Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 03/12/2014
Famiglie sfrattate occupano le case destinate ai rom: tensione a Torino
Famiglie sfrattate occupano le case destinate ai rom: tensione a Torino
03/12/2014  | Sindacato.  

 

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TORINO, 02 dicembre 2014  - A quanto pare, anche stavolta lo strappo è in via di ricucitura: ma nelle periferie di Torino, ormai, l’eventualità di una guerra tra poveri appare sempre meno remota. A finirci in mezzo, stavolta, un gruppo di famiglie italiane del quartiere Le Vallette, nella zona nord ovest della città: sfrattati dalle rispettive abitazioni, da tempo vivevano tra automobili e sistemazioni di fortuna; tra loro, oltre a tre bambini, anche un anziano dializzato. Così, domenica scorsa, il gruppo ha occupato gli alloggi destinati ad accogliere i rom della zona, nell’ambito di un progetto europeo per il superamento di campi e insediamenti: il tutto, a nemmeno 24 ore di distanza dalla manifestazione organizzata da comitati cittadini e Forza nuova per chiedere lo sgombero dei rom di via Artom, quartiere Mirafiori.

 

Assieme agli occupanti, ancora una volta, c’era Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale, già promotore di una serie di iniziative per lo sgombero dei rifugiati presenti nel complesso dell’ex Moi. Secondo una notizia circolata inizialmente, sarebbe stato lui ad accompagnare gli sfrattati nella struttura di via Treves 7; Marrone smentisce categoricamente, ma ora chiede che gli alloggi vengano destinati esclusivamente ai nuclei familiari italiani. “È inaccettabile - dichiara - che le famiglie italiane sfrattate vengano smembrate tra dormitori maschili e femminili, minori in comunità e anziani abbandonati a loro stessi, mentre agli zingari tutto è dovuto. Alle cooperative pro-rom, il comune chiede 100 euro annuali di canone per un’intera struttura da 25 posti; mentre nei social housing destinati agli Italiani chiedono più di 300 euro al mese per un bilocale, dietro garanzia minima di una busta paga da mille euro mensili. Una vergogna inaccettabile che sta infiammando le periferie torinesi”.

 

A quanto pare, però, non è esattamente così che starebbero le cose. La struttura di via Treves, concessa dal comune in capitolato d’appalto alla cooperativa SelaRom, era destinata in realtà proprio a un progetto di co-housing tra nuclei familiari rom e residenti colpiti dall’emergenza casa: sul punto, l’Associazione italiana zingari oggi (Aizo Onlus) è al lavoro per trovare una mediazione con il comune, in modo che gli occupanti non vengano sgomberati e le famiglie rom non siano costrette a restar fuori. “Ieri mattina - spiega Carla Osella, presidente Aizo - abbiamo incontrato gli occupanti per proporre loro questa soluzione. In quel momento, due dei nuclei familiari si stavano preparando ad andar via spontaneamente; mentre gli altri, una famiglia con bambini e i loro genitori anziani, si sono detti favorevoli a un compromesso di questo tipo”.

 

Anche il comune avrebbe dato la sua disponibilità a tentare questa strada: “Per noi - spiegano dall’assessorato alla Casa - i poveri sono poveri, non importa da dove provengano. Ma resta da verificare l’effettiva compatibilità con i requisiti d’accesso per quel progetto abitativo”. Proprio qui, però, potrebbe nascondersi un altro ostacolo; perché, spiega Marrone “due di quelle famiglie si erano già viste negare l’alloggio d’emergenza per un puntiglio burocratico, dal momento che lavoravano in nero e non era possibile verificarne la fascia di reddito”. Comunque vada a finire, però, passata l’emergenza rimarrà da capire come sia possibile che un uomo di 70 anni, in dialisi e con un’invalidità del cento per cento, si sia ritrovato a non avere altra alternativa che passare le notti in macchina. (ams)