Crollo di ponte Morandi
SETTEMBRE 2018
Sindacale
Crollo di ponte Morandi
di   Mario Ghini
 
Decreto Genova per affrontare l’emergenza ponte? Un treno in ritardo con un carico di merci che si è perso per strada. Il giudizio della Uil è decisamente negativo, il rispetto per la città latita e si perde nelle diatribe di governo tra posizionamenti e calcoli elettorali per le imminenti elezioni europee o chissà cos’altro. Nei giorni scorsi Genova e la Liguria si sono trovate di fronte a un’offesa grave per l’intera città, che ha leso il nostro amor proprio, la nostra buona fede e la fiducia che migliaia di cittadini, lavoratori, pensionati hanno riposto negli annunci fatti da un governo che, sull’emergenza, pare aver perso del tutto il senso di responsabilità. Il provvedimento non tiene conto delle tante realtà colpite dal crollo per le quali non è prevista la cassa integrazione in deroga. Le lavoratrici e i lavoratori coinvolti rimangono, al momento, senza reddito e senza alcuna prospettiva di lavoro, figuriamoci di crescita. In queste tragiche ore ci stiamo chiedendo che fine faremo in Liguria perché, se il governo non ci sosterrà adeguatamente, il territorio dovrà fare i conti con un progressivo declino e un repentino, ulteriore, spopolamento. Ad oggi, quindi, sono insufficienti le risorse stanziate dal decreto che dovrebbero garantire il comparto dell’autotrasporto, il Porto, le aziende produttive e di servizi, gli esercizi commerciali danneggiati da una viabilità pregiudicata anche dall’ansia e dalle fatiche quotidiane. Siamo in presenza di una città snervata, quasi al collasso che avrà ritardi nella ricostruzione del ponte e del suo tessuto sociale. Questo anche causa del taglio alle assunzioni in deroga previste per i dipendenti pubblici in questo contesto.
Siamo in presenza di una città sempre più inquinata anche nei quartieri collinari, che sono poi quelli più fragili, questo a causa di un maggiore traffico – anche pesante – che viene deviato per via della cesura della città. Prima il governo promette, poi illude, poi tradisce, il pensiero comune è questo. Per gli attuali motivi la Uil della Liguria intende organizzare, proprio nei prossimi giorni, un’iniziativa pubblica per raccogliere le proposte degli attori sociali ed economici di Genova e della Liguria. Il nostro intento è incanalare il dissenso e costruire una proposta condivisa insieme alle realtà produttive, economiche e sociali della città, anche per poter sostenere le nostre istituzioni locali davanti a un governo malconcio a cui chiediamo - con forza - un netto cambio di passo. Questo è un momento di crisi senza precedenti, il crollo del ponte Morandi ha acuito le nostre fragilità annose e quotidiane e ha prodotto un arresto non solo della viabilità e del trasporto delle merci, ma uno squarcio generale nella comunità e nell’economia territoriale e nazionale. La Uil si è mossa subito con il lancio di un’assemblea regionale dei delegati sul tema del crollo e le sue conseguenze. Noi ribadiamo da quasi due mesi che non sarà facile far fronte a una crisi collettiva senza interventi mirati per lavoratori, cittadini e imprese oltre a quelli rivolti alla ricostruzione del viadotto. Aziende, imprese, lavoratori delle realtà industriali ma anche commerciali e artigiane della “zona rossa” e della città hanno bisogno di provvedimenti, ammortizzatori sociali straordinari e misure di sostegno economico per affrontare questo grave momento di difficoltà. Come sindacato abbiamo chiesto l’apertura di tavoli di monitoraggio e confronto con i diversi assessorati, dalla mobilità e trasporti alla sanità, alle politiche sociali e ai servizi per individuare le emergenze e valutare insieme le forme di intervento più utili a sostegno di lavoratori, imprese e cittadini e per tutelare lavoro e reddito. La tragedia del crollo di ponte Morandi sta generando anche una psicosi più che comprensibile tra la popolazione, una paura che va gestita e affrontata attraverso misure straordinarie. Non ci possiamo scordare degli anziani e dei bambini che, da soggetti fragili, stanno vivendo momenti di shock difficili da superare.  Ribadita l’importanza delle infrastrutture strategiche per la città, gronda – terzo valico – nodo ferroviario - rispetto alla loro realizzazione, rimane indispensabile procedere alla ricostruzione del ponte tenendo conto dell’esigenza di un ripristino rapido e compatibile alla realizzazione di un’opera fatta a regola d’arte e compiuta nel perimetro della sicurezza e della legalità, facendo diventare strutturali alcuni provvedimenti di emergenza. Nella ricostruzione del viadotto il fattore del tempo è determinante, ma la Uil Liguria ha già detto a chiare lettere che non può accettare deroghe penalizzanti per i lavoratori che operano negli appalti, parliamo di eccezioni per “far presto” che mettano a rischio i lavoratori e l’esecuzione delle opere.
