MOBBING&STALKING  - Alessandra MENELAO
Università di Tor Vergata a Roma: doppio libretto a persone transessuali
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10/02/2017  Mobbing&Stalking.  

 

 

L’associazione «Tgenus»; già attiva dal 2014 a Taranto e da un anno sul territorio di Roma; grazie ai Centri di Ascolto Mobbing & Stalking contro tutte le violenze della UIL e alla UIL RUA, è riuscita a fare approvare il regolamento relativo al “secondo libretto” a tutela degli studenti in transizione di genere.

 

Come protagonisti ci sono: una ragazza coraggiosa, l’associazione Tgenus , la UIL  e l’Università di Tor Vergata a Roma

 

Questa ragazza nata in un corpo maschile, si è sempre sentita donna già dalla primissima infanzia. Si è quindi rivolta alla nostra associazione per chiedere consigli e aiuti su come affrontare la vita universitaria. Ci siamo attivati e, grazie al Servizio Mobbing&Stalking della UIL, assieme alla UIL RUA, siamo riusciti ad accedere al protocollo (già esistente ma mai attivato) del secondo libretto.

 

Vogliamo sottolineare che è stato il primo emesso dall’Università e che cambierà la vita di questa ragazza, che sarà libera di non dover raccontare la sua storia ai professori e compagni di studio. Da una parte ci sarà il libretto «legale», con il suo nome anagrafico, visibile solo alla segreteria; dall’altra quello «pubblico», da mostrare a professori e compagni, che riporta invece il nome d’adozione corrispondente all’aspetto fisico. Per lei è fondamentale, ogni volta che affronterà una prova scritta o orale non si troverà umiliazioni, risate, prese in giro e sguardi inquisitori.

 

Questa è una grande vittoria per lei e per noi. Una grande vittoria che ci permette di iniziare a rimettere al centro la dignità di ogni persona umana.

 

Ognuno di noi è libero di essere se stesso/se stessa indipendentemente da stereotipi e/o imposizioni.

 

Questo protocollo garantirà agli studenti transgender di studiare e vivere in un ambiente sereno, nel quale sono rispettati i diritti fondamentali e le libertà inviolabili della persona, dato che in diversi altri atenei le azioni più banali diventano motivo di imbarazzo e umiliazione: sostenere gli esami, rispondere agli appelli, ma anche prendere in presto dei libri dalla biblioteca si trasformano in “continue violazioni della privacy, durante le quali gli studenti e le studentesse sono costantemente costretti a giustificare il cambio di nome ed il proprio aspetto».