Riforma Pubblica Amministrazione  - Antonio FOCCILLO
Foccillo: Nessun confronto con le organizzazioni sindacali. Chiediamo al Parlamento di ascoltarci
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24/03/2015  Pubblico_Impiego.  

 

 

 

DICHIARAZIONE DI ANTONIO FOCCILLO, SEGRETARIO CONFEDERALE UIL

 

 

Riprende la discussione al Senato sulla presunta riforma della pubblica amministrazione, senza nessun confronto con le organizzazioni sindacali.

 

Si parla di licenziamenti per i dirigenti, si propongono corsi-concorsi o concorsi -  dimenticandosi che si è giù svolto un concorso pubblico -  e, addirittura per legge, si stabiliscono le retribuzioni e le percentuali d'incidenza sulle retribuzioni di posizione e di risultato.  Inoltre, si parla di superamento degli automatismi e di progressione in base al merito. Tutte materie contrattuali che andrebbero regolate nella contrattazione fra le parti.

 

È bene ricordare che il merito, la valutazione e la perdita del salario accessorio, se i dirigenti fossero stati valutati negativamente, erano contenuti già nel primo e unico contratto dei dirigenti firmato qualche anno fa, proprio quando i dirigenti erano inseriti in un ruolo unico.

 

Singolare, poi, l'eliminazione dei segretari comunali, unica figura di controllo rimasta negli enti locali per verificare la legittimità degli atti.

 

Infine, non sappiamo, se sarà inserita nello stesso provvedimento la misura per l'eliminazione del corpo nazionale delle guardie forestali, unico baluardo contro le eco mafie.

 

Siamo fortemente contrari a queste misure contenute nel provvedimento autoreferenziale del governo e chiediamo al Parlamento di ascoltarci perché abbiamo proposte in merito che vorremo illustrare, in modo da garantire la democrazia partecipata che la nostra Costituzione tutela.

 

Si può essere, come dice il premier, decisionisti, ma la democrazia costituzionale pone pesi e contrappesi, proprio per evitare un uomo solo al comando e per questo stabilisce strumenti (scelta dei propri rappresentanti, partiti e sindacati) per far partecipare i cittadini alla vita del Paese.

 

Non vorremo che si ripetesse la brutta esperienza delle province e dei loro lavoratori, senza un futuro certo e senza prospettive concrete.    

 

 

Roma, 24 marzo 2015