La Uil, sindacato dei cittadini, tra le gente, nella piazze e sui luoghi di lavoro
MAGGIO 2018
17° Congresso Uil
La Uil, sindacato dei cittadini, tra le gente, nella piazze e sui luoghi di lavoro
di   Giuliano Zignani

 

In un contesto di instabilità politica come quello che stiamo vivendo, cosa vi aspettate dal Sindacato confederale e, in particolare, quale ruolo dalla UIL? E ancora. Dove ritenete che si sarebbe potuto “fare di più” e, quindi, da dove è necessario ripartire?

Premesso che tutto è perfettibile, io preferisco non utilizzare il termine di ripartenza poiché la Uil, quindi la Uil Emilia Romagna, non è mai rimasta ferma. Anzi ha continuato a lavorare per i cittadini e con i cittadini, rimediando ai disastri di una politica economico-occupazionale e previdenziale i cui effetti distorsivi sono sotto gli occhi di tutti. Jobs Act, riforma Fornero sono solo alcuni esempi di ciò cui mi riferisco. Di fronte a queste due leggi, la Uil ha fatto sentire la sua voce, ma anche il suo peso nelle sedi opportune e con gli strumenti propri di un sindacato. Il problema era il contesto. Un contesto in cui la concertazione era esecrabile, frutto di un passato da cancellare. Si è poi visto come sia finita. Da questa crisi, tuttavia, siamo riusciti a trarre il meglio. Siamo tornati, con forza, ad essere presenti tra i lavoratori, nelle piazze, nei luoghi di lavoro. E i risultati di quella semina sono stati raccolti dallo strepitoso risultato delle recenti Rsu. Ed è lì che la Uil, da sindacato dei cittadini, deve stare. C’è, comunque, un passaggio in più che, almeno qui in Emilia Romagna, abbiamo fatto. Ed è stato di riprendere in mano il valore della concertazione ridandogli una veste nuova, imboccando la via del confronto, anche aspro, ma, essendo ben chiaro a tutti gli interlocutori, che il fine ultimo del nostro agire era il benessere degli emiliano-romagnoli, lo sviluppo e la crescita della nostra regione. Così ci siamo inventati il Patto per il Lavoro che, pur con aggiustamenti in itinere come è giusto che sia, sta dando risultati positivi. Non entro nel merito del patto, ma del modus operandi con cui siamo arrivati alla firma. Al tavolo, abbiamo portato le nostre competenze, le nostre idee, i nostri valori inderogabili e su questo ci siamo impegnati. Da quel dialogo, con la Istituzioni, è nato appunto il Patto per il lavoro che è divenuto un grimaldello per, se non smontare, almeno attutire gli effetti devastanti del Jobs Act. Posto che la legge è nazionale, abbiamo individuato pertugi per incunearsi così da plasmarla attraverso l’aggiunta di ammortizzatori che rendessero la norma più equa. Ho raccontato questo episodio solo perché credo che, in questo modo di agire, la Uil sia maestra: osservare, studiare, intuire dove c’è ancora un margine di manovra o il punto di rottura. Dopodiché mettere sul tavolo la propria esperienza, le proprie conoscenze, le proposte per raddrizzare storture, colmare lacune, avendo sempre ben chiaro che agiamo nell’interesse dei lavoratori, dei cittadini e quindi del Paese.

 

Il percorso che ci sta portando al congresso confederale ha visto svolgersi preliminarmente tutti congressi dei nostri livelli, quali sono state le “parole d’ordine” che hanno segnato i vostri incontri o che avete registrato come prioritarie nel dibattito tra i vostri delegati?

