Decreti Minniti-Orlando: sindacati e associazioni  - Guglielmo Loy
«Risposta sbagliata, ad un problema vero: l’assenza di governance dell’immigrazione»
La rete #nodecretominniti si mobilita per chiedere al Parlamento cambi profondi ai provvedimenti
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22/03/2017  | Immigrazione.  

 

La rete #nodecretominniti si mobilita per chiedere al Parlamento cambi profondi ai provvedimenti sul DL n. 13 (immigrazione) e DL n. 14 (sicurezza decoro  urbano)

 

(redazionale) Roma, 22 marzo 2017 - I DL n. 13 e 14 sono in discussione a Camera e Senato e dovranno essere tradotti in legge entro metà aprile. Decreti che molte associazioni definiscono “irricevibili” e che la UIL chiede vengano cambiati profondamente. Per molti è la “risposta sbagliata a problemi che esistono, ma che l’Esecutivo non sta affrontando in modo logico”, come hanno commentato sindacati ed associazioni. “Scorretti anche perché è stata usata a sproposito la procedura d’urgenza, quando non ce n’erano le condizioni istituzionali”, hanno commentato i giuristi di ASGI.

 

Ieri pomeriggio si sono riuniti in assemblea – presso l’Università La Sapienza a Roma – circa 30 tra associazioni e sindacati. L’obiettivo era una valutazione sui decreti legge Minniti Orlando attualmente al vaglio di Camera e Senato, in materia di immigrazione e sicurezza urbana. Giudizio sostanzialmente negativo, come è emerso da tutti gli interventi succedutesi di fronte ad una affollata platea di attivisti del volontariato, sindacalisti, studenti e cittadinanza.

 

Per Filippo Miraglia di ARCI, vicepresidente di Arci nazionale, che ha introdotto l’evento i testi in discussione sono “irricevibili, perché non abbiamo bisogno di provvedimenti urgenza che vadano in questa direzione”. “Ora dobbiamo capire come contrastare questi due provvedimenti che hanno una portata politica devastante”.

 

Per Paolo Morozzo Della Rocca della Comunità di Sant’Egidio il decreto Orlando-Minniti (che ridisegna le procedure per la protezione internazionale e l’accoglienza) “costituisce la risposta sbagliata a una serie di problemi veri. È vero che ci sono molti richiedenti asilo, è vero che le procedure durano troppo, è vero che alla fine di un lungo periodo molti dei richiedenti asilo si ritrova senza protezione, senza permesso” – ha spiegato alla platea.

 

“Una risposta ragionevole a questi problemi è possibile, ha continuato Morozzo - ma non è quella verso cui va questo decreto. Servirebbe, infatti una vera inclusione sociale delle persone che hanno rischiato la vita e che, una volta bocciati senza appello davanti alla commissione, si trasformeranno da richiedenti asilo a irregolari. Il decreto legge n. 13 tratta questi profughi come “non persone”, stipandoli in un vagone merci del malandato treno che è il nostro sistema di giustizia”. Per l’oratore la vera riforma urgente “sarebbe costruire un sistema di accoglienza e investire sui canali legali sicuri”.

 

Per quanto riguarda il DL n. 14 (decreto sicurezza e decoro urbano) il giudizio emerso dall’assemblea era netto: “Non serve, i reati sono in diminuzione”. L’altro decreto, quello sul decoro urbano, che dà più poteri ai sindaci, per Patrizio Gonnella di Antigone e Cild, non è altro che una “riproposizione del decreto Maroni del 2008: la soluzione sbagliata a un problema che non esiste, che insiste su clochard, tossicodipendenti, rom, rovistatori, con un apparato sanzionatore forte – ha spiegato. 

 

Non c’era la necessità di questo decreto d’urgenza: l’indice di criminalità dei reati non è in aumento. Lo stesso ministro degli Interni, un mese e mezzo fa ha esposto un rapporto di polizia sulle denunce relative alle rapine, ai furti fino alle violenze sessuali, dicendo che c’è un calo tra 6 e il 12 per cento e che complessivamente dal 2011 a oggi la flessione è stata del 9 per cento. Nonostante ciò si è deciso di fare questo decreto sicurezza: come tutti i manifesti populistici, il dispositivo è sganciato dall’ evidenza empirica”.

