelli occupazionali e salariali invariati come da noi sempre richiesto. Inoltre ci è stata prospettata la possibilità che anche attraverso l’ingresso del Mef e di altre aziende pubbliche tra cui forse Poste italiane si potrebbe superare il 50 % della proprietà della newco che andrebbe a formare la nuova azienda e che i partner industriali individuati per preparare il piano industriale sono l’americana Delta e la lowcost inglese Easyjet le quali avrebbero potuto prendere un ulteriore 40%. Inoltre la cassa depositi e prestiti potrebbe assistere l’operazione finanziaria per quanto riguarda l’acquisizione di nuovi aeromobili possibilmente di lungo raggio. La prospettiva che oltre a FS anche il Mef e forse Poste o altre grandi Aziende possano entrare nel capitale della nuova Alitalia superando il 50% ci lasciano ben sperare ma la Uil e la UILtrasporti chiedono che tutto ciò sia verificato al più presto. La prossima scadenza in agenda è il 23 marzo data in cui la cassa integrazione aperta per i lavoratori Alitalia è nuovamente in scadenza ed entro fine marzo aspettiamo anche la presentazione del piano industriale del quale abbiamo chiesto di essere coinvolti nella stesura, certi di poter dare un contributo tangibile alla realizzazione di questo progetto. Investire nel lungo raggio, che attualmente realizza il 50% del fatturato di Alitalia e va dunque sviluppato, nelle manutenzioni e nell’handling resta per noi prioritario al fine di salvaguardare tutti i lavoratori di Alitalia e le loro famiglie che in noi hanno riposto fiducia.
 
 
 
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