Il rilancio del sindacalismo confederale
MAGGIO 2018
17° Congresso Uil
Il rilancio del sindacalismo confederale
di   Romano Bellissima

 

In un contesto di instabilità politica come quello che stiamo vivendo, cosa vi aspettate dal Sindacato confederale e, in particolare, quale ruolo dalla UIL? E ancora. Dove ritenete che si sarebbe potuto “fare di più” e, quindi, da dove è necessario ripartire?

Ciò che ci si aspetta dalla Uil è innanzitutto un avanzamento del progetto di rilancio del sindacalismo confederale a partire dall’unità sindacale. Il sindacalismo confederale non può continuare a dividersi su aspetti e presupposti superati dal tempo e dalla storia, come le diversità ideologiche. Non è questo lo spirito del pluralismo. La confederalità ci ha insegnato a portare a sintesi interessi diversi per rafforzare la coesione e gli interessi generali della collettività. Se non vogliamo soccombere di fronte alla globalizzazione dell’economia, dobbiamo unire le forze e ricostruire un nuovo modello organizzativo. Quello attuale è ripetitivo, troppo dispendioso ed eccessivamente relegato dentro i confini nazionali. Non funziona più. Dobbiamo dotare il sindacato dei poteri necessari per far fronte ad un mondo completamente cambiato. Oggi il sistema produttivo è quasi tutto affidato a multinazionali che decidono le sorti di intere aree geografiche mettendo in concorrenza i lavoratori e delocalizzando le aziende dove è più conveniente. Il sindacato in Italia come nel resto del mondo è inadeguato a fronteggiare questa nuova realtà, non ha più le controparti né gli strumenti per contrapporsi efficacemente. Alla globalizzazione dell’economia dobbiamo  rispondere con la globalizzazione del movimento sindacale. I sindacati italiani devono e possono farsi promotori di un progetto di questa natura. Questo è quello che ci aspettiamo: una iniziativa forte dell’Italia per sollecitare il rilancio delle funzioni europee e internazionali del sindacato per far fronte ai cambiamenti che sono intervenuti.

 

Il percorso che ci sta portando al congresso confederale ha visto svolgersi preliminarmente tutti congressi dei nostri livelli, quali sono state le “parole d’ordine” che hanno segnato i vostri incontri o che avete registrato come prioritarie nel dibattito tra i vostri delegati?

La voglia di cambiamento e il rilancio del ruolo del sindacato sono stati tra i punti più dibattuti nel corso dei congressi che si sono svolti a livello territoriale. Nel dibattito tra i delegati ciò che è emerso è la convinzione che ormai tre sindacati confederali non sono più giustificabili. Oltre ai costi molto elevati, non ci sono più condizionamenti ideologici che giustificano questa divisione. Quindi pur tenendo alto il valore della diversità,  del pluralismo delle idee, il sindacato deve tendere ad unirsi per rispondere meglio ai bisogni di tutela dei cittadini. Da parte dei pensionati della UIL, nei territori, è molto forte la disponibilità all’unità sindacale, ma non solo. Serve una maggiore rivitalizzazione dello Stato di Diritto. La certezza del diritto. Serve ai lavoratori, per poter programmare la propria vita: sapere quando andranno in pensione e di quanto sarà la loro pensione; serve ai giovani, per sapere quale linea formativa scegliere perché quella gli darà un futuro, un lavoro giustamente retribuito che permetta loro di mettere su famiglia, mettere al mondo dei figlie fermare così la denatalità che rischia di portare l’Italia verso l’estinzione. Bisogna difendere e valorizzare il lavoro così come vanno difese e valorizzate le grandi eccellenze che fanno del nostro Paese un unicum nel mondo. Abbiamo bisogno di guardare a lungo termine e considerare progetti che portino a soluzioni definitive invece che a rimedi pro tempore. Dalle pensioni, al lavoro, dal welfare alla sanità pubblica. Interventi che oltre alla sostenibilità economica tengano conto anche della sostenibilità sociale.