Siamo sempre disponibili a concordare percorsi specifici per la ripresa di Genova, ma nell’ambito di un Accordo quadro che contempli il controllo delle operazioni in termini di organizzazione del lavoro e sicurezza. In questo contesto è necessario accelerare l’esecuzione delle opere già in corso prima del crollo, in particolare Via Giotto a Sestri Ponente e il completamento di Lungomare Canepa. Si deve aprire, insieme al Commissario straordinario per l’emergenza del ponte Morandi, il sindaco di Genova Marco Bucci, un tavolo di confronto a partire dalle crisi occupazionali, della mobilità pubblica e privata di merci e persone e dall’urgenza abitativa che colpisce centinaia di sfollati nella zona rossa. Abbiamo chiesto alle istituzioni locali, Regione Liguria e Comune di Genova, che ci pare pare doveroso monitorare e vigilare la dinamica dei prezzi al consumo insieme al Comune e Cciaa, razionalizzare al massimo gli spostamenti da casa al luogo di lavoro e definire ogni azione per rafforzare l’ospedale Gallino a Pontedecimo (in Valpolcevera) e, naturalmente, chiedere con forza deroghe al Governo per l’assunzione di Polizia Locale, Vigili del fuoco e personale sanitario. Nel pubblico impiego, ad esempio, non vige l’istituto degli ammortizzatori sociali, fortunatamente nella sanità privata e nel terzo settore non si riscontrano, al momento, situazioni di crisi aziendale legate al crollo di ponte Morandi. Per i pubblici dipendenti abbiamo riscontrato attenzione sul telelavoro, Smart working e flessibilità degli orari per coloro che risiedono in zona rossa e dintorni, questo attraverso i relativi accordi aziendali. La maglia nera rimane il Comune di Genova che, pur avendo il massimo impegno da parte della Polizia Locale, latita nel rispetto delle relazioni sindacali, in particolare sulla mobilità. È necessario definire modalità straordinarie per permettere alle persone dipendenti delle aziende all’interno della zona rossa, nelle vicinanze e delle imprese di servizi che hanno sede altrove, ma operavano nella zona disastrata, l’utilizzo di ammortizzatori sociali e di integrazione al reddito consoni alla gravità e all’urgenza dei casi. Purtroppo, il rischio per gli addetti delle piccole aziende è quello di essere licenziati a breve. Abbiamo un grande bisogno di interventi a sostegno di quelle attività che sono e saranno penalizzate dalla tragedia, a partire dalla portualità, dal commercio nelle declinazioni di grande e media distribuzione, piccole attività commerciali, industria e piccole e medie aziende artigiane. In particolare, se non venissero adottate le giuste misure, il porto di Genova potrebbe perdere traffico a vantaggio dei porti del Nord Europa. Il rischio è concreto.
Per questo il Decreto Genova non ci soddisfa affatto. È indispensabile un grande impegno da parte di tutti: istituzioni e parti sociali, affinché riescano, in questa fase di forte emergenza, a dare risposte vere e concrete ai cittadini e ai lavoratori del territorio. Quella di Genova è una tragedia nazionale, che ha e avrà ripercussioni su tutta l’economia del Nord Italia, proprio per questo motivo l’emergenza dovrebbe essere gestita con mezzi straordinari, garantendo opportunità di intervento immediate e rapide. Auspicavamo una legge speciale da Roma, ma la montagna ha partorito un topolino. Riteniamo che da la tragedia non debba fermare il nostro lavoro quotidiano a tutela del lavoro e de lavoratori, non possiamo lasciare che il crollo del ponte Morandi ci sconfigga due volte, dobbiamo ripartire da solide basi che non possono prescindere dalla tenuta sociale. L’industria, già in affanno prima del crollo, attende risposte alle domande sul futuro. Da questa fase critica si potrà uscire solo se tutti insieme, svincolati da logiche meramente elettorali, riusciremo ad essere coesi e costruire insieme un “Patto per Genova e la Liguria” in cui una dialettica sana tra parti sociali, istituzioni e politica abbia dignità e cittadinanza per far ripartire il territorio e l’idea di comunità. 
 
 
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