Immigrazione  - Guglielmo Loy
Comitato Mobilità, Migrazione ed inclusione della CES, riunione del 28 settembre 2016. Resoconto.
Casucci (UIL): non dimenticarsi degli immigrati già residenti
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29/09/2016  | Immigrazione.  

 

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Roma, 29 settembre 2016 - Si è tenuto nella giornata di ieri a Bruxelles, presso la sede internazionale ITUC, la riunione semestrale del gruppo Mobilità, migrazione ed inclusione del sindacato europeo. La riunione è stata preceduta il pomeriggio del 27 da una briefing dei sindacati componenti il portale Unionmigrantnet, creato nell’ambito di un progetto europeo, per fornire agli esperti sindacali europei in migrazione, supporto in materia di legislazione UE su temi riguardanti mobilità, migrazione ed asilo.

 

La riunione del 27 è stata tenuta dall’esperto CES Marco Cilento,  mentre il Comitato mobilità, migrazione ed inclusione è stato presieduto dalla Segretaria Confederale Lina Carr.

 

Presenti anche numerosi funzionari dei sindacati degli Stati membri UE. Per l’Italia hanno partecipato Giuseppe Casucci (UIL), Kurosh Danesh e Sergio Bassoli (Cgil),  Maurizio Bove della  Cisl.

 

Tra i temi in agenda:

 

a) La strategia a medio termine della CES in materia di immigrazione, asilo e inclusione sociale (Lima Carr e Marco Cilento).

 

b) La iniziative CES sul tema dei migranti “sans papier”, tra cui il workshop del prossimo 21 ottobre ed il 18 dicembre;

 

c) Riforma della direttiva sulla “blu card”: schema per migranti altamente qualificati.

 

d) Mobilità: stato della situazione del Labour mobility package.

 

Introducendo la strategia CES in tema migratorio, Lina Carr ha fatto riferimento al documento approvato dalla Confederazione europea dei sindacati lo scorso luglio, ricordando che l’Unione è punto d’arrivo di quasi due milioni di migranti a lungo termine, ogni anno. Ma i flussi oggi sono più eterogenei che in passato e le politiche europee in materia di immigrazione ed asilo avrebbero bisogno di essere maggiormente integrate per adattarsi alla nuova realtà. Al nuovo quadro migratorio, composto da persone che fuggono i conflitti, ma anche da migranti economici che sfuggono situazioni di povertà, la UE sembra non riuscire a rispondere in modo adeguato, inseguendo una logica di sicurezza ed erigendo muri che non risolvono il problema, mentre vengono negati i diritti fondamentali delle persone.  L’alternativa è quella di accordi con Paesi poco democratici, finanziando il soffocamento di diritti civili, come in Turchia, ma anche in Sudan.

 

A livello di solidarietà tra gli Stati Membri, la debacle è rappresentata dall’incapacità di  suddividere gli arrivi dei profughi equamente nell’Unione a 27 (6000 riallocato su 140 mila decisi dalla UE), mentre i Paesi del Sud Europa (Grecia, Italia) sono lasciati da soli ad affrontare da soli una crescente pressione migratoria, destinata a durare per anni. “Serve maggiore coraggio da parte della Commissione, ha detto la Segretaria Carr e percorsi più sicuri per chi ha diritto a chiedere asilo”.

 

L’oratrice ha anche ricordato il tema della migrazione economica e dei “sans papier”, provenienti soprattutto da Africa ed Asia; emergenza che non può essere  affrontata solo con la logica delle espulsioni, ma che deve essere governata nel rispetto dei diritti umani.

 

Successivamente Marco Cilento ha anche ricordato come la migrazione irregolare cada preda del lavoro nero e del caporalato, producendo estesi fenomeni di dumping sociale (in Italia, ma non solo) il tutto aggravato dal perdurare della crisi economica. Fenomeni che, se non governati, sono destinati a produrre maggiore insofferenza e rifiuto sociale da parte delle società ospitanti. Il tutto reso più acuto da campagne mediatiche che fanno leva sulla paura e sul rifiuto delle diversità, per fini squallidamente elettoralistici.

 

Casucci nel suo intervento ha esortato a non dimenticarsi degli immigrati già residenti, spesso danneggiati dalla crisi, che rischiano di perdere – assieme al lavoro – anche il diritto al permesso di soggiorno, e che si trovano di fronte alla triste alternativa di doversene andare o accettare condizioni di grave sfruttamento e lavoro privo di diritti.

 

“Gli stessi richiedenti asilo – ha aggiunto il rappresentante UIL – rischiano di finire nelle mani del caporalato, in quanto vengono abbandonati a se stessi dalle autorità e sono costretti ad accettare dure forme lavorative, nell’economia sommersa”.

 

L’Italia abbonda di leggi contro il lavoro nero, ma ha pochi strumenti di controllo sul terreno, malgrado il lodevole lavoro delle autorità e dello stesso movimento sindacale.

 

Casucci ha raccontato della vertenza aperta in Italia dal movimento sindacale con il Governo, per un allungamento della durata del permesso anche a chi ha perso il lavoro. Le cifre purtroppo sono molto pesanti: secondo dati forniti dal Ministero dell’Interno e da Istat, tra il 2011 ed il 2014 (ultimi disponibili), ben 729 mila permessi di soggiorno non sono stati rinnovati, di cui 324 mila per motivi di lavoro. La crisi economica ha portato il tasso di disoccupazione dei lavoratori e delle lavoratrici immigrati/e a sfiorare il 17% (contro il 12% dei lavoratori/trici  italiani/e), con oltre 500 mila stranieri disoccupati ed 1,2 milioni di inattivi.

