Alessandra ALDINI: comunicato Stampa del 17/05/2016
Dettagli
Dettagli
17/05/2016  | Rapporti con le ONG.  

 

Oggi non vi racconterò il dramma dei migranti in Grecia, senza acqua, né vestiti puliti. Dei bambini sudici, che giocano con le lamiere perché non hanno giochi e che non possono andare a scuola. Non vi racconterò delle donne incinte con i propri figli di pochi mesi in braccio che non possono lavarsi quotidianamente. Dei ragazzi a cui è negata l’istruzione, la musica e la gioia di divertirsi. Degli anziani costretti a vivere come reietti lontani dalla loro terra che tanto amano. Dei commercianti, dottori ed ingegneri costretti a lasciare tutto. Non vi racconterò dei malati sulla sedia a rotelle che non immaginano neppure che in Europa si parli di barriere architettoniche. Delle bisce nei campi e della sporcizia, del cibo che offre sempre patate e poco altro.

Tutti sappiamo e tutti dovremo renderne conto alla storia.

 

Vi parlerò della loro romantica reazione a tutto ciò. Non si rassegnano ad essere considerati come animali e faticosamente mettono in piedi azioni quotidiane che li riconducono alla vita e alla quotidianità.

Non tutti i luoghi sono identici.

Ce ne sono di interessanti anche dal punto di vista sociale.  Ad Atene, al City Plaza Hotel, la sperimentazione del cohousing va a meraviglia. Sette piani e circa 700 persone provenienti da Siria, Afghanistan, Iran e Iraq e di etnie differenti: curdi siriani, curdi iracheni, yazidi iracheni e siriani, tagik afghani.

Sciiti, Sunniti, Cristiani convivono pacificamente.

Certo non sempre tutto fila liscio perché essere in molti in uno stesso luogo da cui comunque non si può scappare, rende le cose più complicate.

 

Ecco che allora giri l’angolo e trovi il parrucchiere che per tutto il giorno non fa che sistemare barbe e tagliare capelli. Che fortuna, è bravissimo! E’ fuggito dalla Siria ma ha ritrovato l’agilità delle sue mani. Si fa la fila per ore, insieme, per ottenere il suo aiuto.

 

C’è un salotto dove si organizzano le attività. All’entrata si scaricano sacchi di patate, pasta e verdure in fila indiana ed i più giovani giocano e partecipano al lavoro che diventa la loro distrazione ed il loro sentirsi vivi.

 

C’è lo spazio scuola/giochi per i bimbi dove un piccolo apprendista dottore di dodici anni, con tanto di camice candido come la neve, gira indisturbato qua e là. 

 

Anche noi decidiamo di giocare insegnando ai piccoli la “Ola” che tanto si usa nei campi di calcio. La piccola curda che ci aiuta ad organizzare, rincorre gli adulti per far spiegare ai loro piccoli, parlando la stessa lingua, in cosa consiste il gioco. Alla fine siriani, afghani e iracheni, tutti insieme, si muovono in un’onda che avvolge il Plaza.

 

In quell’hotel occupato il mondo ci appare certamente migliore.

 

 

Alessandra Aldini