Immigrazione  - Guglielmo Loy
Brexit - Theresa May sceglie la linea dura: via dal mercato unico e controllo immigrazione
Il piano in 12 punti per il divorzio da Bruxelles
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18/01/2017  | Immigrazione.  

 

Londra, 17 gen. (AdnKronos) - Theresa May ha finalmente messo fine a mesi di speculazioni, interne ed esterne, sul futuro dei rapporti tra Regno Unito e Unione Europea. La premier britannica, che in realtà sul punto era sempre stata molto esplicita -"Brexit significa Brexit" - ha indicato chiaramente il percorso lungo il quale porterà il Paese fuori dalla Ue: via dal mercato unico, via dalla giurisdizione della Corte europea di giustizia, ritorno alla piena sovranità del Parlamento di Westminster e, soprattutto, ripristino del controllo su frontiere e immigrazione.

 

Un'uscita "hard" dall'Unione, come chiedeva l'ala euroscettica dei Tories, della quale la May, che aveva fatto campagna per il 'Remain', sembra oggi essere diventata l'interprete principale. Con il suo "piano in 12 punti" illustrato ad una platea di diplomatici e giornalisti stranieri, May ha scelto quindi la linea dura, l'unica possibile se Londra intende mettere fine alla libertà di movimento dei ittadini Ue imposta da Bruxelles come condizione per l'accesso al mercato europeo. E l'unica percorribile se il governo conservatore vuole tradurre senza malintesi quello che gran parte delle analisi indicano come il vero significato politico del referendum dello scorso giugno: uno stop all'immigrazione incontrollata, in particolare dall'est Europa.

 

Il Regno Unito, quindi, non è interessato ad una "adesione parziale" all'Unione Europea, né a forme di "associazione" o a "nulla che ci lasci mezzo dentro e mezzo fuori", ha confermato la premier dopo le anticipazioni fornite alla stampa alla vigilia del suo discorso. "Non vogliamo adottare un modello già sperimentato da altri Paesi. Non vogliamo aggrapparci a pezzetti di adesione mentre usciamo" dalla Ue". Londra vuole un accordo commerciale "coraggioso e ambizioso" con l'Unione, che però non si tradurrà nell'adesione al mercato unico, perché questo vorrebbe dire continuare ad accettare la giurisdizione della Corte di Giustizia europea, ha argomentato la May e "significherebbe non uscire affatto dalla Ue". Un'ipotesi considerata inaccettabile, ha proseguito la premier: "Non vogliamo essere membri del mercato unico, ma vogliamo il più ampio accesso possibile ad esso". Il come, si vedrà in sede di negoziati.

 

Esclusa anche la piena unione doganale con la Ue che, ha argomentato la premier, impedirebbe al Regno Unito di siglare accordi commerciali autonomi. Tuttavia, May ha auspicato una qualche forma di accordo doganale con Bruxelles, o un'adesione parziale, i cui dettagli potranno essere decisi in futuro.  Al di là delle parole concilianti e delle rassicurazioni, "vogliamo il successo della Ue e non il suo "disfacimento", ha detto la May in un passaggio che sembrava rivolto tanto a Bruxelles quanto alle recenti dichiarazioni di Donald Trump che si era mostrato quasi soddisfatto delle future difficoltà della Ue, la premier ha lanciato un chiaro avvertimento ai 27 membri dell'Unione. Il tentativo di imporre a Londra un accordo punitivo, sarebbe un atto di autolesionismo" al quale il governo britannico risponderebbe con un taglio alle tasse sulle imprese, tale da trasformare il Regno Unito in un paradiso fiscale alle soglie dell'Europa.

 

"Siamo fiduciosi che questo scenario non si concretizzi mai", ha chiosato la May, che ha insistito: "nessun accordo è per la Gran Bretagna meglio di un cattivo accordo".  La premier ha anche rassicurato i cittadini Ue che vivono e lavorano nel Regno Unito: continueranno ad essere i benvenuti, ha detto. La Gran Bretagna "nazione globale" che esce dall'Europa e si apre al mondo vuole continuare ad attrarre i migliori talenti dall'estero. Rassicurazioni anche sulla futura collaborazione con l'Europa in tema di intelligence e sicurezza: "continueremo ad essere partner affidabili". Immediate le reazioni da Bruxelles e dalle altre cancellerie europee.

 

Berlino ha risposto con cautela, attraverso il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, per il quale il pregio del discorso della May è di aver "fatto chiarezza" sulle intenzioni della Gran Bretagna. Per il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, la Brexit è un "processo triste", ma il piano della May è "più realistico" delle congetture che finora sono rimbalzate tra Bruxelles e Londra. Ora, non resta che attendere l'avvio ufficiale dei negoziati, annunciato per la fine di marzo, con l'attivazione dell'Articolo 50 del Trattato di Lisbona.