Immigrazione  - Guglielmo Loy
Scenari: il Pil «straniero» vale 131 miliardi
Contributo vicino al 9% del Pil nazionale
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18/10/2017  | Immigrazione.  

 

Entico Netti, http://www.ilsole24ore.com/

 

cop-rapp-annuale-lavoro-immigratoMilano, 18 ottobre 2017 - Hanno prodotto quasi 131 miliardi di ricchezza, con un contributo vicino al 9% del Pil nazionale, pagato oltre 7 miliardi di Irpef e versato contributi previdenziali per altri 11 miliardi. Sono i 2,4 milioni di immigrati che lavorano da regolari in Italia. Nel 2016 sono poco più di cinque milioni gli immigrati con lo status di “regolare”, dato in crescita di un decimo di punto rispetto all’anno precedente. Metà del contributo al Pil arriva dal settore dei servizi, oltre 26 miliardi di ricchezza provengono dal manifatturiero; seguono le costruzioni e il commercio, rispettivamente con quasi 12,2 e 11,6 miliardi. Il peso di alberghi e ristoranti sfiora i 10 miliardi e l’agricoltura si ferma a circa 5,5 miliardi.

 

Quasi un lavoratore con cittadinanza non italiana su due svolge una attività che rientra nell’ambito dei servizi e il 17,5% è impiegato nella manifattura. Per finire, i settori dell’ospitalità e ristorazione, l’edilizia e il commercio: ognuno assorbe circa il 10% degli occupati immigrati. Ultima l’agricoltura. In poco più di un terzo dei casi viene svolto un lavoro manuale e non qualificato. Tutti questi dati sono i principali risultati del settimo Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e che sarà presentato mercoledì alla Farnesina.  Il Rapporto segnala che nel 2016 la quota di immigrati sul totale degli occupati è del 10,5% contro il 7,9% di otto anni prima. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, poco più di un quinto degli immigrati regolari occupati si trova in Lombardia, dove viene realizzato oltre un quarto della ricchezza prodotta dai non italiani, ben 35,4 miliardi, ma è l’Emilia-Romagna la regione che conquista il podio se si considera il rapporto tra valore aggiunto degli immigrati e il totale regionale.

 

I valori più bassi in Sicilia, Basilicata, Puglia e Sardegna dove non si raggiunge il 4 per cento. «La presenza attiva degli immigrati sarà sempre più rilevante nei prossimi anni specie in un Paese che invecchia rapidamente come il nostro» rimarca Stefano Solari, direttore scientifico del Rapporto. Che aggiunge: «Rispetto alla prima edizione la popolazione straniera residente in Italia è passata da 3,9 milioni agli attuali 5, il numero di occupati da 2,0 a 2,4 milioni. In questi sei anni gli immigrati hanno versato complessivamente oltre 50 miliardi di contributi Inps». 

 

Tra le comunità con più contribuenti (si vedano le tabelle) spicca quella rumena, paese Ue, con oltre 662mila presenze, che precede l’albanese (256mila), la marocchina (211mila) e cinese (191mila). Il termometro dei redditi pro capite segna una media, per le dichiarazioni dei redditi 2016, di quasi 13.630 euro, +2,7% rispetto all’anno precedente. Al di sotto dei 10mila euro i nati in Ucraina e in Cina.

 

Le medie più elevate, sopra i 20mila euro, sono per francesi, argentini e svizzeri.  Sul fronte dei contributi previdenziali, considerando tutti i lavoratori nati all’estero per l’anno d’imposta 2015, i 3,1 milioni di dipendenti hanno versato 15,4 miliardi, a cui vanno aggiunti 1,4 miliardi di contributi versati da imprenditori e lavoratori autonomi. Limitandosi invece ai cittadini stranieri, il volume dei contributi previdenziali raggiunge i 11,5 miliardi.  «Il contributo economico degli immigrati al sistema paese è sostanzialmente positivo - evidenziano i ricercatori della Fondazione Moressa -.

 

Considerando l’età media relativamente bassa (33 anni contro i 45 degli italiani, ndr), il loro impatto sul welfare è limitato, pari a meno del 2% della spesa pubblica mentre il gettito Irpef e i contributi Inps fanno segnare un saldo attivo di oltre 2 miliardi».  Il Rapporto presenta anche delle stime sull’apporto economico degli immigrati in una condizione di irregolarità amministrativa: si tratta di 643mila lavoratori, pari al 24% degli occupati immigrati, di cui quasi la metà presenti al Nord. È al Sud dove è più forte l’incidenza degli irregolari.

 

Maglia nera al settore dell’agricoltura, dove si supera la quota del 41% e si è in attesa di vedere gli effetti della legge sul contrasto al lavoro nero entrata in vigore lo scorso novembre, che precede le costruzioni e i servizi.  La Fondazione stima in 14,9 miliardi il valore aggiunto prodotto dagli immigrati non in regola. Oltre a essere un elemento distorsivo della concorrenza tra le imprese, il fenomeno causa un mancato gettito pari a 6,5 miliardi.