Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 03/07/2018
«Salvare vite umane nel Mediterraneo non è negoziabile»
«Salvare vite umane nel Mediterraneo non è negoziabile»
03/07/2018  | Sindacato.  

 

Roma 3 luglio 2018. - Per la terza volta in 4 giorni assistiamo ad un nuovo naufragio al largo delle coste della Libia. Con l’ultimo rovesciamento di un gommone carico di migranti, donne e bambini compresi, il numero dei morti in mare supera nel 2018 le 1400 unità. Il tutto nel nuovo quadro creato dalla chiusura dei porti italiani e maltesi, la guerra alle ONG e dal più complessivo alzarsi dei ponti levatoi di tutta la «fortezza Europa».

 

I dati del 2018 però sembrano contraddire la frenesia della guerra allo straniero lanciata dal presente Esecutivo. Secondo dati del Viminale, infatti, alla data di oggi sono arrivati in Italia via mare 16.602 migranti (11.415 dalla Libia) e richiedenti asilo, cioè l’80,5% in meno del primo semestre 2017. Ci chiediamo allora se la campagna anti migratoria che campeggia tutti i giorni sui titoli dei giornali e delle reti televisive, risponda ad una legittima esigenza di sicurezza o non piuttosto ad una campagna mediatica..  

 

Il prezzo di questo gioco però lo pagano i migranti: uomini, donne e bambini. E’ un fatto che, da quando Frontex e la Guardia Costiera italiana non si spingono più vicino alla Libia per soccorrere natanti in difficoltà, il numero dei morti stia aumentando in maniera esponenziale.

 

Secondo la normativa internazionale (e la legge del mare), chi è in pericolo, va comunque soccorso e portato nel porto “sicuro” più vicino, condizione che certamente la Libia non offre. Poi dovrebbe essere l’Europa a garantire condizioni di ripartizione equa di migranti e rifugiati: sulla base delle dimensioni dello Stato Membro, del Pil e del lavoro disponibile.

 

Per la UIL, salvare vite umane non è negoziabile. Non è abbandonando la gente in pericolo che si gestiscono i flussi migratori.