Siamo pronti a confrontarci!
GENNAIO 2019
Intervista a Carmelo Barbagallo
Siamo pronti a confrontarci!
di   Antonio Passaro

 

 

Barbagallo, il 2019 inizia nel segno del rinnovamento all’interno della Uil, in previsione delle nuove sfide. Il Consiglio confederale, all´unanimità, ha eletto Segretario Generale aggiunto, Pierpaolo Bombardieri, e ha votato a favore dell’ingresso in Segreteria Confederale del Segretario Generale della Uilm, Rocco Palombella. Sarà un sindacato più forte?
 
Con questa scelta, abbiamo rafforzato l´assetto della nostra Organizzazione. Ci attendono lunghi mesi di intenso impegno. Il Sindacato nel suo insieme e la Uil in particolare saranno soggetti a forti sollecitazioni e pressioni esterne. Ecco perché sarà necessaria una totale attenzione a questi temi e una completa dedizione al proprio lavoro sindacale. Pertanto, c´è bisogno, sin da subito, di certezze e di delineare con chiarezza le prospettive. La Segreteria nazionale della Uil, così definita, potrà affrontare questo difficile anno con ulteriore vigore, senza distrazioni sugli assetti organizzativi dei futuri vertici.
 
 
 
Alla fine dello scorso anno, Cgil, Cisl, Uil hanno avviato un percorso di mobilitazione a sostegno della piattaforma unitaria che ha registrato un alto consenso da parte dei lavoratori, pensionati e giovani durante le assemblee organizzate in tutta Italia…
 
Sì, c’è stato un importante momento di discussione delle proposte sindacali con i lavoratori e i pensionati italiani sul documento unitario consegnato nello scorso mese di dicembre al Presidente del Consiglio. Il premier Conte si era impegnato a dare continuità al confronto su alcuni capitoli indicati dal Sindacato. La legge di bilancio approvata, però, ha lasciato irrisolte alcune questioni fondamentali per lo sviluppo del Paese, a partire dai temi del lavoro, delle pensioni, del fisco, degli investimenti per le infrastrutture, delle politiche per i giovani, per le donne e per il Mezzogiorno.   
 
 
 
Seppur in ritardo, poi, la convocazione del Presidente del Consiglio è arrivata, a metà del mese di gennaio. Cosa vi siete detti?
 
Abbiamo apprezzato la convocazione del Governo e abbiamo ribadito le richieste contenute nella nostra piattaforma. A questo, punto, però apprezzeremmo di più se si aprissero i tavoli di discussione sui temi contenuti nel nostro documento. Aspettiamo di sapere se il Presidente del Consiglio convocherà le necessarie riunioni tecniche, perché è ancora possibile fare degli aggiustamenti. Noi siamo pronti a confrontarci. Alcuni problemi dell’economia del Paese restano irrisolti e noi vorremmo fare la nostra parte insieme a coloro che vogliono la ripresa dell’economia. Il premier ha dato la sua disponibilità a discutere, ma ora dovranno partire i tavoli sui punti della nostra piattaforma.
 
 
 
Per questo motivo è stata indetta la manifestazione nazionale del 9 febbraio?
 
Esatto, proprio per sostenere le nostre proposte e per chiedere di aprire un confronto serio e di merito con il Governo, Cgil Cisl Uil hanno indetto una grande manifestazione nazionale che si svolgerà, per l’appunto, a Roma. La piattaforma unitaria è stata condivisa dalla stragrande maggioranza dei nostri attivisti e dai lavoratori: vorremmo che il Governo si confrontasse con noi su questi temi. Il problema, infatti, non è solo quello di seguire insieme le vertenze aziendali, ma anche di sviluppare un’azione per la crescita dell’economia, dell’occupazione e della società. Peraltro, è notizia proprio di queste ore, le previsioni circa la partecipazione alla manifestazione sono talmente positive da averci indotto a cambiare luogo: non saremo più in Piazza del Popolo, ma in Piazza San Giovanni, decisamente più grande per accogliere le decine di migliaia di lavoratori, pensionati e giovani che confluiranno a Roma da tutta Italia. Tutto questo, poi, ci darà forza per discutere con il Governo sulla base dei contenuti della nostra piattaforma. Non possono pensare di fare a meno di noi perché il Sindacato è stato sempre una parte importante della società e ha sempre difeso i diritti e la democrazia per il bene del Paese. È esattamente lo spirito di questa manifestazione, che non sarà “contro”, ma “per”.
 
 
 
Quindi, nulla da dire “contro” il reddito di cittadinanza? 
 
In determinati contesti e per particolari situazioni, il reddito di cittadinanza rappresenta sicuramente un’apprezzabile opportunità per  coloro che non hanno alcuna forma di sostentamento. Tuttavia, è indispensabile definire un sistema che impedisca “furbate” o che favorisca il lavoro nero e irregolare. Inoltre, è fondamentale che questo strumento sia capace di coniugare il contrasto alla povertà con l’obiettivo dell’inserimento lavorativo, tenendo insieme queste due esigenze. Un Paese, infatti, può puntare a un modello di sviluppo efficiente e duraturo se si creano le condizioni per dare valore al lavoro. E, in quest’ottica, gli investimenti in infrastrutture, da un lato, e la riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, dall’altro, rappresentano le leve su cui insistere per ottenere questo risultato.
 
