Bisogna evitare che i dati positivi sulla crescita del Sud registrati dalla Svimez per il 2015 rappresentino solo una parentesi. Condividiamo, dunque, la sfida lanciata con l’annuale Rapporto sull’economia del Mezzogiorno: non si può lasciare che questa performance conservi i caratteri di eccezionalità.
D’altro canto, che siamo di fronte solo a una boccata di ossigeno è evidente dagli stessi dati puntuali e dettagliati riportati dalle Anticipazioni della Svimez: un aumento del Pil di un punto percentuale non compensa di certo i 12,3 punti persi dal Mezzogiorno negli anni della crisi. Analogo ragionamento vale anche per i livelli occupazionali che, se salgono dell’1,6% nel 2015, fanno registrare ancora un deficit di mezzo milione di occupati rispetto alla fase precrisi.
Non c’è alternativa: il Sud, così come il Paese, ha bisogno di un rilancio vero della domanda interna e, soprattutto, di investimenti. Nel 2015 questi ultimi sono cresciuti dello 0,8%, ma nell’arco temporale 2008-2015 sono diminuiti del 40,9%. Il Governo dice che sono pronte risorse importanti per la crescita del Sud: è un fatto positivo, ci auguriamo che vengano investite presto e bene.
Il punto, però, è sempre lo stesso: bisogna attuare una strategia di investimenti strutturali, in una logica complessiva di attrattività del territorio. La Uil è pronta a fare la propria parte offrendo flessibilità, contrattata e a tempo determinato, di salario, orario e organizzazione del lavoro per favorire nuovi insediamenti produttivi. Su queste basi, avviamo, subito, un confronto tra parti sociali e Istituzioni nazionali e locali per un’autentica riforma delle politiche per il Mezzogiorno e per la crescita del Paese.
Roma, 28 luglio 2016