IL RAPPORTO ''G20 LABOUR MARKET''  - Guglielmo Loy
Loy: Il rapporto fotografa in tutta la sua drammaticità il mercato del lavoro
Tra i vari fattori che minacciano la ripresa economica, anche la bassa qualità del lavoro
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09/09/2014  Sindacato.  

 

 

DICHIARAZIONE DI GUGLIELMO LOY – SEGRETARIO CONFEDERALE UIL

 

 

Il Rapporto “G20 Labour Market”, elaborato in vista del prossimo G20, fotografa, in tutta la sua drammaticità, il mercato del lavoro.

 

Tra i vari fattori che minacciano la ripresa economica, anche la bassa qualità del lavoro. E il nostro Paese non ne è esente, visto che i dati mostrano l’ 80% di avviamenti con contratti di lavoro flessibili e, spesso, al limite della precarietà.

 

Per poter investire nello sviluppo occorre puntare, in primis, nel capitale umano. Investimenti che non avranno vita futura se prodotti con innalzamenti di tetti dei voucher o con una continua flessibilità/insicurezza lavorativa.

 

Sul tema della mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani, oltre a rimettere mano a un surplus di incentivi che si sovrappongono senza effetti positivi in termini di nuova occupazione, occorrerebbe rendere realmente efficiente il sistema di incontro domanda-offerta, logicamente in concomitanza con una seria politica di sviluppo economico e industriale.

 

Di flessibilità il nostro ordinamento è strapieno. Serve realmente “superare”, con un nuovo e ancora non ben definito contratto a tutele crescenti, l’art. 18? E’ evidente che questa nuova tipologia potrà avere un effetto positivo solo se si supererà l’eccesso di flessibilità/precarietà provocato, anche, dalla liberalizzazione di contratti a termine. Ma è realmente “bloccato” il nostro mercato del lavoro visto che, in questi anni, 900.000 persone sono state licenziate dalle imprese? O piuttosto, deve preoccupare  l’imperterrita ricerca di soluzioni che rendano “totalmente libere” le aziende, a tutto scapito della sicurezza lavorativa-sociale ed economica del lavoratore?

 

Se questo è l’impianto verso cui si dirige il disegno di legge delega le preoccupazioni espresse, anche dall’Ocse e dall’Ilo, rischiano di trasformarsi in vero e proprio allarme.

 

 

Roma, 9 settembre 2014