 
 
A questo proposito, la questione fiscale è un altro di quei capitoli rimasti senza risposta…
 
È uno dei punti che ci preoccupa maggiormente e su cui occorrerebbe intervenire subito. Proprio quella del reddito di cittadinanza dovrebbe essere l’occasione anche per affrontare il tema di un’equa ed economicamente efficiente riforma fiscale. Bisogna consentire, infatti, a lavoratori dipendenti e pensionati di avere maggior reddito a disposizione ai fini della crescita della domanda interna e, dunque, a beneficio della continuità produttiva e occupazionale delle aziende che lavorano per il mercato interno.
 
 
 
E su quota 100 qual è l’opinione della Uil?
 
Anche su quota 100 non siamo contrari: se si dà la possibilità a qualche lavoratore, che fosse interessato e che ne abbia i requisiti, di potersi finalmente godere la pensione, non possiamo che essere d’accordo. Il punto è che questo sistema crea delle disparità e noi vorremmo fossero appianate. Così come è strutturata, infatti, quota 100 molto difficilmente potrà essere fruita dalle donne, dai lavoratori del Sud e da quelli che hanno avuto lavori discontinui. Ho partecipato, di recente, a un’iniziativa dove erano presenti addetti al settore dell’edilizia e ho chiesto quanti avessero i requisiti per quota 100: nessuno dei presenti era in quella condizione. Invece, c’era chi aveva già 40 anni di contributi, ma 58 anni di età. Insomma, quel provvedimento va bene per alcuni, ma bisognerebbe trovare il sistema per estenderlo ad altri. A questo scopo, sarebbe utile proseguire nel lavoro che avevamo avviato con i precedenti Governi per l’individuazione delle altre categorie di lavori gravosi e per la separazione della previdenza dall’assistenza.
 
 
 
Intanto, i dati economici resi noti dall’Istat, ci dicono che il Paese è in recessione tecnica. Poiché anche la Germania rallenta, vuol dire che l’Europa sta continuando a sbagliare con le politiche di austerità?
 
Bisogna cambiare le regole e rilanciare l’economia: lo ribadisco, non si esce dalla crisi senza investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture, per il riassetto urbanistico delle città e per la messa in sicurezza del territorio.
 
 
 
Bisogna dare slancio alle grandi opere, dunque?
 
Noi siamo favorevoli alla realizzazione di tutte le grandi opere per la crescita del Paese: la politica dei “no” o il disquisire sul rapporto costi/benefici, non serve a nessuno. Se non si rimette in moto l’economia, se si resta fermi, i costi saranno altissimi. L’edilizia può essere il volano per rilanciare l’economia. Negli anni della crisi, il settore ha perso 700 mila posti di lavoro. Ebbene, si deve partire, subito, dall’attivazione delle risorse che sono già state stanziate, ma non ancora utilizzate, per creare 400mila posti di lavoro. Cosa si aspetta? Eravamo la quinta “economia” del globo e ora siamo regrediti: bisogna sbrigarsi e recuperare il tempo perduto.
 
 
 
C’è ancora molto da fare e tante criticità da risolvere, anche su altri fronti. La sicurezza sul lavoro, per esempio, ancora troppe morti bianche…
 
Sono tragedie inaccettabili che si ripetono sistematicamente un po’ ovunque nel nostro Paese: il cordoglio non basta più, bisogna agire. Prevenzione, formazione, partecipazione e sanzioni severe nei casi di incidenti reiterati: è su questi pilastri che occorre fondare una vera e propria politica della sicurezza. Il Governo deve farsi promotore, d’intesa con le parti sociali, di una politica nazionale per la sicurezza sul lavoro, perché oltre al dolore per la perdita di vite, ci addolora anche il fatto che gli appelli a garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro non vengano ascoltati. I dati dell’Inail di inizio anno confermano, purtroppo, una crescita degli infortuni e delle morti sul lavoro, oltreché delle malattie professionali. È un fatto gravissimo e chiederemo che tale questione diventi un capitolo fondamentale del confronto con le imprese e il Governo sui temi del lavoro.
 
 
 
Un’ultima domanda. I dati dell’Aran danno in crescita le Rsu della Uil in tutti i comparti del pubblico impiego
 
La certificazione dei dati sulla rappresentanza e rappresentatività dell’Aran ci dice che la Uil è cresciuta in tutti e quattro i comparti del pubblico impiego (funzioni centrali, funzioni locali, istruzione e ricerca e sanità) per numero di iscritti e di voti nelle RSU e, di conseguenza, anche in termini di percentuale complessiva. È un risultato che premia e valorizza un’organizzazione che, in questi anni difficili, ha saputo rappresentare le aspettative e le rivendicazioni dei lavoratori nella Pubblica Amministrazione, contribuendo con le sue proposte a rilanciare la contrattazione sia nazionale che aziendale, a ripristinare le relazioni sindacali e a rinnovare i contratti bloccati da circa 10 anni. Questi voti e questi nuovi iscritti ci impegnano a proseguire nelle nostre azioni per ridare certezze, diritti, tutele e dignità al lavoro pubblico, rinnovando i contratti e modificando in positivo tutte le situazioni normative e contrattuali che discriminano i pubblici dipendenti.
 
 
 
 
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