Immigrazione  - Guglielmo Loy
Cittadini non comunitari: presenza, nuovi ingressi e acquisizioni di cittadinanza
Calano le migrazioni per lavoro
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17/10/2017  | Immigrazione.  

 

L'Italia attraversa una fase particolarmente delicata dei fenomeni migratori; si è passati ormai da diversi anni dall'epoca delle migrazioni per lavoro e - successivamente - per famiglia a quella caratterizzata da nuovi flussi sempre più spesso motivati dalla ricerca di asilo politico e protezione internazionale.

 

Durante il 2016 sono stati rilasciati 226.934 nuovi permessi, il 5% in meno rispetto all'anno precedente. Il calo ha di nuovo riguardato soprattutto le migrazioni per lavoro (12.873) – diminuite del 41% rispetto al 2015 – che rappresentano ormai solo il 5,7% dei nuovi permessi.

 

Continua, invece, la rapida crescita dei nuovi permessi per motivo di asilo e protezione umanitaria che raggiungono il massimo storico (77.927, il 34% del totale dei nuovi permessi) Nigeria, Pakistan e Gambia sono le principali cittadinanze delle persone in cerca di asilo e protezione internazionale; insieme queste tre coprono il 44,8% dei flussi in ingresso per ricerca di asilo e protezione internazionale.

 

I nuovi flussi non sempre però danno luogo a una presenza destinata a radicarsi sul territorio. Ad esempio tra i migranti giunti in Italia nel 2012, solo il 53,4% è ancora presente al 1° gennaio 2017.

 

I cittadini non comunitari regolarmente presenti al 1° gennaio 2017 sono 3.714.137. Complessivamente, si è registrato un calo di circa 217mila permessi tra il 2016 e il 2017. Una quota, pari a circa i due terzi di questa diminuzione è proprio attribuibile alle nuove procedure.

 

La diminuzione ha interessato in maniera più incisiva i soggiornanti con meno di 18 anni (minori -14,5%, adulti -2,6%). Anche i permessi di lungo periodo diminuiscono di quasi 83 mila unità (-3,5%) passando da 2.338.435 a 2.255.4813 sebbene continui ad aumentare leggermente la loro incidenza sul totale.

 

Si mantiene sostanzialmente stabile la quota di lungo-soggiornanti per le collettività di più antico insediamento in Italia, come marocchini e albanesi: rispettivamente 68,9% e 71,3%. Cresce invece la percentuale di permessi di lungo soggiorno per le cittadinanze dell’Est Europa (ucraini e moldavi) con quote che superano quelle dei marocchini. Si rileva un lieve incremento della quota di soggiornanti di lungo periodo anche per cinesi (51,0%) e Filippini (59,3%).

 

Da sempre il mosaico delle nazionalità nel nostro Paese è particolarmente variegato, le prime dieci cittadinanze coprono il 61,6% delle presenze. I paesi più rappresentati sono Marocco (454.817), Albania (441.838), Cina (318.975), Ucraina (234.066) e Filippine (162.469).

 

Le prime dieci collettività per numero di presenze registrano tra il 2016 e il 2017 un decremento. La flessione più rilevante interessa quelle di più antico insediamento come il Marocco e l'Albania, che perdono rispettivamente 55.633 e 41.121 permessi. La diminuzione è in gran parte riconducibile al crescente numero di acquisizioni di cittadinanza ed è perciò un segnale di stabilizzazione sul territorio.

 

Sono infatti sempre più numerosi i cittadini non comunitari che ogni anno acquisiscono la cittadinanza italiana: 184.638 nel 2016, da meno di 50 mila del 2011. Il numero maggiore di acquisizioni di cittadinanza avvenuto nel 2016 riguarda albanesi (36.920) e marocchini (35.212), che insieme coprono oltre il 39%.

