DL Genova: la vicinanza dello Stato deve tradursi in adeguate risorse
OTTOBRE 2018
Attualità
DL Genova: la vicinanza dello Stato deve tradursi in adeguate risorse
di   Alessandro Fortuna

 

In questi giorni le organizzazioni sindacali sono state audite dalla Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati sul D.l. 109/2018, “Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze”. Inevitabilmente, dopo il disastro dello scorso 14 agosto, le attenzioni della nostra organizzazione tutta si sono centrate sull’emergenza Genova. Evitando considerazioni sulla drammaticità dell’evento in sé, preferisco entrare nel merito delle osservazioni che abbiamo presentato alla Commissione ma prima vorrei fare una premessa. In una situazione del genere, l’interlocuzione di tutte le parti coinvolte, anche indirettamente, è imprescindibile e non va intesa come una sorta di cavillo formale da sbrigare ma come una necessità che consenta di perimetrare con precisione le criticità e di trovare insieme soluzioni atte a risolvere il problema. Non siamo dinanzi a una vicenda di colore politico. Assolutamente no! Questi sono quei frangenti in cui è categorico superare qualsiasi differenza di visione ed opinione per lavorare insieme a un obiettivo comune.

È ovviamente interesse di noi tutti il benessere, e quindi la veloce ripresa, di un bacino sociale, culturale, turistico, commerciale ed economico come quello di Genova, che, come tutti ben sanno, costituisce uno snodo strategico per tutto il sistema Paese. È essenziale, pertanto, muovere i nostri passi su questo fondamentale presupposto. È proprio con questo spirito che riteniamo che le interlocuzioni, che, in questa fase di conversione del decreto legge, si stanno intrattenendo con parti sociali e istituzionali, debbano costituire non un momento che finisca col risolversi in mere critiche ma una valida e importante occasione per andare incontro alle esigenze delle persone colpite da questo disastro. Perché quelle persone, ora, hanno solo bisogno di rialzarsi e non di sterili polemiche. Quelle persone hanno quanto mai bisogno di sentire vicino lo Stato e, proprio con quell’ottica cui accennavo, abbiamo chiesto, come Uil, un più consistente sforzo economico allo Stato. E lo abbiamo fatto evidenziando le carenze del provvedimento in termini di tutele e garanzie dei cittadini e delle attività danneggiate.

È sotto gli occhi di tutti che le risorse previste non sono sufficienti a fronteggiare un’emergenza simile. Qui, purtroppo, non siamo nelle condizioni di poter scegliere dove appostare gli stanziamenti e a quali fini, ma si tratta di dover rispondere prontamente a chi ha perso i propri affetti, a chi ha perso la casa, a chi ha perso il lavoro, a chi ha visto scomparire nei fatti la propria attività, a chi sta prestando aiuto ben oltre le proprie possibilità e non solo. Ecco perché facciamo appello allo Stato e al suo ruolo di garante del benessere sociale dei suoi consociati. Fatta questa doverosa premessa, nel caso pratico l’intento deve esser quello di dare una risposta rapida alle forti preoccupazioni degli addetti del settore portuale circa la continuità e permanenza dei traffici, che, ricordiamo, costituiscono il cuore economico dell’indotto della città e di tutto il Nord Ovest. Da parte nostra, come Uil, in sede di audizione, abbiamo segnalato una serie di punti che riteniamo, soprattutto sulla base del confronto con le nostre strutture territoriali, preziosi per la ripresa e il rilancio dell’economia di tutta l’area della Liguria e non solo.

