La ripresina dell’occupazione a marzo è un piccolo segnale di speranza, dopo gli alti e bassi dei mesi precedenti. Tuttavia, prima di tirare un sospiro di sollievo, è bene attendere poiché siamo in presenza di mesi in cui è ancora forte l’effetto “metadone” della decontribuzione del 2015 (in particolare a dicembre).
I dati campionari diffusi oggi dall’Istat fotografano staticamente una situazione dell’occupazione a marzo e non l’andamento reale del mercato del lavoro. Seppur letti positivamente, quindi, potrebbero nascondere un’amara verità: il riemergere del lavoro fragile e discontinuo.
Infatti, al contrario, l’osservatorio Inps segnala, nei primi mesi del 2016, una decrescita delle assunzioni stabili presumibilmente dovuta alla consistente riduzione dello sgravio contributivo.
Questo fenomeno si integra con il leggero incremento dei contratti a termine, del lavoro autonomo testimoniato anche dalla ripresa quantitativa dell’apertura delle partite Iva individuali (+21% a Gennaio e + 23% a Febbraio) e dall’ancora alto uso dei voucher (26 milioni venduti nei primi mesi del 2016).
Quindi, la scarsa domanda di lavoro,insufficiente sia in termini quantitativi che qualitativi, è dovuta alla bassissima crescita economica, testimoniata dalla sostanziale “deflazione” fotografata dalla stessa Istat ed è su questo che la politica deve rapidamente intervenire.
29 Aprile 2016