 

  • L’incremento ha riguardato con maggiore rilevanza i giovanissimi. Bambini e ragazzi con meno di 20 anni rappresentano il 41,2% di coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2016.
  • Tra il 2012 e il 2016 sono oltre 541 mila i cittadini non comunitari divenuti italiani. Di questi più di 24 mila si sono poi trasferiti all’estero nello stesso periodo.

 

Ingressi per lavoro al minimo, quelli per asilo e protezione umanitaria al massimo

 

Nel corso del 2016 sono stati rilasciati 226.934 nuovi permessi, il 5% in meno rispetto ai 238.936 del 2015. Si accentua quindi la tendenza alla diminuzione dei nuovi ingressi già messa in luce negli anni precedenti.

 

Si consolida anche la composizione dei nuovi arrivi per motivo che ha caratterizzato gli ultimi anni. Le migrazioni per lavoro toccano un nuovo minimo storico con il 5,7% (12.873) del totale dei nuovi permessi, un numero quasi dimezzato rispetto all’anno precedente. Continuano a crescere in termini sia assoluti (+10.656 permessi rispetto al 2015) sia relativi i flussi per motivi di asilo e protezione umanitaria: con oltre 77 mila e 900 nuovi ingressi superano il 34% del totale dei flussi 2016 (+6 punti percentuali rispetto al 2015), affermandosi come seconda motivazione di ingresso dopo il ricongiungimento familiare. I permessi per famiglia, pur continuando a rappresentare il più rilevante motivo di ingresso (45,1% dei nuovi ingressi), calano di 4.745 unità (-4,4%) rispetto al 2015.

 

La crescente rilevanza dei permessi per asilo e motivi umanitari ha portato la Nigeria ad essere nel 2016 il primo paese di provenienza dei nuovi ingressi verso l’Italia: 20.740 nel 2016 (oltre 3.600 in più rispetto al 2015). Rispetto all’anno precedente crescono, anche se in misura più contenuta, gli ingressi da Albania (+704), Marocco (+212) e Pakistan (+1.148). Diminuiscono invece gli ingressi da Cina (-2.966), India (-2.202), Senegal (-1.029), Stati Uniti (-1.822) e Bangladesh (-1.781). Diminuiscono anche i nuovi arrivi dall’Ucraina che esce dalla graduatoria dei primi 10, nella quale rientra invece l’Egitto.

 

La componente femminile rappresenta nel 2016 poco più del 40% dei nuovi flussi. Il peso relativo delle migrazioni femminili resta però elevato per gli ingressi per motivi familiari (quasi il 59%) e per studio (57,3%). L’incidenza di donne sui nuovi flussi invece si attesta intorno al 36,3% nel caso dei motivi di lavoro. Le donne incidono poco sui flussi in ingresso per motivi umanitari o di asilo politico nel 2016 (11,6%). Il profondo mutamento delle motivazioni di ingresso in Italia, rilevato a livello generale, si ritrova anche quando si considerano le prime dieci cittadinanze. Nel 2016 per otto delle prime dieci collettività (per numero di ingressi) l’incidenza dei permessi concessi per lavoro resta sotto l’8%; la motivazione lavoro assume maggiore rilevanza solo per gli Stati Uniti d’America (36,7%)4 , paese per il quale è anche la principale motivazione di ingresso, e per l’India (15,7%). Per Albania ed Egitto gli ingressi per lavoro sono rispettivamente 7,2% e 7%. Per tutti gli altri primi 10 paesi resta al di sotto del 5%.

 

Per quattro delle dieci collettività la motivazione principale di arrivo in Italia riguarda i motivi umanitari e l’asilo politico; si tratta della Nigeria (83,4%), del Pakistan (71,0%), del Senegal (62,7%) e del Bangladesh (53,0%). Per Marocco (85,4%), Albania (68,9%), India (66,6%), Egitto (60,1%) il motivo più rilevante è il ricongiungimento familiare.

 

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Per informazioni
Cinzia Conti
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