I dati diffusi oggi dall´Istat mostrano un lento ma continuo miglioramento del nostro mercato del lavoro.
Rispetto ad un anno fa, abbiamo 190 mila unità di lavoro in più e circa 270 mila persone non più in stato di disoccupazione ed inattività.
I segnali sono quindi incoraggianti analizzando il grezzo dato numerico.
Permangono, però, ancora forti criticità sulla qualità dell’occupazione dipendente generata: a crescere, in valori tendenziali, sono solo posti di lavoro temporanei, con un aumento del 12,4% (oltre 320 mila), a fronte della riduzione di 51 mila posti stabili.
A ciò si aggiunge la continua flessione dell’occupazione nella fascia 35-49 anni che perde circa 250 mila posti di lavoro.
Chiaramente ciò che ci continua a preoccupare maggiormente è l’incessante aumento e la consistenza della temporaneità dell’occupazione dipendente (1 lavoratore a termine ogni 5 a tempo indeterminato).
L’instabilità lavorativa porta con sé anche un’instabilità economico-produttiva, oltre che sociale.
Instabilità che è alimentata dal crescere di un’economia che, alimentata da forme rapidissime e tecnologicamente avanzate di connessione tra consumo e produzione, crea nuovi “lavori” fuori dalle attuali regolazioni contrattuali e giuridiche.
Su tale tema occorre adoperarsi in fretta e di più, perché non si raggiunge un buon mercato del lavoro attraverso il solo aumento numerico degli occupati, bensì con un incremento della buona e stabile occupazione.
Roma, 2 maggio 2018