Di Chiara Baldi
Milano, 20 maggio 2017 - www.lastampa.it - Centomila persone in corteo per le strade di Milano per dire sì all’accoglienza dei migranti. Dieci volte la cifra in cui gli stessi organizzatori speravano: ma quando sale sul palco Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali, per annunciare in quanti avevano sfilato sotto lo striscione giallo di «Insieme senza muri», non ci crede nemmeno lui. L’ispirazione della marcia l’aveva presa dalla sindaca di Barcellona Ada Colau, che in quei giorni aveva portato in piazza 160 mila spagnoli. Un’impresa, quella milanese, che dopo l’accoltellamento in stazione Centrale di giovedì sera, in cui sono rimasti feriti un militare e un poliziotto, sembrava ancora più difficile. Ma il sindaco di Milano Beppe Sala, di fronte alla richiesta di cancellare la manifestazione avanzata dal presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, non era arretrato di un centimetro. Una tenacia che ha portato i suoi frutti, tanto che a fine serata arrivano anche i ringraziamenti del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: «Grazie Milano, sicura e accogliente», scrive su Twitter. Parole che seppelliscono le polemiche delle ultime ore. Matteo Salvini aveva parlato di «una marcia ipocrita e per gli invasori».
I milanesi scendono in piazza coloratissimi, partenza alle 14.30 da Porta Venezia. Poi i bastioni di Porta Nuova, piazza della Repubblica, Porta Volta, l’Arena Civica e Parco Sempione, infine tutti al Castello Sforzesco. Milano canta, balla, suona. In testa al corteo ci sono i 200 profughi ospitati nella struttura di via Corelli, poi quelli della caserma Montello. Tra loro tantissimi bambini che gridano: «Nessun bimbo è illegale». E poi le comunità di stranieri presenti in città: i peruviani, i messicani, i rom, i cinesi. Tutti coi loro abiti tradizionali, le loro musiche, le loro danze.
A parlare sul palco sale il presidente del Senato, Pietro Grasso: «Chi è nato in Italia, studia in Italia, è italiano», dice. E giù applausi. Aggiunge che «un muro porta a una chiusura, a essere carcerieri di se stessi e noi non cederemo al ricatto della paura». Prima di lui parla il sindaco Sala. In corteo sfila con sua mamma, 86 anni: «È venuta ad accompagnarmi, mi vuole ancora proteggere alla mia età», scherza. Poi, sul palco, si fa serio: «Di fronte al tema epocale delle migrazioni non si può girarsi dall’altra parte. Vi prometto che non lo farò». Non manca neanche l’ex ministro degli Esteri Emma Bonino, sostenitrice della proposta. Dal palco invita a «restare umani perché questo ci ha insegnato l’Europa. Siamo stati per tanti anni, decenni, emigranti noi stessi».
Con loro anche i 76 sindaci che giovedì in Prefettura hanno firmato l’accordo con il ministro dell’Interno Marco Minniti: 3 migranti ogni mille abitanti. Sono in strada con la fascia tricolore e qualche gonfalone. Per contro, zero bandiere di partito. Il Partito Democratico ha deciso di non rendersi riconoscibile, per evitare contestazioni che però ci sono lo stesso. Dopo circa mezz’ora dalla partenza Sala viene contestato da associazioni e centri sociali che si riconoscono nella piattaforma «Nessuno è illegale»: «Vergogna! Siete la peggior destra, Minniti razzista», gridano. Criticano il decreto del ministro dell’Interno e tutte le precedenti leggi in materia in immigrazione, dalla Bossi-Fini alla Turco-Napolitano. Chiedono che dal corteo venga cacciata l’assessore milanese alla sicurezza Carmela Rozza. La calma verrà riportata dal servizio d’ordine del Pd – in borghese – e da un gruppetto di migranti in maglietta verde che si stringono intorno al sindaco. Oggi Milano non vuole polemiche.