Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 02/05/2018
ILO: Oltre il 61 per cento dei lavoratori nel mondo opera nell’economia informale
ILO: Oltre il 61 per cento dei lavoratori nel mondo opera nell’economia informale
02/05/2018  | Immigrazione.  

 

Secondo il nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), ci sono 2 miliardi di persone nel mondo che lavorano nell’economia informale. La maggior parte di loro vive e lavora nei paesi ad economia emergente e in quelli in via di sviluppo. Molti di questi lavoratori e lavoratrici non sono coperti da protezione sociale, non beneficiano di diritti sul lavoro e non godono di condizioni di lavoro dignitose.

 

GINEVRA, 01 maggio 2018 (www.ilo.org/global/lang--en/index.htm) - Secondo un nuovo rapporto dell’ILO, ci sono due miliardi di persone nel mondo - oltre il 61 per cento di tutti i lavoratori - che lavorano nell’economia informale. Il rapporto evidenzia che la transizione verso l’economia formale è necessaria per realizzare il lavoro dignitoso per tutti.

 

La terza edizione del rapporto Women and men in the informal economy: A statistical picture (“Donne e uomini nell’economia informale: Un quadro statistico”) fornisce delle stime comparabili sulle dimensioni dell’economia informale in oltre 100 paesi.

 

Secondo il rapporto, la metà dei lavoratori in tutto il mondo lavora nell’economia informale. In Africa, l’85,8 per cento del lavoro è informale. La percentuale è del 68,2 per cento in Asia e Pacifico, del 68,6 per cento negli Stati arabi, del 40 per cento nelle Americhe e del 25,1 per cento in Europa e Asia centrale.

 

Il rapporto dell’ILO indica che il 93 per cento dell’occupazione informale mondiale si trova nei paesi ad economia emergente e in quelli in via di sviluppo. I lavoratori informali sono più numerosi delle lavoratrici (rispettivamente 63 e 58,1 per cento). Sui due miliardi di lavoratori informali, le donne sono poco più di 740 milioni. Esse sono più esposte al lavoro informale nella maggior parte dei paesi a basso e medio reddito e si trovano spesso nelle situazioni più vulnerabili.

 

Il livello d’istruzione è un fattore chiave che influisce sul livello di informalità. Secondo il rapporto, l’informalità diminuisce all’aumentare del livello d’istruzione. Le persone che hanno completato gli studi secondari e terziari hanno meno probabilità di lavorare nell’economia informale rispetto ai lavoratori che non hanno completato la scuola primaria o a quelli senza istruzione.

 

Le persone che vivono nelle aree rurali hanno una probabilità quasi doppia di lavorare nell’economia informale. L’agricoltura è il settore con il più alto livello di occupazione informale. Oltre il 90 per cento dei lavoratori del settore dell’agricoltura sono informali.

 

Due degli autori del rapporto, Florence Bonnet e Vicky Leung, sottolineano che, sebbene non tutti i lavoratori informali siano poveri, la povertà è al contempo causa e conseguenza dell’informalità. “Il rapporto dimostra che i poveri hanno dei tassi d’informalità più alti e che la povertà è prevalente tra i lavoratori nell’economia informale”, ha affermato Vicky Leung.

 

Florence Bonnet ha sottolineato che “c’è un bisogno urgente di combattere l’informalità. Per centinaia di milioni di lavoratori, informalità è sinonimo di assenza di diritti, protezione sociale e condizioni di lavoro dignitose. Per le imprese l’informalità corrisponde a scarsa produttività e  accesso ai finanziamenti. I dati e la conoscenza del fenomeno sono cruciali per la programmazione di politiche appropriate alla diversità delle situazioni e dei bisogni”.

 

“L’alta incidenza di informalità in tutte le sue forme ha molteplici conseguenze negative per i lavoratori, le imprese e le società e costituisce una sfida per la realizzazione del lavoro dignitoso e dello sviluppo sostenibile”

 

Rafael Diez de Medina, Direttore del Dipartimento sulle statistiche del lavoro dell’ILO

 

Il rapporto richiama la Raccomandazione dell’ILO (n. 204) del 2015 sulla transizione dall’economia informale all’economia formale, e l’Obiettivo 8 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che include un indicatore statistico specifico sull’occupazione informale (8.3.1) come strumento di misurazione del raggiungimento degli Obiettivi sullo sviluppo sostenibile. In particolare, la Raccomandazione sottolinea l’urgenza di facilitare la transizione dei lavoratori e delle unità economiche verso l’economia formale, promuovere la creazione di imprese sostenibili e di lavoro dignitoso nell’economia formale e prevenire l’informalità del lavoro nell’economia formale.

 

“L’alta incidenza di informalità in tutte le sue forme ha molteplici conseguenze negative per i lavoratori, le imprese e le società e costituisce una sfida per la realizzazione del lavoro dignitoso e dello sviluppo sostenibile e inclusivo per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Riuscire a misurare questa importante dimensione, inclusa negli indicatori degli Obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, segna un passo in avanti verso la loro attuazione. Ciò è reso possibile grazie alla disponibilità di dati comparabili in diversi paesi”, ha affermato Rafael Diez de Medina, direttore del Dipartimento sulle statistiche del lavoro dell’ILO.