 

Nella Conferenza di organizzazione ci siamo prefissati un nuovo modello organizzativo, quello del c.d. “Sindacato a rete”, nell’intenzione di aprirci sempre più e nel contempo avvicinarci alle nostre realtà a tutti i livelli. Un nuovo modo di operare, fatto di confronto, condivisione e sinergia tra Confederazione, categorie, territori e servizi. Un’idea, insomma, di democrazia e di aggregazione che deve essere alla base della natura stessa di corpo intermedio quale siamo. Ebbene a che punto ritenete di essere con questo modello?

La Uil pensionati è arrivata al suo 11° Congresso nazionale dopo aver realizzato una parte importante di questo progetto. Con l’obiettivo di superare gli schematismi e i ruoli burocratici e di assumere definitivamente la configurazione di sindacato del popolo abbiamo dato vita alle nostre STU - Strutture Territoriali Uilp - che abbiamo costituito numerose nel corso di una stagione congressuale piena di entusiasmo e di voglia di cambiamento. Dallo scioglimento degli oltre 100 congressi territoriali sono nate circa 250 Stu. Abbiamo dunque più che raddoppiato le strutture territoriali. Il che vuol dire non solo che abbiamo accresciuto la nostra presenza sul territorio, ma che abbiamo anche moltiplicato il nostro gruppo dirigente: un maggior numero di donne e uomini che si assumono in prima persona la responsabilità di rappresentare la nostra organizzazione e di farla crescere. Come Uil Pensionati siamo convinti che le società si cambiano attraverso la partecipazione e in quest’ottica il sindacato dei pensionati diventa uno strumento di partecipazione diretta per innalzare il livello di democrazia, di partecipazione e di coesione sociale del Paese. Un progetto sicuramente ambizioso, ma non impossibile.

 

Tutto questo sottace una visione di UIL che è quella che fin dalla sua nascita l’ha resa un’organizzazione laica, solidale e aperta, perché sempre rispettosa del pensiero altrui. Nelle tante assemblee che si sono svolte in questi mesi, nei congressi, nelle campagne per le elezioni delle RSU e suoi luoghi di lavoro si è respirato tra le persone un grande senso di appartenenza alla nostra organizzazione, che sempre più si sono unite attorno ai nostri valori. Partendo proprio da questo bellissimo senso di riconoscimento nella UIL, cosa vi aspettate dal vicino appuntamento congressuale?

I successi che la Uil ha ottenuto in termini di consensi, iscritti, risultati nelle elezioni delle Rsu ci deve caricare di responsabilità. Siamo un sindacato che dice quello che pensa e fa quello che dice, i cittadini, i pensionati, i lavoratori hanno capito e apprezzato la linea politica, le proposte, le iniziative della Uil. Una linea politica che va dunque rafforzata e ulteriormente diffusa. Il congresso dovrà proseguire sul piano della riforma organizzativa per far crescere la partecipazione dei cittadini alle scelte del Paese e migliorarne il modello di democrazia. Gli obiettivi da raggiungere sono ancora molti: occorre ripristinare l’equità economica e la giustizia sociale; rivalutare le pensioni; ridurre le tasse ai lavoratori e ai pensionati; investire sul lavoro e far crescere l’occupazione stabile e ben retribuita, soprattutto tra i giovani; difendere e riaffermare il diritto alla salute ad ogni età; tutelare le persone non autosufficienti e le loro famiglie. Noi continueremo ad agire con lo stesso approccio: riformismo, senza paura del confronto aspro e della mobilitazione. Attenzione al merito e non al colore politico di questo o quel governo. Un approccio ben rappresentato dallo slogan del prossimo Congresso Uil: “Con equilibrio nella direzione giusta”.

 

 

* Segretario Generale UIL Pensionati

 

 

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