In primo luogo, abbiamo manifestato l’esigenza di chiarezza e certezza su tempi e procedure di demolizione e ricostruzione del ponte, per non porre nel dimenticatoio uno dei maggiori raccordi logistici tra il nord e uno dei più grandi porti del Mediterraneo. Non possiamo correre il rischio che importanti e imponenti tratte commerciali vengano dirottate su altri porti. Affinché, però, questo sia possibile, abbiamo sollecitato il Governo a trovare la soluzione più rapida e sicura possibile, tralasciando qualsivoglia forma di polemica e accuse. Ora risolvere il problema è più importante di puntare il dito, anche perché sarà la magistratura ad accertare le responsabilità. Bisogna, invece, mirare dritti all’obiettivo perché proprio da qui passa la ripresa sociale ed economica dell’intera area. Strettamente collegato a quest’aspetto, è anche la necessità di prevedere un sistema di ammortizzatori sociali ad hoc che sostenga tutti i lavoratori e le imprese, anche le più piccole, per l’intero periodo necessario alla demolizione e alla ricostruzione del ponte ed anzi, per un periodo ragionevole, anche oltre. Un sistema di protezione generale che non può, gioco forza, limitarsi alle sole attività direttamente danneggiate dal crollo ma che deve estendersi anche a tutte quelle che, pur non essendo nella zona attigua al ponte, stanno ovviamente risentendo delle ripercussioni dell’emergenza. Pertanto, anche qui abbiamo avanzato la più che legittima pretesa di uno sforzo più attento, attraverso coperture che fronteggino l’allarme occupazionale e garantiscano la solidità delle attività di quel bacino.

Allo stesso tempo è di estrema importanza prevedere forme di sostegno alle attività imprenditoriali - ma anche dei liberi professionisti - che pertanto devono essere implementate nelle agevolazioni già previste nel decreto, sia in termini di platea dei beneficiari che della misura del beneficio stesso. E ancora! Abbiamo proposto, reputandola di grande importanza strategica, l’istituzione per l’area del porto di Genova della Zona Economica Speciale o di una Zona Franca, chiedendo a tal fine l’urgente riapertura dell’interlocuzione con l’Unione Europea. Non di minor importanza, poi, come dimostrato dall’ampio dibattito sui media, la questione delle opere programmate. Riscontrata la discontinuità territoriale causata dal crollo, abbiamo ribadito come non sia in alcun modo concepibile interrompere tutte le opere infrastrutturali già avviate e/o cantierate. Tutt’alcontrario di qualsiasi arretramento, su questo territorio, infatti, oggi è prioritario puntare su investimenti che facilitino l’interconessione tra le strutture di viabilità esistenti, permettendo un migliore raccordo logistico tra autostrade, ferrovie ed aeroporti che consenta, quantomeno, di colmare il clamoroso passo indietro causatosi anche nei collegamenti con il Nord Europa.

Un ultimo capitolo ma non meno importante che abbiamo affrontato, è quello della necessità di maggiori unità di forza lavoro da prestare alle diverse Istituzioni che stanno operando sul territorio per rispondere alle molteplici criticità che si stanno presentando e che continueranno a spuntare nel tempo. I turni massacranti, cui si stanno prestando gli operatori, non possono essere la soluzione ad una mole di lavoro oltre ogni possibile previsione. Di conseguenza, è fondamentale incrementare, più di quanto già previsto nel decreto, le capacità assunzionali degli enti sostenendoli. C’è da dire che questa audizione parlamentare era già stata preceduta dalla presentazione da parte delle nostre strutture territoriali di proposte puntuali di emendamento al provvedimento, che come Confederazione abbiamo pienamente condiviso e riportato anche in quella sede. Riteniamo, inoltre, come è stato fatto presente, che sarebbe stato opportuno, o meglio, doveroso esser ascoltati, come Confederazioni, anche dalla Commissione Trasporti, cosa che però non è avvenuta. Nel frattempo i dibattiti nelle aule parlamentari, nel percorso di conversione del decreto, proseguono ma non è sufficiente.

L’auspicio che facciamo come Uil è che le interlocuzioni, in particolar modo con le realtà del territorio, non si fermino anzi vengano intensificate. Le risposte ai tanti interrogativi delle persone devono arrivare all’esecutivo e chi meglio di quelle stesse persone è in grado di trovare risposta ai problemi che stanno vivendo giorno per giorno. Quanto mai in quest’occasione, dall’ascolto e dal confronto devono nascere quelle soluzioni comuni che devono risollevare le sorti di questa nostra comunità.

 

 

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