La questione previdenziale.
SETTEMBRE 2018
Sindacale
La questione previdenziale.
di   Domenico Proietti

 

La previdenza, per ciò che rappresenta, è un elemento di primaria importanza perché è centrale nel dibattito sociale, politico ed economico del nostro Paese. Le pensioni costituiscono la principale forma di previdenza pubblica e si identificano come strumento di supporto necessario per coloro che abbiano cessato l’attività lavorativa. Inoltre, esse sono un efficace canale di redistribuzione dei redditi, poiché in grado di sviluppare le prestazioni assistenziali e ripartire così maggiori risorse a numerosi settori, influendo sul mercato del lavoro. Pertanto, il Sindacato attribuisce grande rilievo alla questione previdenziale e, non a caso, negli ultimi due anni, CGIL CISL UIL sono intervenute sulla Previdenza, attuando una importante modifica della legge Fornero, attraverso una grande mobilitazione. Grazie a questa azione congiunta siamo riusciti ad aprire una forte breccia nella Legge Fornero, che non è stata l’espressione di una riforma previdenziale, quanto piuttosto il risultato di una gigantesca operazione di cassa fatta sul sistema previdenziale italiano. Infatti, si è trattato di una misura che ha irrigidito il sistema pensionistico, al fine di perseguire una sostenibilità finanziaria dei conti pubblici, raggiunta proprio facendo cassa sulle pensioni ed incidendo negativamente sulla sostenibilità sociale del sistema previdenziale.
Tuttavia, con la nostra azione, i temi dell’equità, della sostenibilità sociale e dell’adeguatezza del nostro sistema previdenziale sono entrati nell’agenda politica del Paese. La UIL si è impegnata perché venisse garantita, per l’accesso al pensionamento, una flessibilità a 63 anni di età per quindici categorie di lavoratori gravosi, per i lavoratori disoccupati e per chi assiste un familiare disabile, mediante lo strumento dell’APE sociale. Inoltre è stato superato lo svantaggio che coinvolgeva coloro che hanno iniziato l’attività lavorativa in giovane età, i lavoratori precoci, spesso impiegati in lavori manuali e particolarmente gravosi, che oggi possono andare in pensione con 41 anni di contributi. Poi, per ciò che concerne i la voratori usuranti, è stata assicurata una semplificazione per l’accesso alla pensione e ciò costituisce un buon risultato, per quanto poi sia necessario continuare ad ampliare le categorie di lavoro gravoso e usurante, per consentire un accesso anticipato al trattamento previdenziale. In ultimo, è stata abolita la finestra mobile.
Recentemente, per la prima volta, è stata modificata la modalità di calcolo di adeguamento dell’età pensionabile in relazione all’aspettativa di vita, stabilendo che in futuro non potrà mai essere superiore ai 3 mesi, così come si stabilisce che, nel caso in cui l’aspettativa di vita diminuisca, tale riduzione venga recuperata negli aggiornamenti successivi. In tal senso, con l’ultima Legge di Bilancio sono state istituite due commissioni tecnico-scientifiche, composte da membri di Istat, Inps, Inail e Ministeri, ma anche da esperti nominati dalle Parti Sociali, le quali studieranno il reale andamento dell’aspettativa di vita, in relazione al settore di lavoro e alla mansione svolta e individueranno la giusta via per rappresentare la spesa previdenziale ed assistenziale nel nostro Paese. In sostanza, con l’azione del Sindacato sono stati raggiunti buoni risultati, tuttavia, non bisogna mai adagiarsi o rallentare il percorso, poiché la società, la politica e l’economia sono un...
 
 
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