Più che una decisione a tavolino, è stata l’attualità a dettarci le parole  d’ordine dell’XI Congresso della Uil Emilia Romagna. Sicurezza sui luoghi di lavoro, legalità, giovani e infrastrutture hanno fatto da fil rouge alla due giorni congressuale. Sicurezza: non c’è giorno in cui non registriamo un incidente, anche mortale, un infortunio ad un lavoratore. Tutto questo è per noi inaccettabile: è inammissibile sacrificare la vita di una persona sull’altare del guadagno sempre e comunque. La sicurezza non è un costo, ma un investimento. La vita umana è preziosa e se un lavoratore viene messo nelle condizioni di operare in un ambiente sicuro e nel pieno rispetto delle regole anche contrattuali, tutto ciò ha evidenti ricadute sociali ed economiche. Occorrono, pertanto, maggiori controlli, più ispettori che verifichino le condizioni di lavoro. Seconda parola d’ordine: legalità. E non poteva essere altrimenti con il processo Aemilia in corso; processo in cui la Uil Emilia Romagna è parte civile. L’inchiesta Aemilia è stato un brusco risveglio per la nostra regione. Brusco e anche molto brutto: ci sentivamo immuni dalle infiltrazioni delle organizzazioni criminali quando, invece, ne eravamo pervasi. La mafia dai colletti bianchi è entrata nel nostro tessuto economico e, purtroppo, ha attecchito. Anche con radici profonde. Nel momento in cui le indagini hanno acceso il riflettore su tutto questo, per fortuna gli anticorpi sani hanno cominciato a reagire. Abbiamo approvato, prima ancora del Governo, un codice degli appalti che stringeva le maglie e metteva barriere all’ingresso di aziende poco ‘pulite’. È partito anche un inteso lavoro di educazione civica e soprattutto alla cittadinanza attiva tra i giovani e nelle scuole. Giovani ai quali abbiamo guardato con grande attenzione fino a creare la Uil Giovani. Pare inutile affermarlo, ma fa comunque bene ricordarlo che, al netto della retorica, i giovani sono davvero il futuro sia del Paese sia del sindacato. Ed è su di loro che stiamo scommettendo attraverso un dialogo costante e anche l’avvio di brevi corsi di formazioni che vanno dalle forme contrattuali alle tutele. Inoltre, abbiamo cominciato un dialogo con tutti quei giovani che operano nella Gig economy e che sono, per lo più, senza diritti. E in questo la Carta di Bologna che tutela i riders (ma non solo) è un esempio di come sia possibile. Infine, ultimo ma non per questo meno importante, le infrastrutture: dalla Cispadana al Passante di mezzo. Tutto è fermo; tutto è oggetto di feroci diatribe. Risultato; nessuno decide. E se qualcuno lo fa, tutto si blocca a suon di carte e proteste. Tutto questo non ci appartiene. Le infrastrutture sono uno degli assi portanti della nostra economia. Inoltre sono un formidabile volano di sviluppo soprattutto nel settore dell’edilizia che, più di tutti, ha pagato il prezzo della crisi. Il tempo delle discussioni è finito; ora si aprano i cantieri.

 

Nella Conferenza di organizzazione ci siamo prefissati un nuovo modello organizzativo, quello del c.d. “Sindacato a rete”, nell’intenzione di aprirci sempre più e nel contempo avvicinarci alle nostre realtà a tutti i livelli. Un nuovo modo di operare, fatto di confronto, condivisione e sinergia tra Confederazione, categorie, territori e servizi. Un’idea, insomma, di democrazia e di aggregazione che deve essere alla base della natura stessa di corpo intermedio quale siamo. Ebbene a che punto ritenete di essere con questo modello?

L’agire in rete l’ho sempre considerato una formidabile opportunità. Certo prevede investimenti, ma dall’indubbio ritorno in termini di efficienza, servizi ai cittadini e anche di costi. Oltre all’Ital che, in Emilia Romagna, ha già assunto i connotati regionali, stiamo lavorando per far compiere, anche al nostro Caf, questo salto di qualità. Prevediamo che entro settembre i nostri sforzi vadano a buon fine. L’interazione, la connessione che, in modo sempre più massiccio, sta entrando nel nostro modo di fare sindacato, porta vantaggi a tutti i livelli. Non solo nei confronti dei cittadini che, per primi, usufruiscono dei servizi della Uil, ma anche nelle sedi di confronto, di cui è disseminato il territorio, tra confederazione e categorie.

 

Tutto questo sottace una visione di UIL che è quella che fin dalla sua nascita l’ha resa un’organizzazione laica, solidale e aperta, perché sempre rispettosa del pensiero altrui. Nelle tante assemblee che si sono svolte in questi mesi, nei congressi, nelle campagne per le elezioni delle RSU e suoi luoghi di lavoro si è respirato tra le persone un grande senso di appartenenza alla nostra organizzazione, che sempre più si sono unite attorno ai nostri valori. Partendo proprio da questo bellissimo senso di riconoscimento nella UIL, cosa vi aspettate dal vicino appuntamento congressuale?

La recente tornata congressuale che ha riguardato la Uil Emilia Romagna, per non parlare delle elezioni per il rinnovo delle Rsu, sono state simili ad un termometro. Ci hanno permesso di prendere il polso ai nostri iscritti. Certo il confronto con loro è sempre aperto, ma il Congresso diventa anche un modo per aggiustare il tiro del nostro operato. Ciò che è emerso con forza, in tutte le sedi di confronto, è stata la richiesta di più sindacato. Inoltre, lo affermo con giusto orgoglio, ho notato un forte senso di appartenenza nei confronti della nostra organizzazione. C’è molta aspettativa verso di noi perché siamo vissuti come gli unici (e purtroppo forse gli ultimi) in grado di difendere chi difese non ha. Questo perché abbiamo competenze e credibilità che, ogni volta, mettiamo in campo e perché agiamo nel mero interesse delle persone e quindi del benessere dell’intero Paese.

 

 

* Segretario Generale Uil Emilia Romagna

 

 

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