 

Gonnella ha ricordato che finora l’unica voce critica rispetto al decreto è stata quella del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. “Per il resto, tutti i sindaci si sono detti d’accordo, tutta la destra ha applaudito – ha aggiunto l’esponente di Antigone: penso che la loro sia però una cattiva valutazione elettorale perché le persone preferiranno l’originale (Maroni) alla copia (Minniti). Il problema è che se per il decreto immigrazione ci sono spazi di modifica (specie dopo le critiche di Anm e Csm), nel caso del dispositivo sulla sicurezza non ci sono state voci istituzionali che ne hanno rilevato la pericolosità”.

 

Grazia Naletto, di Lunaria e Sbilanciamoci, ha ricordato che i due decreti avranno anche grande impatto sull’orientamento del dibattito pubblico. “Pensiamo che sia necessaria una risposta maggiore da parte della società civile nel suo insieme – ha sottolineato – anche per rispondere correttamente nel dibattito pubblico orientato in maniera securitaria su questo tema”.

 

Per Don Armando Zappolini, presidente del Cnca, oltre all’importanza di fare rete, c’è la necessità di “non accettare in maniera chiara questa negazione dei diritti. Dobbiamo essere pronti anche a disobbedire”, ha affermato. Antonio Russo, delle Acli, ha ricordato come “questa decretazione di urgenza non agisce solo sugli immigrati ma anche su tutti quei poveri che hanno raggiunto cifra 5 milioni.

 

L’obiettivo è lasciare fuori quelli che non ce la fanno”. Anche per Chiara Petri del Centro Astalli “questi decreti sembrano rispondere più alla percezione che alla realtà. I numeri degli arrivi, pur se superiori alla media, restano contenuti – ha aggiunto - Non sono i 180 mila sbarcati dello scorso anno a giustificare tutto questo: il sistema dell’accoglienza, delle commissioni e dell’appello faticavano anche quando numeri erano più bassi. Il problema è l’impostazione di fondo che vede queste persone come dei pacchi”.

 

Infine, per Giuseppe Casucci della UIL i decreti sono “una risposta sbagliata ad un problema reale e crescente: la forte pressione migratoria a prevalente carattere economico dall’Africa”. “Dal 2010 – ha detto Casucci – non esistono in Italia vie legali d’ingresso per motivo di lavoro (stagionali a parte), a causa del blocco del decreto flussi: questo non può che influire sulla mole degli arrivi via mare, malgrado i forti rischi delle traversate” “La gente che scappa dalle guerre o dalla miseria, non ha alternativa se non quella di mettersi nelle mani dei trafficanti e rischiare la vita”.

 

“Il Governo, ha detto l’esponente UIL, risponde con provvedimenti all’insegna della chiusura, moltiplicando i Centri per i di detenzione, riducendo i diritti alla difesa (abolizione dell’appello, non presenza del richiedente al primo grado) e minacciando più rimpatri. In realtà senza accordi con i paesi di origine i rimpatri sono impossibili e l’Italia in Africa Subsahariana ha accordi solo con la Nigeria e con il Mali. Il rischio è che si crei un grosso serbatoio di migranti irregolari nel nostro Paese, senza soluzioni vere al problema”.

 

Anche la scelta di mettere nelle mani dei libici il pattugliamento delle coste, assomiglia molto ad una forma differita di respingimenti”. Per la UIL è il momento di aprire un confronto con il Governo per riaprire le vie legali d’ingresso in alternativa al traffico degli scafisti. Per quanto riguarda il DL sull’immigrazione, il dispositivo dovrà comunque essere emendato per non incorrere nella tagliola della Corte Costituzionale o della Corte UE di Giustizia.  

 

Da qui la necessità di un presidio permanente delle associazioni davanti a Camera e Senato, ogni volta che i DL andranno in aula”.