Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 24/11/2014
Rimesse estere, adesso è boom per gli italiani
Rimesse estere, adesso è boom per gli italiani
24/11/2014  | Sindacato.  

 

larepubblicait

 

Mentre i versamenti dei lavoratori esteri verso i Paesi di origine diminuiscono a causa della crisi economica aumentano quelli che hanno come destinazione il Belpaese.

 

Veronica Ulivieri, http://www.repubblica.it/

 

Milano, 24 novembre 2014 -  Hanno raggiunto un miliardo di dollari nel 1969 per poi diminuire, ma negli ultimi anni hanno ricominciato a crescere, passando da 413 milioni di euro nel 2009 a 486 nel 2012 (+18%). Mentre le rimesse dei lavoratori stranieri verso i Paesi di origine diminuiscono a causa della crisi economica (-20% nel 2013), aumentano quelle che hanno come destinazione l'Italia. Un'inversione di tendenza dietro alla quale c'è sicuramente la fuga dei cervelli nostrani all'estero: solo l'anno scorso, il numero degli italiani partiti ha sfiorato quota 100mila, per un totale di quasi 4,5 milioni di cittadini residenti oltreconfine. I Paesi da cui arrivano la maggior parte delle rimesse inbound sono le destinazioni più frequenti dei talenti in fuga dall'Italia: Stati Uniti, seguiti da Gran Bretagna, Francia, Germania e Svizzera. All'origine del cambio di trend, tuttavia, c'è anche altro. Secondo Western Union, leader mondiale nei servizi di trasferimento di denaro, a incidere sono stati gli spostamenti dei migranti stranieri in Italia, che si sono ora trasferiti in altri stati europei in cerca di migliori opportunità, ma le cui famiglie sono rimaste nel nostro Paese. Maggiormente colpiti dalla crisi rispetto agli italiani, solo nel 2011, secondo la Fondazione ISMU, 200 mila cittadini stranieri hanno lasciato la penisola. Di fronte a questi cambiamenti nei flussi, le rimesse rimangono un comportamento costante, mantenuto nonostante gli spostamenti e piano piano associato anche all'accesso ad altri servizi finanziari. E spesso sono gli operatori di money transfer ad accompagnare i migranti verso una maggiore inclusione finanziaria: il primo passo sono i trasferimenti di denaro, a cui si associano poi servizi più sofisticati o collegati ad altri strumenti di pagamento e risparmio. «Quando un immigrato arriva in un nuovo Paese, la ricerca di un lavoro diventa la sua priorità, in modo da poter così iniziare a inviare denaro nel luogo d’origine e aiutare le famiglie rimaste in patria. Ma, una volta stabilizzata la sua situazione, nascono bisogni finanziari più complessi, come la possibilità di risparmiare denaro, effettuare pagamenti elettronici, farsi accreditare lo stipendio, e quindi, la necessità di aprire un conto corrente o entrare in possesso di una carta prepagata diventa realtà», spiegano da Western Union. Un processo di finanziarizzazione in rapida crescita tra i lavoratori stranieri in Italia: i migranti che hanno un conto in banca da più di cinque anni, infatti, sono passati dal 22% al 34% tra il 2011 e il 2012. Secondo il Centro studi di Politica internazionale, i titolari di un conto corrente oggi sono in tutto 2 milioni, a cui si aggiungono gli altri 800 mila possessori di una carta prepagata o di un conto on line, mentre 2 milioni sono ancora esclusi da questi servizi. E l'inclusione finanziaria interessa anche coloro che ricevono le rimesse. Il 15 % delle transazioni, infatti, è diretto su un conto bancario: denaro destinato non solo ai bisogni a breve termine, ma anche al risparmio. Solo l'anno scorso, il numero degli italiani partiti ha sfiorato quota 100mila, per un totale di quasi 4,5 milioni di cittadini