Il Cinema: arte del pensiero
DICEMBRE 2018
Agorà
Il Cinema: arte del pensiero
di   Barbara Francia

 

Andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì”, sosteneva Scorsese per definire l’importanza culturale di tale manifestazione artistica.Non è facile dare una definizione univoca di cinema, perché credo rappresenti tante cose tutte assieme: arte, idea, sogno, bellezza, cultura, libertà, confronto.In ogni caso, rispetto ad altre forme d’arte, esso riesce a cogliere il passaggio del tempo, fermandolo, per possederlo e soprattutto per proiettarlo nel futuro. Il destino dell’arte cinematografica è perdersi nel mondo, attraverso una stretta connessione tra realtà e immaginazione, fornendo una chiave di lettura per comprendere la storia e la società.La ricchezza e l’importanza del cinema offrono grandi possibilità di confronto, di riflessione, di analisi e ciò è essenziale per definire l’identità di un film, poiché consente di cogliere l’atteggiamento dell’interprete assieme alla sua interpretazione, non a caso un film è un’entità, di cui bisogna comprendere la composizione, lo sviluppo e l’evoluzione.

Il cinema nasce ufficialmente nel 1895, quando i fratelli Lumière presentano a pagamento l’apparecchio brevettato denominato cinématographe al Grand Café di Parigi. Questa nuova arte è fatta perlopiù di scene domestiche, come l’arrivo del treno, l’uscita degli operai: insomma, la realtà riprodotta dal vero.Inizialmente il cinema è documentario, i reportages filmati delle ditte Lumière e Pathé girano il mondo e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo trovano imitatori quasi dovunque.Nei primi anni del Novecento, lo spettacolo cinematografico è caratterizzato dalla proiezione di immagini prive di commento sonoro: il cinema muto, la grande espressività dell’arte del silenzio. Tuttavia, ben presto il cinema dovrà affrontare il problema del sonoro e del parlato, per quanto grandi artisti come Chaplin fossero contrari.

La grande svolta cinematografica, soprattutto per l’Italia, si è avuta a partire dal 1945, dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, periodo in cui la riflessione sociale ha acquisito un’importanza primaria e il cinema si è arricchito di nuove influenze culturali.In breve tempo il cinema diventa oggetto del dibattito internazionale, sollecitando l’interesse di ricercatori psicologi, sociologi, colpiti dall’impatto che il cinema avesse sulla società. Il dopoguerra diviene culla del neorealismo, fenomeno che rende culturalmente innovatore il cinema italiano. Privi di una reale produzione e con attori presi dalla strada, i film di R. Rossellini, di De Sica, Visconti esprimono il valore dell’Italiae soprattutto ciò che il fascismo aveva celato e mortificato. Il neo realismo si identifica col dire la verità, che diviene un imperativo morale, con la capacità di esprimere la realtà in modo autentico, andando oltre l’apparenza. Per la prima volta i protagonisti delle storie di vita sono gli umili, i deboli, gli sfruttati, il neo realismo scuote le coscienze, divenendo subito tendenza e arte. In questo scenario, Roma, è la città teatro del cinema e del neo realismo cinematografico italiano, si pensi (simbolicamente) a “Roma città aperta”, noto film del 1945 diretto da Roberto Rossellini: una delle opere più famose e rappresentative di questo movimento culturale e ideologico.

Successivamente, sino ad oggi, si fa strada un approccio multidisciplinare, accompagnato dal desiderio di analisi e da una concreta volontà di interpretazione della realtà. In tempi brevi, il cinema si trasforma in industria culturale, attraverso un alto livello di industrializzazione e l’esistenza di un mercato in grado di sostenere una consistente domanda di questo tipo di spettacolo. Per questa ragione, le principali industrie cinematografiche del mondo sono quelle di Paesi avanzati come Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Italia, Francia, ecc. Il successo del cinema è dovuto alla sua natura: arte che sa narrare la storia sociale e umana, la risposta alla capacità di conoscere ed interpretare nuovi fenomeni nella vita quotidiana dell’uomo, esso incarna perfettamente una rivoluzione del mondo e del modo di viverlo.

Il cinema sia come filosofia che come intrattenimento, ha la grande capacità di essere democratico poiché dà a tutti la possibilità di esprimersi: registi amatoriali e cinematografia scientifica, di esperienza. In tal senso, tutti gli ambienti subiscono il fascino della cinematografia e non ne è immune neanche il Sindacato, il quale ha sempre dato spazio e rilievo a questa forma d’arte.

La UIL ama il cinema e soprattutto rispetta il suo ruolo sociale, poiché capace di incidere sulla società, cogliendo le sue sfumature e formando intellettualmente intere generazioni di giovani. Infatti, giovani e cinema costituiscono un connubio perfetto, perché sono una sintesi culturale e ideologica degli anni che verranno: è necessario dare voce ai giovani che saranno gli interpreti della società del futuro. Non a caso, Job Ciak, il video contest organizzato dalla UIL e UIL TV vuole dare voce ai giovani attraverso gli strumenti con cui esprimono loro stessi e il loro punto di vista. Obiettivo del contest è quello di dialogare con le nuove generazioni di lavoratori, dando spazio alle loro idee e voce alla narrazione creativa.

In sostanza, la realizzazione di un corto presuppone un’idea, la scelta di personaggi e delle loro caratterizzazioni e lo sviluppo di una trama, ciò che conta non è la tecnica, ma il talento, che è legato alla capacità espressiva di ciascuno. Fare cinema, anche a livello amatoriale, ci permette di comunicare al mondo ciò che sentiamo e come percepiamo la realtà, ci consente di migliorare la vita degli altri, perché vengono discusse le emozioni che rispecchiano la frammentarietà dell’esperienza.

 

 

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