Per uscire dalla crisi economica bisogna restituire potere d’acquisto a lavoratori dipendenti e pensionati e dare lavoro stabile ai giovani
OTTOBRE 2018
Intervista a Carmelo Barbagallo
Per uscire dalla crisi economica bisogna restituire potere d’acquisto a lavoratori dipendenti e pensionati e dare lavoro stabile ai giovani
di   Antonio Passaro

 

Segretario, cominciamo da una vicenda non propriamente sindacale, ma che ha visto impegnata la nostra Organizzazione soprattutto dal punto di vista formativo e umano. La Uil ha organizzato un viaggio nella memoria e, insieme a un superstite della Shoah, Sami Modiano, ha accompagnato 100 ragazzi ad Auschwitz e Birkenau. Tu sei stato insieme a loro…

Sì, ed è stata un’esperienza molto importante per tutti coloro che vi hanno partecipato. Trasformare il dolore in amore è il gesto più potente che un uomo possa fare. Ebbene, Sami Modiano ha deciso di fare dono della sua tragica testimonianza ai giovani, affinché quell’orrore non si ripeta mai più. Gli siamo profondamente grati per averci reso partecipi del suo vissuto, così carico di sofferenza e di umanità. Quell’orrore non può né deve essere mai dimenticato ed ecco perché alla tragedia della Storia bisogna contrapporre il dovere della memoria. Noi dobbiamo aiutare i giovani a costruire un futuro di pace, giustizia e sviluppo.

 

Sempre per restare su temi, per così dire, “parasindacali”, anche quest’anno la Uil è stata in prima fila nella marcia per la pace Perugia-Assisi. Qual è il messaggio che la nostra Organizzazione ha voluto dare con la sua partecipazione?

Noi vogliamo dire a gran voce: basta con le guerre, che in questi ultimi venti anni sono aumentate e non siamo ancora riusciti a fermarle. Basta con le guerre tra i poveri, perché continuano a farci credere che il nostro nemico è chi sta peggio di noi, piuttosto che colui che si è arricchito. Quando i popoli si impoveriscono, aumenta l’intolleranza e anche la richiesta di sicurezza che, tuttavia, dovrebbe essere scissa dalla questione immigrazione. L’Europa non sta dando un esempio di come si gestiscono queste vicende, ma i singoli Stati fanno anche peggio. È necessario che si comprenda che la sicurezza è un problema di tutti e che in sicurezza bisogna accogliere gli immigrati.

 

Veniamo alle questioni sindacali in senso stretto. Lo scorso 8 ottobre, presso la saletta unitaria di via Lucullo si è svolta la riunione delle Segreterie di Cgil, Cisl, Uil, convocata per una valutazione sulla manovra economica del Governo. Cosa si è deciso in quella sede?

È stato costituito un gruppo di lavoro formato da sei Segretari confederali che, in tempi brevi, hanno redatto un documento unitario con proposte specifiche in materia di fisco, previdenza, investimenti in infrastrutture, Mezzogiorno, pubblico impiego, scuola e sanità e altri capitoli ancora. Questa piattaforma è stata poi sottoposta al varo degli Esecutivi unitari che si sono svolti il successivo 22 ottobre.

 

E dagli Esecutivi cosa è emerso?

Si è discusso sui contenuti di quel documento ed è stata varata la piattaforma che, ora, nel mese di novembre, verrà illustrata ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani in centinaia di attivi unitari che si terranno nei territori e in alcune assemblee nei luoghi di lavoro. Poi, stiamo chiedendo un confronto nelle sedi istituzionali per ottenere le necessarie modifiche, in vista del varo definitivo della legge finanziaria.

 

Qual è il giudizio sulla manovra?

Non ci scandalizza lo sforamento del rapporto debito Pil. Guardiamo con attenzione al tentativo del Governo di uscire dall’austerità anche perché, da anni, sosteniamo che questa politica genera solo povertà e non sviluppo. Ci meraviglia, dunque, che non si capisca che per uscire dalla crisi economica bisogna restituire potere d’acquisto a lavoratori dipendenti e pensionati e dare lavoro stabile ai giovani. Nel DEF mancano le risorse per questi obiettivi. Noi vorremmo sostenere l’iniziativa del Governo rispetto all’austerità, ma senza contratti e senza riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati l’economia del Paese non riprende.

 

Proprio mentre scriviamo, ci sono importanti novità: si parla di importanti risorse inserite in manovra per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Cosa ne pensi?

Penso che se la notizia fosse confermata, avremmo una base utile da cui far partire il confronto con il Governo su questo capitolo molto importante. Al momento, non c’è alcuna conferma. Da tempo, abbiamo chiesto alla ministra Bongiorno di convocarci. Noi aspettiamo.

