ISTAT  - Ivana VERONESE
Veronese: tra i più colpiti, giovani, precari e donne
Rafforzare le politiche attive e far ripartire il motore dell'occupazione
62098545_188915502049260_2390229199500607488_n.jpg
30/07/2020  Occupazione.  

 

 

La febbre del malato è, purtroppo, molto alta. Il nostro mercato del lavoro ha perso nel II trimestre di quest’anno 460 mila occupati rispetto al trimestre precedente, di cui 46 mila a giugno.

 

E non stiamo parlando di coloro che hanno una qualche forma di ammortizzatore sociale che ha permesso il mantenimento del posto di lavoro durante i primi mesi di emergenza Covid, o di coloro che grazie ad un utilizzo forse “impreciso”, ma sicuramente efficace negli effetti, dello smart working, continua ad avere un lavoro assicurato. No, non sono loro ad aver perso un lavoro, bensì, e soprattutto, le lavoratrici ed i lavoratori con posti precari, instabili, che alla scadenza sono stati mandati a casa senza se e senza ma.

 

Si perché il 65,8% del calo occupazionale che si è registrato in 3 mesi, ha riguardato il lavoro subordinato con contratto a termine (-302 mila unità).

 

E occorre anche sottolineare come il 58,6% degli occupati che per effetto del Covid-19 hanno perso il lavoro, si concentri nelle fasce più deboli e vulnerabili dell’occupazione, quale è quella dei giovani tra i 15 e 34 anni (-269 mila).

 

Non è migliore la situazione dell’occupazione femminile che ha subito una perdita del 2,1%, contribuendo ad aumentare lo strutturale, e mai risolto, divario di genere.

 

Ed allora, davanti a questa situazione, è inutile lambiccarsi il cervello alla ricerca della medicina perfetta, poiché in un momento di estrema emergenza occorre agire con misure emergenziali ed immediate che sono già in campo e che attendono solo di essere prorogate fino a fine anno: cassa integrazione, blocco dei licenziamenti e proroghe e rinnovi acausali dei contratti a termine.

 

Ma ciò non basta. C’è necessità di rafforzare da subito le politiche attive per preparare tutte le lavoratrici ed i lavoratori, e chi un lavoro oggi non lo ha, ad una riqualificazione ed inclusione che punti anche alla digitalizzazione. E per far ripartire un motore che oggi è fermo, occorre spendere bene e celermente, le risorse dei Fondi Europei.

 

Queste le richieste che continueremo ad avanzare al Governo per curare e far ripartire il lavoro ed il Paese.

 

 

Roma, 30 luglio 2020