Decreto flussi  - Guglielmo Loy
Incontro con la Direzione Generale dell'immigrazione del Ministero del Lavoro. Resoconto.
Decreto flussi 2017 in arrivo a gennaio: 30 mila quote, di cui 17 mila per lavoro stagionale
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30/11/2016  | Immigrazione.  

 

(redazione di Focus Immigrazione) - Roma, 30 novembre 2016. Si è tenuto ieri, presso la sede centrale di Via Flavia del Ministero del Lavoro, l’incontro promosso dalla nuova direttrice dott.ssa Tatiana Esposito per una valutazione con le parti sociali, in preparazione del nuovo decreto flussi 2017. Il confronto era stato anche sollecitato da Cgil, Cisl, Uil in vista della scadenza di preparazione del dcpm annuale, che in genere viene varato dal Governo alla fine di ogni anno ed entra in vigore ad inizio di quello successivo.  Un altro motivo d’urgenza- per Cgil, Cisl, Uil - è rappresentato dalla forte pressione migratoria durata tutto il corso del 2016 (e negli ultimi 3 anni) e che ha portato quest’anno a stabilire un nuovo record nel volume degli sbarchi che hanno già superato le 172 mila unità e che sommati a quelli del 2015 e 2014 sfiorano quota mezzo milione, con un prezzo molto caro pagato in vittime degli scafisti.

 

La UIL era rappresentata da Giuseppe Casucci ed Angela Scalzo. Per la Cgil  era presente Kurosh Danesh e per la Cisl, Leonardo Malatacca e Mohamed Saady - Presidente Nazionale ANOLF.  Presente anche l’UGL.  Per parte datoriale presenti tra gli altri Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Confindustria, Confapi, Confesercenti.  

 

Ad inizio riunione è stato presentato, da parte governativa, un’analisi a consuntivo sulla performance del decreto flussi 2016 che aveva visto la programmazione di  complessive 30.850 quote. Di cui 17.850 unità d’ingresso per motivi non stagionali (circa 14 mila conversioni varie e 3.600 nuovi ingressi) più altri 13 mila ingressi per lavoro stagionale.  

 

Ma qual è stata allora il grado di fruizione di queste quote?  Manca dal documento il dato sulle domande presentate, cosa che non permette di fare un confronto compiuto su domanda ed offerta dei permessi.

 

Partiamo con quelle più utilizzate nel mercato del lavoro. Le quote assegnate per il lavoro stagionale alle direzioni territoriali del lavoro (DD.TT.LL) sono state 12.077 a fine novembre, quelle utilizzate 7.668. Quasi la metà dunque non sono state adoperate, malgrado il Ministero avesse ridotto negli anni il volume destinato al lavoro stagionale.  Peggio ancora la situazione sul fronte delle conversioni dove – a fronte di 14.250 quote stabilite dal decreto-  solo 5.858 sono state assegnate ai territori e solo 2.962 quelle utilizzate.  Il fondo però si tocca sui 1200 nuovi ingressi gestiti dai territori, dove risultano  assegnate alle DD.TT.LL. solo 125 quote e solo 8 utilizzate (cioè 1 su 150). Appare dunque un quadro desolante sulle difficoltà che ha il Governo italiano a governare gli scarsi ingressi per motivi di lavoro, a causa forse degli inadeguati attuali strumenti normativi e regole.

 

“E’ come guardare una giornata di sole dal buco della serratura e concludere che forse piove” ha commentato la UIL nel suo intervento. Abbiamo oltre mezzo milione di ingressi via mare in tre anni, 400 mila stranieri a cui non è stato rinnovato il pds per mancanza di lavoro, eppure non riusciamo a piazzare poche quote. Non ci vuole molto a capire che forse qualcosa non quadra.

 

In generale tutti gli interventi sindacali  hanno avvertito dei danni prodotti dalla chiusura di tutte le vie di ingresso legale in Italia (ed Europa) per motivi di lavoro; danni quantificabili in cifre sotto gli occhi di tutto: 172 mila ingressi via mare nel 2016, 495 mila negli ultimi tre anni; quasi 180 mila persone ospitate nel sistema di accoglienza italiano; quasi 5000 morti e dispersi in mare. Parte di questo esercito in arrivo non è qualificabile per la protezione internazionale, dunque è considerata migrazione economica. Migrazione massiva, aggiungiamo noi, certo non  espellibile, visti i numeri.

 

Eppure il sistema pubblico che dovrebbe far incrociare domanda ed offerta di lavoro “etnico” non riesce a piazzare un  terzo delle quote disponibili. “Forse – è stato detto – è il momento di rivedere e riflettere sull’intero meccanismo, il fallimento del quale è visibile nell’aumento del lavoro nero in diversi settori della nostra attività economica.

 

Alcuni rappresentanti di parte datoriale hanno anche lamentato l’estensione dei permessi dati a consulenti generici nella gestione della presentazione delle domande. “Affaristi (che offrono a pagamento la consulenza) e che affollano il portale del Ministero nel giorno del click day, presentando montagne di richieste a cui non corrisponde lavoro occupazione reale e rendendo difficile la presentazione delle richieste di lavoro vero nelle varie provincie.

 

Per quanto riguarda il decreto flussi 2017, comunque, la direzione Immigrazione del Ministero del Lavoro ha confermato  che il Governo anche per il prossimo anno presenterà un dcpm, paragonabile nei numeri a quelli precedenti (circa 30 mila quote annuali), aumentando quelle destinate al lavoro stagionale (che dovrebbero toccare quota 17 mila) e diminuendo le conversioni.

 

La direttrice ha spiegato che l’attuale normativa obbliga il Ministero ai limiti numerici del decreto degli anni passati, pur concordando che anche in sede di comitato tecnico di valutazione interministeriale esiste la valutazione sulla necessità di studiare l’ipotesi di nuove vie d’accesso regolare per lavoro. Le difficoltà vengono anche dalla mancanza di una forma legale di emersione individuale dalla condizione di irregolarità (chi ha un lavoro ma è senza permesso,  di fatto è obbligato a rimanere in nero o a rischiare l’espulsione). Vista l’impossibilità di nuove sanatorie, la chiusura di tutte le possibili forme d’ingresso, porta la conseguenza dell’aumento della irregolarità e del lavoro sommerso.

 

I presenti si sono lasciati con la promessa del Ministero del Lavoro su successivi confronti su di una tematica tanto complessa.