Immigrazione  - Ivana VERONESE
Migranti, la sfida dello sviluppo si vince solo con l’integrazione
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29/10/2019  | Immigrazione.  

 

L’Organizzazione internazionale delle migrazioni ha presentato un documento ufficiale al Festival delle Diplomazie. Per sottolineare l’intreccio positivo ma inestricabile tra le migrazioni e i processi di inclusione: senza questi ultimi i percorsi di sviluppo sociale ed economico sia per i migranti, sia per le società di accoglienza, hanno vita breve

 

di Marco Ludovico, www.ilsole24ore.it

 

«Può sembrare banale ma ovunque nel mondo le politiche di integrazione e quelle dello sviluppo sono trattate con meccanismi separati». A Roma l’Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni) ha presentato un documento ufficiale al Festival delle Diplomazie. Per sottolineare l’intreccio positivo ma inestricabile tra le migrazioni e i processi di inclusione: senza questi ultimi i percorsi di sviluppo sociale ed economico sia per i migranti, sia per le società di accoglienza, hanno vita breve.

 

Rinnovare i codici di lettura sui migranti

 

Al di là delle semplificazioni riduttive, in questi anni «il governo italiano è stato fondamentale nella promozione di attività volte a supportare la partecipazione attiva dei migranti in ambito socio-economico» spiega Federico Soda, ex direttore dell’ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Oim, agenzia dell’Onu con organizzazione intergovernativa con 173 Stati membri in Italia. Ma non c’è sviluppo senza integrazione. Un processo da costruire fino in fondo.

 

Oltre 128.500 italiani espatriati nel solo 2018: 4 su dieci hanno dai 18 ai 34 anni

 

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I numeri della Banca Mondiale

 

Il documento “Migrazione, Integrazione, Sviluppo-Rafforza l’inclusione per promuovere lo sviluppo” è stato illustrato a Roma al Festival delle Diplomazie presso il Centro Studi Americani. I numeri in ballo soltanto per le rimesse danno l’idea delle dimensioni in gioco. «La Banca Mondiale (2018) stima che nel 2018 le rimesse mondiali si siano attestate a 689 miliardi di dollari, compresi i flussi verso i paesi ad alto reddito, mentre i flussi annuali ufficialmente registrati verso i paesi a basso e medio reddito si sarebbero attestati a 529 miliardi di dollari, superando gli aiuti allo sviluppo».

 

Una “costruzione sociale”

 

Se le migrazioni non sono «una crisi, un’invasione o un problema da risolvere», ma una realtà oggettiva, l’Oim sottolinea come invece debbano essere considerate una «costruzione sociale». Di conseguenza, il legame tra i processi di immigrazione e lo sviluppo non può limitarsi al tema delle rimesse o dell’imprenditorialità nella nazione d’arrivo e in quella d’origine in caso di ritorno. «I migranti non sono necessariamente, né automaticamente, agenti di sviluppo» e «il legame tra migrazione e sviluppo non dipende solo da ciò che i migranti possono fare per lo sviluppo». Anche perchè, sottolinea il documento, le migrazioni influiscono sulle politiche settoriali di una nazione e viceversa.

 

Integrazione, fattore decisivo

 

L’Oim sottolinea come l’Italia «riconosce l’integrazione come parte fondamentale dell’equazione tra migrazione e sviluppo». Nel giugno 2017 l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti lanciò per la prima volta un piano nazionale per l’integrazione. Il suo successore, Matteo Salvini, l’ha messo in quarantena. Adesso sono arrivate le sollecitazioni per rilanciarlo al titolare del Viminale, Luciana Lamorgese. Gli uffici dell’Interno sono già al lavoro.

 

Le tre “E” dell’Oim

 

«L’Italia ha capito da tempo» come sia necessario «un approccio globale» destinato ai migranti sia nei paesi di origine sia nel nostro paese e fondato «sulla strategia delle tre E dell’Oim». Engaging, enabling, empowering: coinvolgimento dei migranti e delle loro comunità nei processi di sviluppo; creazione di condizioni per accrescere il loro potenziale economico, sociale e culturale; sostegno alle comunità transnazionali con formazione, finanziamento e supporto tecnico. Una scommessa difficile ma decisiva. Per superare i molti scenari dove l’integrazione, come la definisce l’Oim, diventa “l’anello mancante” per lo sviluppo globale.