Immigrazione  - Guglielmo Loy
Migranti: Hein (CIR), numeri record in controtendenza con resto d’Europa
«Il ricollocamento non sta funzionando, governo italiano faccia sentire la sua voce in Ue»
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29/11/2016  | Immigrazione.  

 

Roma, 28 nov. (AdnKronos) - "Nessuna invasione: si tratta di un aumento fisiologico che, tuttavia, è chiaramente in controtendenza con il resto dell'Europa". Così Christopher Hein, consigliere strategico del Cir (Consiglio italiano rifugiati), commenta all'Adnkronos il record di sbarchi in Italia nel 2016 che, secondo le cifre ufficiali del Viminale, ammonta a 171.299 migranti arrivati sulle nostre coste. "Noi oggi stiamo registrando una situazione abbastanza singolare rispetto ad altri paesi come Germania, Svezia, Olanda, Belgio, Francia in cui rispetto al 2015 i numeri di arrivi e richiedenti asilo sono diminuiti", sottolinea il portavoce del Cir.

 

La misura del ricollocamento va rivista: "decisa nel settembre del 2015, prevedeva - ricorda Hein - 40.000 spostamenti dall'Italia ad altri paesi dell'Unione europea ma finora ha prodotto numeri esigui,  quelli effettivi sono stati poco più di mille. Dunque, una misura che si sta dimostrando non incisiva per non dire ridicola se pensiamo al numero degli arrivi e dei richiedenti asilo". Naturalmente il discorso è molto più ampio, secondo Hein, e andrebbe collocato nel quadro europeo in cui "c'è un'aperta o camuffata resistenza di alcuni Stati di accettare queste regole".

 

La questione va affrontata alla radice. Ecco perché, secondo Hein, è necessario riaccendere i riflettori sulla Libia, guardare alla stabilizzazione del Paese. "E' pura illusione che con un aumento dei controlli o operazioni navali in acque territoriali libiche si possa contrastare il fenomeno: un impegno per la ricostruzione permetterebbe a molte persone che oggi decidono di attraversare il Mediterraneo a rimanere lì a lavorare", sottolinea Hein. Quanto all'accoglienza nel nostro Paese, il portavoce del Cir riconosce che "il Viminale sta facendo un grande sforzo: passi significativi sono stati raggiunti". Il governo deve però far sentire la sua voce in Europa: "spingere maggiormente a condividere le responsabilità".