IL LAVORO IRREGOLARE  - Guglielmo Loy
Un bilancio di 10 anni attraverso l'analisi dell'attività ispettiva
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22/10/2016  Sindacato.  

 

 

Il fenomeno del lavoro “non regolare”, “irregolare” o “in nero” è notoriamente una condizione patologica che caratterizza il nostro Paese. È in piena e inevitabile sintonia con il più vasto tema dell’economia sommersa o irregolare che, stando agli ultimi dati dell’Istat, riferiti all’anno 2014, vale 211 miliardi di euro. L’economia sommersa da lavoro irregolare vale 77,2 miliardi di euro (con un’incidenza del 36,5%), in crescita anno dopo anno.

 

In una realtà, come quella italiana, dove i margini di intervento pubblico a sostegno dell’economia, del welfare e degli investimenti, sono limitatissimi, causa i vincoli europei e l’alto debito pubblico, è doppiamente delittuoso che si consideri come una fatalità convivere con “il non rispetto delle regole nel mondo del lavoro”. Doppiamente sia per i danni all’intero sistema economico e sociale sia, e ancor più grave, per il danno alle persone colpite in termini di reddito, tutele sociali e, soprattutto, perdita di dignità.

 

Non è sufficiente la considerazione che il relativamente basso tasso di occupazione del nostro Paese (circa il 57%) non fotografi la reale condizione del lavoro, in quanto decine o centinaia di migliaia di persone hanno un reddito da attività non “registrata”. Pur essendo fondata questa obiezione, non risponde al tema che vede profondamente connesse le questioni del lavoro, del reddito, del contributo tramite prelievo fiscale alla vita di un Paese, delle prestazioni sociali durante e dopo il percorso lavorativo. Quindi, come accennato, un danno alle persone ed un danno all’intero sistema del welfare e della coesione sociale.

 

 

Roma 22/10/2016