 

Sul fisco, invece, sembra non esserci nulla di specifico per lavoratori e pensionati…

Questo è il punto più critico: non ci sono riduzioni di tasse per lavoratori dipendenti e per pensionati. Il Governo deve comprendere che il Paese non esce dalla crisi senza il recupero del potere d’acquisto per lavoratori e pensionati e perciò serve una riduzione delle tasse. Se i lavoratori e i pensionati non comprano i beni che si producono, l’economia non si riprende.

 

E sulla previdenza? Qual è la tua opinione su quota 100?

Per alcune categorie quota 100 può andare bene; per altre, invece, può essere una trappola. Noi vorremmo che si proseguisse nell’opera di modifica della legge Fornero, a cominciare dall’effettivo insediamento delle due Commissioni, l’una per l’individuazione di altri lavori gravosi, l’altra per la separazione della previdenza dall’assistenza.

 

Su tutti questi temi, cosa chiedete al Governo?

Vorremmo offrire le nostre proposte e discutere. Non chiediamo cambiamenti di maggioranza, ma confronto.

 

E all’Europa?

Quando ci sono, le regole vanno sempre rispettate, ma va rispettata anche la necessità di crescita del Paese e quindi dovrebbero essere cambiate le regole europee che ci hanno portato all’austerità.

 

A tutto ciò si lega il grande tema delle infrastrutture. È una questione che tu richiami sistematicamente, ma che di recente è stata al centro della due giorni dedicata a Genova. Lì ti sei confrontato con tutti i nostri delegati e con alcuni lavoratori di quei settori particolarmente colpiti dalle conseguenze della tragedia del Ponte Morandi. Che clima hai trovato in quella realtà?

Ho partecipato personalmente a queste iniziative e ho riscontrato, innanzitutto, un pò di sfiducia poiché alle promesse non sono ancora seguiti i fatti. Noi riteniamo che il cosiddetto decreto Genova non faccia ancora abbastanza per questa città. Tuttavia, chiediamo che non si perda più tempo e che si parta subito con quel che intanto già c’è: in corso d’opera, poi, si vedrà cosa mettere ulteriormente in campo. La verità è che molte delle infrastrutture realizzate in Italia negli anni Sessanta e Settanta sono ‘scadute’: in particolare i ponti erano stati progettati per una tipologia di traffico differente. Ebbene, bisogna far ripartire i cantieri: progetti e risorse ci sono e così si potrà dare occupazione e creare sviluppo.

 

Bisogna mettere in sicurezza tutto il nostro territorio?

Giusto. Ecco perché occorre programmare gli investimenti necessari a realizzare opere che prevengano le conseguenze di questi eventi: si eviterebbero disastri e, soprattutto, perdita di vite umane e si risparmierebbe dal punto di vista economico. Le conseguenze della tragedia del Ponte Morandi non sono solo un problema di Genova o della Liguria, ma riguardano il Paese. Dobbiamo ripartire da qui per un piano di rilancio complessivo dell’economia. Troppa burocrazia e troppe norme frenano lo sviluppo. Noi, invece, abbiamo bisogno di infrastrutture, a cominciare dal completamento del Terzo valico e dalla ripresa degli altri cantieri bloccati su tutto il territorio nazionale. In questo quadro, considero una buona notizia la decisione annunciata dal premier Conte di procedere nella realizzazione del gasdotto Tap e ritengo che occorra andare nella stessa direzione anche per risolvere l’altra annosa questione e cioè quella della Tav. Cgil, Cisl, Uil hanno già dimostrato di essere in grado, unitariamente, di avanzare proposte concrete e di fare la propria parte per lo sviluppo del nostro Paese. Gli incontri che ho avuto a Genova con i delegati della mia Organizzazione e con i lavoratori, i pensionati e i giovani mi confermano che abbiamo imboccato la direzione giusta. Proseguiamo insieme, dunque, su questa strada e, insieme, otterremo risultati importanti ed efficaci per i nostri rappresentati e per tutti i cittadini.

 

Chiudiamo con una bella notizia. Agostino Siciliano, Segretario nazionale della Uil pensionati, è stato eletto Segretario generale della Ferpa, il Sindacato europeo dei pensionati. È una grande soddisfazione….

Non era mai successo che, contemporaneamente, ai vertici europei sia della Ces sia della Ferpa ci fossero due rappresentanti della Uil. Siamo molto orgogliosi e fieri di questo riconoscimento: è un successo per il Sindacato italiano, per la Uil e la Uil pensionati e per lo stesso Siciliano. È stato possibile raggiungere questo traguardo anche grazie a una rinnovata unità d’azione sindacale: un valore aggiunto che ha consentito e che potrà consentire di trasformare i progetti e gli intenti in risultati concreti. Ormai, molte delle decisioni che si ripercuotono sulla vita dei nostri lavoratori e dei nostri pensionati vengono assunte al di fuori dei confini nazionali e, segnatamente, proprio a livello europeo. Ed è a quel livello che occorrerà far sentire la nostra voce e avanzare le nostre rivendicazioni. Siciliano ha esperienza e professionalità per onorare questo difficile e importante impegno e noi non gli faremo mancare il nostro sostegno.

 

 

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