 

Ancora: tra il 2007 ed il 2014 oltre 700 mila stranieri hanno abbandonato l’Italia cercando lavoro in altri Paesi o ritornando in Patria.

 

La quota di disoccupati finita nell’imbuto del  lavoro nero non è esattamente conosciuta, ma si valutano in centinaia di migliaia il numero di persone che vanno ad ingrossare le fila dell’economia sommersa, perdendo i diritti contrattuali, la dignità umana e rischiando gravi forme di sfruttamento sotto la costante minaccia dell’espulsione.

 

“Stiamo aspettando – ha concluso l’oratore UIL – di risposte certe ed eque da parte del Governo italiano”.

 

Del lavoro sommerso  si parlerà nel workshop PICUM sui migranti irregolari, che si terrà a Bruxelles il prossimo 21 ottobre.

 

La riunione si è poi soffermata sul tema della riforma della direttiva denominata “carta blu”.  Visto il fallimento di questa direttiva (2009/50/CE), che ha prodotto in tutta Europa solo 14 mila ingressi di lavoratori altamente qualificati, l’80% dei quali in Germania, la Commissione Europea si propone ora di riformarla, rendendola più armonica, più facile da ottenere ed allargando la platea dei possibili aventi diritto.

 

Il tema è stato introdotto alla riunione da Lieven Browers, Policy Officer della DG Home della Commissione europea che ha qualificato la proposta di revisione come “la necessità di rendere più appetibile l’Europa in termine di lavoro altamente qualificato”.

 

La CES ha espresso un giudizio moderatamente positivo sui propositi di riforma. Nel corso del dibattito, comunque, è stato fatto rilevare come i Paesi più interessati alla “blue card” sono quelli a forte attrattività professionale. Mentre esistono altri  Stati (Sud Europa) dove c’è il problema opposto della brain drain, con migliaia di giovani laureati che emigrano per cercare lavoro in altri Paesi. Il fatto che l’Italia abbia approvato solo 2 o 300 pratiche di blue card, la dice lunga sulla necessità di adattare la direttiva ai differenti contesti sociali. Un aspetto criticato da molti, inoltre, è stata la proposta della Commissione di fissare massimali retributivi estranei ai contratti collettivi dei vari paesi interessati.

 

Claude Denagtergal, esperto CES, ha parlato del Labour Mobility Package come di un fantasma. Da mesi la commissione europea sembra aver dimenticato la tematica che riguarda però un numero sempre crescente di lavoratori europei (e non) che si spostano tra Stati membri trovando sempre più difficoltà in termini uso di servizi sociali, ma anche svantaggi fiscali e previdenziali.

 

La CES è a favore di una mobilità libera e giusta per tutti. In condizioni libere ed eque, la mobilità è una grande opportunità per lo sviluppo personale, economico e sociale dei cittadini e dei lavoratori europei. I cittadini e i lavoratori dovrebbero poter trovare un lavoro e vivere una vita dignitosa nei loro paesi e nella comunità. Se decidono di muoversi e viaggiare in uno degli Stati Membri, questo dovrebbe essere fatto liberamente e senza ostacoli. La mobilità non dovrebbe mai essere un obbligo, direttamente o indirettamente, ma questo è ora il caso in molti paesi dell'Europa meridionale e orientale, dove i giovani, in particolare, stanno lasciando le proprie case per trovare un lavoro in Europa o fuori. Diversi ostacoli esistono ancora per i cittadini dell'UE che si spostano in un altro Stato membro, in particolare per motivi di lavoro.  E questo nonostante l'attuale quadro giuridico dell'UE che dovrebbe garantire la libera circolazione dei lavoratori. I lavoratori mobili sono spesso oggetto di discriminazioni o disparità di trattamento in settori quali la sicurezza sociale, le condizioni di lavoro e i salari, l'accesso al welfare e all'istruzione, fiscalità, ecc Lavoratori frontalieri incontrano particolare discriminazione, dal momento che il loro stato non è adeguatamente protetto, riconosciuto o addirittura definita. Violazioni da parte dei datori di lavoro e / o ostacoli illegittimi alla libera circolazione all'interno dell'UE istituito dai governi dovrebbero essere identificati ed eliminati. La libera circolazione all'interno dell'UE e dell'AELS non deve significare pregiudicare i livelli nazionali.

 

Su questa tematica la CES si impegna a intervenire per:

 

a) far rispettare pienamente e migliorare la legislazione comunitaria che consente il movimento libero ed equo e parità di trattamento per i cittadini e lavoratori in mobilità;

 

b) lottare contro le discriminazioni e gli ostacoli che si frappongono a chi si vuole spostare per lavoro;

 

c) rafforzare e coordinare le reti sindacali che forniscono informazioni e assistenza ai cittadini e lavoratori mobili, anche attraverso azioni legali (CSIR, EURES partenariato, sindacali punti di contatto e di uffici, UnionMigrantNet, etc.);

 

d) Appoggiare la partecipazione dei sindacati "in politiche nazionali e comunitarie per garantire il movimento libero ed equo dei lavoratori e dei cittadini”.

 

L’oratrice ha anche informato i presenti della prossima approvazione di una nuova direttiva sul lavoro distaccato.